E’ materia di questi giorni l’ennesimo dibattito sui crediti incagliati da superbonus e sulla impossibilità di piattaforme come Enel X di riassorbirli per sbloccare il business. Ma come mai succede tutto questo? Ne abbiamo parlato con Christian Dominici, fondatore dell’omonimo studio commercialistico specializzato in crediti tributari, per capire cosa succede in questo settore.
Qual è l'expertise dello Studio Christian Dominici?
Lo Studio Christian Dominici è nato nel 2000 con l’obiettivo di agevolare l’accesso al credito delle piccole, medie e grandi aziende italiane. Con la sua esperienza ventennale, lo Studio ha assistito banche e società finanziarie che operano nell’asset class crediti tributari, gestendo non solo i crediti dei bonus (più conosciuti dal grande pubblico), ma anche la cessione dei crediti IVA. Ad oggi lo Studio è diventato in Italia una realtà quasi monopolista nella due diligence, origination e gestione crediti tributari, gestendo, dal 2015 ad oggi, crediti per IVA e IRES mediamente del valore di un miliardo di euro annui.
Come lo Studio è intervenuto in tema di Superbonus?
In questi anni lo Studio si è focalizzato in maniera particolare sulla gestione dei Superbonus, assistendo le banche di secondo livello, nell’acquisizione dei crediti tributari da banche di primo livello (come UniCredit, Intesa Bcc ecc), le quali hanno sportelli sul territorio, acquistano i bonus dalla clientela per poi rivenderli. I pacchetti di crediti vengono così acquistati dalle banche di secondo livello che li tengono per il proprio utile.
Perché il business dei Superbonus si è arenato?
Da una parte hanno certamente inciso anche le truffe, ma il vero punto debole sono state le continue modifiche legislative (16 o 18 in due anni) che hanno reso il prodotto troppo complicato da gestire da parte delle banche. Queste ultime infatti ricercano prodotti da gestire con procedure standardizzate che assicurino sicurezza di liquidità ed esigibilità del prodotto: tutte caratteristiche che sono venute meno ai superbonus a causa appunto di queste continue modifiche. Di conseguenza, l’interesse per i superbonus è progressivamente sceso, ma non è scemato del tutto, perché le banche di secondo livello e quelle del territorio stanno continuando ad acquistarli.
Che dire della questione dei crediti incagliati?
Relativamente alla dimensione dei crediti incagliati, vanno fatte due osservazioni.
Non è corretto affermare che lo stock residuo è così alto da non essere assorbibile, in quanto abbiamo verificato che ci sono sempre acquirenti in grado di acquistare pacchetti di crediti.
Inoltre il problema non si ripercuote tanto sui grandi operatori, che trovano sempre acquirenti per i crediti, quanto sulle pmi che magari pianificano uno o due cantieri l’anno e hanno pochi milioni di crediti, cioè un taglio più difficile da cedere. Questi crediti potrebbero essere ceduti solo alle banche di prossimità o alle Poste italiane, che però non riescono ad assorbirli.
Come si evolverà il settore dei crediti da superbonus in futuro?
Guardando al futuro, è molto probabile che il prodotto dei superbonus performerà sempre meno.
Dal 16 febbraio 2023 infatti, con l’entrata in vigore del decreto cessione crediti, non è più possibile optare per la cessione dei crediti derivanti dal superbonus e dai bonus edilizi minori (eccezion fatta per gli interventi in edilizia libera, zone sismiche, IACP, cooperative, ONLUS, abbattimento delle barriere architettoniche, acquisto di immobili ristrutturati o ricostruiti). Inoltre l’incremento dei costi edilizi porterà a un ulteriore abbattimento dell’interesse verso i superbonus, in quanto è sempre meno probabile che anche chi è in grado di cedere i crediti sia disposto a sostenere costi così elevati.
In compenso, con lo scemare dell’interesse verso i superbonus, crescerà quello verso altre tipologie di bonus, come quelli a favore della sostenibilità ambientale degli edifici, sulla spinta della direttiva della Commissione europea sulla transizione green.
Saranno molto attrattivi quindi i bonus per migliorare la classe energetica degli edifici, come quelli per i serramenti, le caldaie, i sistemi di raffreddamento e riscaldamento. Nutro invece qualche dubbio sulla convenienza e sostenibilità del cappotto termico, troppo invasivo, complicato da smaltire e con alti costi di demolizione. Questi bonus presentano il grande vantaggio di essere di importo inferiore rispetto ai superbonus, e sono di conseguenza più gestibili da parte dei richiedenti e senza la necessità di cessione.
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