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Affitto a canone concordato, come funziona e perché conviene
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Il contratto di locazione a canone concordato offre un’opzione di affitto a un prezzo “calmierato”. Vediamo insieme da cosa dipende il calcolo e quali sono le agevolazioni fiscali per proprietario e inquilino.

Il contratto di affitto a canone concordato, come detto, è calmierato e dà diritto anche a rilevanti detrazioni fiscali per entrambe le parti che stipulano il contratto. Per poter optare per questa soluzione, però, è necessario rispettare alcuni requisiti. Non si può prescindere infatti dal calcolo e dall’attestazione del canone concordato da parte di organizzazioni territoriali di proprietari o inquilini e l’immobile deve essere situato in un Comune ad alta densità abitativa.

Poi, va specificato che il contratto d’affitto a canone concordato prevede la formula del “3+2”, ovvero la durata obbligatoria prevista di tre anni, prorogabili per eventuali altri due. Il canone concordato dell’immobile va calcolato, sulla base degli accordi definiti in sede locale tra le organizzazioni dei proprietari e quelle degli inquilini.

Per ogni Comune viene stabilito un valore minimo e un valore massimo del canone applicabile, stabilito sulla base ad una serie di parametri come spiegano gli esperti di Fiscomania:

  • Efficienza del comune, ovvero cosa offre al cittadino in termini di dotazioni infrastrutturali, trasporti pubblici, parchi e giardini, scuole, servizi ospedalieri e attività commerciali;
  • Metratura e dotazioni particolari dell’appartamento;
  • Valori minimi e massimi del canone al metro quadro stabiliti per la zona. Le due parti del contratto poi, determinano il canone di affitto restando nell’ambito di tali valori.

Gli affitti con contratto a canone concordato sono sicuramente più convenienti rispetto a quelli del mercato libero, ma ulteriori vantaggi arrivano dalle detrazioni fiscali:

  • Riduzione della base imponibile Irpef: il canone di locazione ridotto della percentuale forfetaria del 5% e rapportato alla percentuale di possesso, viene ulteriormente ridotto del 30%;
  • Riduzione della base imponibile per l’imposta di registro: è prevista una riduzione del 30% della base imponibile sulla quale calcolare l’imposta di registro;
  • Riduzione aliquota cedolare secca: l’aliquota di tassazione applicabile sul 100% del canone di locazione, è ridotta dal 21% al 10%;
  • Detrazioni comunali: i Comuni hanno facoltà di stabilire aliquote più basse per l’Imu oppure maggiori detrazioni.

Ma sono previste agevolazioni fiscali anche per l’inquilino, a patto che risulti intestatario del solo contratto di locazione a canone concordato e l’immobile in questione sia adibito ad abitazione principale. Soddisfacendo tali requisiti, ecco le agevolazioni fiscali ai fini Irpef previste:

  • €. 495,80 se il reddito complessivo (comprensivo del reddito assoggettato al regime della cedolare secca) non supera €. 15.493,71;
  • €. 247,90 se il reddito complessivo (comprensivo del reddito assoggettato al regime della cedolare secca) supera €. 15.493,71, ma  inferiore a €. 30.987,41.
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