Dalle forniture di gas al mancato import-export: quali danni in arrivo per la crescita economica
Commenti: 0
war in ucraine
GTRES

Il meglio che ci possiamo aspettare è un aumento consistente e prolungato di bollette dell’energia e dei prezzi dei beni di consumo. Il peggio, meglio non nominarlo nemmeno. L’Europa ha deciso per le sanzioni alla Russia, in risposta alla guerra in Ucraina decisa da Putin. Vediamo quindi quali possono essere le conseguenze, almeno sul fronte economico, per Italia ed Europa.

Quali sono le sanzioni alla Russia

Le sanzioni comminate alla Russia, ha spiegato Ursula von der Leyen, colpiscono il 70 per cento del sistema bancario e finanziario russo, in particolare banche e istituti di credito, società statali e i patrimoni degli oligarchi che formano la corte di Putin, oltre che dello stesso Putin. Tra le altre cose, sono stati vietati nuovi depositi da parte di cittadini russi nelle banche Ue.

E' ancora all'esame la possibile cancellazione della Russia dal sistema SWIFT, che sostanzialmente regola le comunicazioni interbancarie di tutto il mondo garantendo la possibilità di effettuare operazioni finanziarie. Una mossa del genere taglierebbe fuori la Russia dalla finanza mondiale. Italia e Germania si erano opposte, come anche Cipro, che sulla finanza russa fonda la propria fortuna. Da quanto si apprende ora, di fronte alla recrudescenza degli attacchi russi alla capitale ucraina Kiev, il presidente Draghi sarebbe invece favorevole all'inasprimento delle sanzioni, come anche il governo di Cipro.

Limitate poi le possibilità di commerciare in valuta estera (prevalentemente euro e dollaro) e di esportare tecnologia con applicazione militare oltre che civile. A questo si unisce anche il Giappone, che ha sospeso la fornitura di conduttori e semiconduttori. Colpito anche il settore dell’energia, anche se non è coinvolta direttamente la fornitura del gas all’Europa. È stato vietato il commercio di attrezzature per la raffinazione del petrolio. Sotto il profilo dei trasporti, si è bloccata l’esportazione di aeromobili e relative componenti e attrezzature. Sospesi anche i visti per i russi con passaporti diplomatici.

Le conseguenze economiche delle sanzioni alla Russia

Naturalmente ci auguriamo tutti che la durata di queste sanzioni sia breve e che presto si trovi una soluzione alternativa. Tuttavia, se la situazione dovesse protrarsi, le conseguenze delle sanzioni alla Russia sull’economia europea, e italiana in particolare, sarebbero molteplici.

Il blocco dei depositi di capitali e passaporti russi ha l’ovvia conseguenza di togliere risorse finanziarie ai Paesi europei, e di far dire addio a tutto quanto è legato a turismo e acquisti di beni di lusso da parte dei ricchi russi che fino alla scorsa settimana amavano fare shopping in Occidente.

In generale ad essere a rischio, per il nostro Paese, sono circa 300 aziende coinvolte in interscambi con la Russia che solo nel 2021 hanno superato i 4 miliardi di euro. L’Italia, secondo elaborazioni dell’agenzia Ice su dati Istat, in tutto esporta 7 miliardi l’anno di prodotti verso la Russia e ne importa 12,6 miliardi tra gas e materie prime, in particolare siderurgche. E non dimentichiamo che, indirettamente, anche l’Ucraina smetterà di esportare la materia prima che per l’Italia della pasta è basilare: il grano, di cui importiamo almeno 120 milioni di kg all’anno (oltre ai 100 milioni importati dalla Russia)

L’interrompersi di questo sodalizio significa due cose: aumenti del costo dell’energia e difficoltà ulteriore per la produzione di beni di consumo, con conseguente impennata dei prezzi: in bolletta, al supermercato, ovunque. Aspettiamoci quindi quantomeno una primavera pesante per i nostri portafogli. Anche se, sottolineiamo, alla fine della storia dovremo essere grati se saranno solo queste le conseguenze peggiori che dovremo fronteggiare.

