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L'inflazione in Italia ad agosto 2022 ai massimi: cosa significa e gli effetti sulle tasche degli italiani
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L’inflazione in Italia ad agosto 2022 ha segnato l’8,4 per cento: si tratta del dato più alto dal 1985 ad oggi. Il dato segue quello dell’Eurozona, anche più elevato (segna infatti il 9,1 per cento). Ma cosa succede quando aumenta l’inflazione e quali le conseguenze dell’inflazione in Italia? Vediamolo insieme.

L’inflazione in Italia oggi

Quanto è l’inflazione oggi? L’Istat ha rilevato che oggi l’inflazione in Italia si attesta al +8,4 per cento. Il dato dell’inflazione in Italia a luglio 2022 si attestava al +7,9 per cento. Cosa significa questo dato? Che se fino a un mese fa i prezzi del paniere Istat salivano del 7,9 per cento, oggi salgono dell’8,4 per cento. Un ritmo, secondo gli analisti, che non si raggiungeva dal 1985.

All’epoca però si seguiva un trend al ribasso, mentre oggi la via tracciata per l’aumento dei prezzi, a causa della questione energetica che va ad accodarsi a dinamiche avviate già ben prima della guerra russo-ucraina, è decisamente quello di una ulteriore crescita.

Inflazione in Italia, grafico 2017-2022

L'inflazione in Italia ad agosto 2022 ai massimi: cosa significa e gli effetti sulle tasche degli italiani
Istat

L’inflazione in Italia negli ultimi 10 anni

Guardando all’inflazione in Italia, lo storico dei dati mostra un andamento che negli ultimi dieci anni è stato al ribasso. Nell’agosto 2012 il tasso di inflazione in Italia registrava un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 3,2% annuo, collocandosi al culmine di un movimento rialzista che aveva avuto origine nell’agosto 2009 e che preludeva al trend ribassista terminato con la fine del 2020. Dopo di allora, un rialzo inarrestabile.

Inflazione in Italia dieci anni fa

In un grafico Istat d'epoca vediamo il precedente ciclo dell'inflazione, dal minimo del 2009 al massimo del 2012, il dato ha poi ripreso la china ribassista interrottasi a fine 2020.

L'inflazione in Italia ad agosto 2022 ai massimi: cosa significa e gli effetti sulle tasche degli italiani
Istat

Cosa succede quando aumenta l’inflazione?

La parola inflazione già contiene in sè il concetto di aumento, in quanto significa “aumento dei prezzi”. Se l’aumento dei prezzi cresce, significa che i beni di consumo costano sempre di più. Rispetto al mese scorso, quindi, i prezzi stanno crescendo dello 0,8 per cento in più, prevalentemente a causa del comparto energetico; i beni energetici vedono infatti un aumento di 45 punti base.

Qual è allora la conseguenza dell’inflazione nell’energia? Quello che succede è che, con il passare del tempo, il caro energia sta mettendo il carico a quella che è definita come “inflazione di fondo”, ovvero il rialzo dei prezzi che già ci sarebbe anche senza un aumento del prezzo degli energetici e degli alimentari freschi. Questa componente accelera da +4,1% a +4,4% e quella al netto dei soli beni energetici da +4,7% a +4,9%.

Inflazione in Italia, le conseguenze per le famiglie

Le famiglie pagano uno scotto potente per l’aumento dei prezzi. Considerando il solo carrello della spesa, ad esempio, la crescita dei prezzi vede un aumento del 9,7%, mai visto dal giugno del 1984. Per i trasporti, invece, vediamo una crescita annua che supera il 10 per cento.

Dati che confermano l’allarme stangata lanciato dal Codacons. Secondo l’associazione, il tasso di inflazione all’8,4% si traduce, considerata la totalità dei consumi annui delle famiglie italiane, in una maggiore spesa pari a +2.580 euro annui per la famiglia “tipo”, che raggiunge i +3.352 euro annui per un nucleo con due figli.

“Siamo in presenza di una vera e propria emergenza nazionale che avrà effetti pesanti sull’economia e spingerà una fetta di popolazione verso la soglia di povertà – spiega il presidente Carlo Rienzi – Il Governo non può più perdere tempo, e deve intervenire con urgenza su alimentari, energia e carburanti, tagliando subito l’Iva sui generi alimentari (i cui prezzi hanno subito ad agosto un rincaro record del +10,6% su base annua), fissando un price cap a luce e gas e bloccando la risalita dei listini di benzina e gasolio”.

Inflazione in Italia, conseguenze per le imprese

Non saranno solo le famiglie a patire le conseguenze dell’inflazione. Secondo quanto calcolato da Confcommercio, anche nell’ipotesi in cui nei prossimi mesi l’inflazione non dovesse più crescere (cosa improbabile), il dato 2022 è già pari al 7%, livello che probabilmente arriverà al 7,5%. I maggiori costi mettono a rischio da oggi ai primi sei mesi del 2023 circa 120mila imprese del terziario e 370mila posti di lavoro.

Chi si avvantaggia con l’inflazione?

Ma chi ci può guadagnare dall’inflazione? Ci sono dei casi in cui dell’inflazione si può beneficiare; in particolare parliamo di chi abbia debiti a tasso fisso contratti prima dell’impennata inflazionistica. Questo vale sia per il debito privato che per quello pubblico.

Chi ha un mutuo a tasso fisso, ad esempio, beneficia dell’inflazione: gli interessi che paga infatti sono ad un tasso ben inferiore al livello attuale dell’inflazione (non così contenti saranno invece i creditori, che si vedranno corrispondere un interesse il cui valore praticamente scompare se raffrontato all’inflazione di oggi).

Lo stesso si dica per i titoli di Stato: se sono stati emessi ad un tasso ben inferiore al livello di inflazione di oggi, chi li ha acquistati avrà dei ritorni dal valore decurtato, mentre chi deve rimborsarli farà il ragionamento opposto, beneficiando della situazione.

Cosa fare in caso di inflazione?

Come proteggersi dall’inflazione? La cosa peggiore da fare, con il costo del denaro così alto, è tenere i risparmi fermi. Col passare del tempo infatti i soldi “parcheggiati” in banca perderanno sempre più valore. Meglio invece investire; tra l’altro in questo periodo l’aumento dei tassi Bce rende possibile che diventino redditizi alcuni investimenti che per ora erano a rendimento zero, come buoni del tesoro, buoni postali, ma anche immobili, materie prime come l’oro, bene rifugio per eccellenza (anche sotto forma di certificato collegato all’andamento del suo prezzo, il cosiddetto ETC) o nuove emissioni di debito pubblico, che a questo punto avranno rendimenti più alti che in passato.

 

 

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