L'Istat ha messo a confronto il costo del lavoro nei Paesi membri dell'Unione. Le differenze tra gli Stati membri sono molto ampie: si passa dai 6,7 euro per ora della Bulgaria ai 47,5 euro del Lussemburgo.
L’Italia, con un costo del lavoro orario in senso stretto di 29,1 euro, è all’undicesimo posto nell’ambito dei 26 paesi dell’Unione europea (ordinati in maniera decrescente); il valore è superiore a quello spagnolo ma più basso di quelli di Francia e Germania. Danimarca e Belgio superano i 40 euro per ora, mentre Romania e Ungheria hanno valori sotto i 10 euro.
La retribuzione lorda oraria più bassa si registra in Bulgaria (5,7 euro) e Romania (7,8 euro), quella più alta in Lussemburgo (41,3 euro) e Danimarca (39,2 euro); l’Italia, con 21,0 euro, si colloca, anche in questo caso, all’undicesimo posto.
Per quanto riguarda invece i contributi sociali per ora lavorata, nella media Ue27 rappresentano il 23,7% del costo del lavoro in senso stretto e nell’area dell’euro il 24,3%. Anche in questo caso sono ampie le differenze tra gli Stati membri: al primo posto si colloca la Svezia (11,2 euro), all’ultimo la Romania (0,5 euro), mentre l’Italia è al sesto posto (8,1 euro). Anche l’incidenza dei contributi sociali sul costo del lavoro è notevolmente diversa da paese a paese, con un valore massimo del 30,0% per la Svezia e un valore minimo del 5,5% per la Romania.
La quota di contributi per l’Italia, pari al 27,9%, è inferiore, oltre che a quella svedese, anche a quella francese (29,4%). Il peso dei contributi è inoltre relativamente più basso in Danimarca (10,7%) e Lussemburgo (13,1%).

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