Sanzioni alla Russia e crescita economica 

"Le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l'impatto sulla nostra economia". Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso dell'informativa urgente alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina. E' infatti indubbio che la situazione si ripercuoterà sulla crescita economica, appena in ripresa dopo la pandemia.

Se poi per la Russia il danno economico è facilmente quantificabile, parliamo di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno di mancati guadagni, sono invece da valutare quali saranno gli effetti della nuova impennata dei prezzi di petrolio e gas sulla crescita europea. Secondo Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR, “le imprese dell’Eurozona, che nel 2021 hanno dovuto fare i conti con una bolletta energetica più che raddoppiata rispetto al 2020, difficilmente riusciranno ad assorbire un’ulteriore fiammata. Data la loro forte vocazione all’export, un eventuale scarico dei maggiori costi sui prezzi finali comporterebbe una notevole perdita di competitività. D’altro canto, però, assorbire interamente gli aumenti rischia di erodere i margini mettendo a repentaglio la solidità finanziaria delle imprese”.

A questo punto, aggiunge Mauri Brusa, c’è molta attesa anche per le reazioni delle principali Banche Centrali: “Se da un lato l’aumento dei prezzi delle materie prime alimenterà ulteriormente le spinte inflazionistiche, dall’altro una stretta monetaria aggressiva diventa sempre meno probabile in una situazione di mercato già fortemente condizionata. Se la crisi dovesse protrarsi a lungo, un impatto negativo sulla crescita economica, in particolare dell’Eurozona, sarà inevitabile”.

Gas russo: le alternative per l’Europa

Il più pesante problema legato alla guerra in Ucraina è sicuramente quello della fornitura di gas russo all’Europa, divenuto fondamentale soprattutto dopo la denuclearizzazione di diversi Paesi Ue, tra cui l’Italia. Il nostro Paese oltretutto ha tagliato da anni la produzione di energia fossile da fonti proprie (disporremmo di 350 miliardi di metri cubi di gas e di 1,8 miliardi di barili di petrolio nei giacimenti sparsi per il Paese), divenendo ancora più dipendente dall’estero, e dalla Russia in particolare, in questo senso.

Tuttavia, l’Italia e l’Europa potrebbero avere delle alternative nel caso in cui l’inasprimento delle relazioni tra Europa e Russia portasse quest’ultima a deviare i flussi di gas verso la Cina. Secondo Natixis, infatti, un reindirizzamento verso luoghi di esportazione alternativi da parte della Russia era già in atto, vista la “decarbonizzazione” dell’Ue, anche se dal 2020 l’Europa acquisisce oltre l’83 per cento della produzione di Gazprom. Tuttavia, la deviazione di flussi di gas russo verso nuovi mercati, se da un lato potrebbe non essere immediata, potrebbe anche non costituire una minaccia a lungo termine per l’Europa.

 “La possibilità di alternare le esportazioni tra Europa e Cina e fornisce teoricamente alla Russia una significativa leva geopolitica, almeno per quanto riguarda l'Europa, - commentano da Natixis. - La Cina, naturalmente, sarà determinante in quanto ha altre opzioni oltre alla Russia per quanto riguarda il gas. Tuttavia, ci si aspetta che il mercato globale del gas rimanga teso fino al 2024, ma non oltre. Nel 2025 si aggiungerà infatti una grande fornitura supplementare di LNG (in particolare la gigantesca espansione del campo nord del Qatar) e allenterà il mercato in modo significativo. Come tale, il potere di mercato della Russia sarà significativamente diminuito. Quando lo spostamento della Russia verso la Cina per mitigare i suoi problemi con l'Occidente diventerà realtà, quindi, potrebbe essere troppo tardi, poiché l'offerta globale di GNL sarà molto più grande. Inoltre, l'UE sarà anche più avanzata nei suoi sforzi di decarbonizzazione, il che ridurrà la quota di gas nel paniere energetico dell'UE”.

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account