
L’attenzione del governo sulle tensioni internazionali per la guerra in Ucraina ha rallentato il confronto con i sindacati per la riforma delle pensioni 2023. Tuttavia, secondo le ultime notizie, le parti sociali, in vista dei prossimi incontri, oltre che sull’uscita anticipata, vorrebbero porre l’accento anche sulla rivalutazione degli assegni pensionistici.
In particolare, secondo quanto riferito dal sito pmi.it, la Uil in particolare vorrebbe che la riforma delle pensioni 2023 affrontasse il tema del potere d’acquisto dei pensionati, visto che oltre la metà degli assegni pensionistici hanno un importo medio di 750 euro.
Così, in tempi di aumenti dell’inflazione, si richiederebbe al governo un intervento che preveda nuovi criteri per l’indicizzazione delle pensioni, estensione della quattordicesima pensione e anche una riduzione delle tasse sui redditi da pensione.
Secondo i sindacati, infatti, una pensione da 1500 euro lordi di 10 anni, oggi non garantisce più lo stesso potere d’acquisto, che si sarebbe ridotto di oltre 700 euro l’anno. Inoltre, sugli assegni pensionistici grava una tassazione Irpef sulla quale la riforma delle aliquote è intervenuta soltanto in maniera parziale.
Nel dettaglio, per la riforma delle pensioni 2023, i sindacati chiederebbero al governo di equiparare la no tax area dei pensionati (8.500 euro) a quella dei lavoratori dipendenti. Una misura che, secondo le stime della Uil, provocherebbe un incremento delle pensioni di 100-140 euro al mese. Per quanto riguarda le detrazioni, la soglia massima è adesso di 1.955 euro (rispetto ai precedenti 1.880 euro) con un minimo rimasto invariato a 713 euro, in base allo scaglione.
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