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Quest’anno, come segnalato dalla Cgia di Mestre, le famiglie e le imprese italiane pagheranno 9,1 miliardi di euro per l’asporto dei rifiuti. In particolare, tra il 2017 e il 2016, per un nucleo familiare con 2 componenti la maggiore spesa sarà del 2%, con 3 dell’1,9%.

Quanto costa l’asporto dei rifiuti
Cgia di Mestre

La Cgia di Mestre ha sottolineato: “Continuiamo a pagare di più, nonostante la produzione dei rifiuti abbia subito in questi ultimi anni di crisi una contrazione di 3 milioni di tonnellate, l’incidenza della raccolta differenziata sia aumentata di 20 punti percentuali e la qualità del servizio non abbia registrato alcun miglioramento. Anzi, in molte grandi aree urbane del Paese è addirittura peggiorata”.

Nel corso degli ultimi anni sono state numerose le novità che hanno riguardato il prelievo dei rifiuti: si è passati dalla Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) alla Tia (Tariffa di igiene ambientale); nel 2013 ha fatto il suo debutto la Tares (Tassa rifiuti e servizi) e dal 2014, infine, tutti i Comuni applicano la Tari (Tassa sui rifiuti).

Quest’ultima tassa si basa sul principio stabilito dall’Ue che “chi inquina paga”, confermando il legame tra la produzione dei rifiuti e l’ammontare del tributo. Rispetto alla Tarsu, le successive forme di prelievo sono andate nella direzione di coprire integralmente il costo del servizio. Con la Tia questa previsione era stata prorogata e mitigata, mentre con la Tares prima e la Tari poi, questa prescrizione è stata resa operativa.

Con l’introduzione della Tari è stato ulteriormente confermato l’assunto che il costo del servizio in capo all’azienda che raccoglie i rifiuti dev’essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento del tributo.

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