È possibile richiedere il rimborso dell'IVA sulla TARI e sulla TIA per gli ultimi dieci anni, poiché l'imposta non è legittima
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Rimborso IVA per la TARI
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Per la tassa sui rifiuti arriva il rimborso IVA. Sebbene non tutti ne siano a conoscenza, da qualche tempo è possibile richiedere il rimborso dell’IVA pagata sulla TARI - appunto, la tassa comunale sui rifiuti - con prescrizione decennale. Ma come si inoltra la richiesta e, soprattutto, quanto è possibile recuperare?

La possibilità di rimborso sulla TARI deriva da una sentenza della Corte di Cassazione, che ha definito illegittima la richiesta di pagamento dell’IVA da parte di molti Comuni italiani. Quella sui rifiuti non è infatti da ritenersi una tariffa, bensì una tassa a tutti gli effetti, e pertanto non può essere assoggettata all’imposta sul valore aggiunto. In ogni caso, per poter ottenere la restituzione di quanto versato è necessario essere in regola con il pagamento della stessa tassa: è utile controllare, quindi, le scadenze e le proroghe per la TARI 2024.

L’IVA illegittima sulla TARI

Da diversi anni, alcuni comuni italiani applicano l’IVA sulla tassa sui rifiuti. In particolare, l’imposizione dell’aliquota sul valore aggiunto si è fatta più frequente a partire dal 2009, quando molti comuni sono passati dalla precedente TARSU alla TIA (Tassa Igiene Ambientale) e, successivamente, alla TARI.

Tari e raccolta rifiuti
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Un peso non da poco sulle tasche dei cittadini che, proprio per l’applicazione dell’IVA, si sono trovati a dover pagare anche qualche centinaio di euro in più l’anno per la tassa sui rifiuti. Eppure, per quanto alcune amministrazioni locali tutt’oggi aggiungano l’IVA alla TARI, si tratta di un’imposizione del tutto illegittima.

Lo ha specificato la Corte di Cassazione, con la sentenza 5078 del 2016:

  • la TARI - e le sue precedenti declinazioni, coma la TIA - è a tutti gli effetti una tassa, non può essere considerata una semplice tariffa comunale;
  • l’applicazione dell’IVA è pertanto illegittima, poiché in tal caso si tratta di doppia imposizione fiscale.

Per questa ragione, i cittadini interessati - ovvero coloro che hanno regolarmente corrisposto anche la quota IVA - hanno diritto a un rimborso per la somma illegittimamente spesa.

Quanto è l’IVA sulla TARI?

I Comuni che hanno erroneamente applicato l’aliquota IVA sulla TARI - e sulla precedente TIA - hanno optato per un’imposizione al 10%, quella tipica per i servizi tariffari delle amministrazioni comunali.

Ciò si è tradotto in un aumento considerevole per i cittadini, a seconda delle soglie applicate dal singolo Comune per la tasse sui rifiuti: da qualche decina di euro aggiuntive per gli importi più bassi, fino a qualche centinaia di euro per quelli più alti.

Come richiedere il rimborso IVA sulla tassa sui rifiuti

Definita l’applicazione dell’IVA sulla TARI come illegittima, come si procede alla richiesta di rimborso per l’aliquota già versata?

Innanzitutto, è necessario sapere che il rimborso sull’IVA è disponibile:

  • solo per gli ultimi 10 anni, dalla data in cui è stato addebitato l’importo, poiché i precedenti sono prescritti;
  • per la determinazione del periodo valido, faranno fede le ricevute relative al pagamento della tassa;
  • il rimborso è disponibile solo per i privati cittadini, mentre non è prevista per le aziende poiché, negli anni in cui hanno erroneamente corrisposto l’IVA, hanno già recuperato l’ammontare in detrazione.

Fatte queste premesse, è possibile procedere con un’istanza di rimborso, seguendo due passaggi principali.

L’istanza di rimborso IVA al Comune

Il primo passaggio per ottenere il riaccredito dell’IVA non dovuta sulla TARI comporta la predisposizione di un’istanza di rimborso, che dovrà essere fatta pervenire:

  • all’Ufficio Tributi del proprio Comune;
  • alle associazioni dei consumatori.

L’istanza può essere presentata tramite il Modulo di Rimborso IVA sulla Tassa sui Rifiuti o, ancora, semplicemente autocompilata. In questo caso, la richiesta dovrà contenere alcuni precisi elementi affinché possa essere considerata valida:

  • i dati anagrafici e di residenza dei richiedenti;
  • l’ubicazione dell’immobile sul quale si usufruisce del servizio rifiuti, specificando se in qualità di proprietari, affittuari o detentori di altri diritti sullo stesso;
  • i dati catastali sull’immobile in oggetto, con l’indicazione di foglio, particella, zona, categoria e classe;
  • la richiesta di cancellazione dell’IVA illegittima sin dalla prossima fatturazione della TARI;
  • la richiesta di restituzione dell’ammontare illegittimamente versato, con specifica del totale da restituire.
Rimborso TARI
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All’interno della richiesta è utile anche riportare i riferimenti di legge e le sentenze, con particolare attenzione a:

  • la sentenza 238 della Corte Costituzionale del 24 luglio 2009, che definisce la TIA come una tassa e non una tariffa, quindi non soggetta a IVA;
  • la sentenza 3756 della Corte di Cassazione, che ha definito sia la TIA che la TARI tasse e non tariffe, quindi sempre non soggette a IVA;
  • il periodo di 10 anni di prescrizione ordinaria, così come definito dall’articolo 2946 del Codice Civile.

Naturalmente, alla richiesta dovranno essere allegati sia la copia della carta di identità che la prova del pagamento della TIA o della TARI, ad esempio con le copie di ricevute e bollettini.

L’istanza di rimborso IVA tramite le associazioni di consumatori

Le principali associazioni di consumatori, come ad esempio Federconsumatori o il Codacons, ricordano che l’azione risarcitoria nei confronti del Comune debba essere necessariamente espletata tramite un’azione collettiva.

È quanto prevede l’articolo 140 bis del Codice del Consumo, relativo le class action, che permette di delegare proprio alle associazioni di consumatori il recupero dei rimborsi per l’IVA illegittimamente pagata.

Anche in questo caso, si dovrà compilare - oppure autoprodurre - il modulo relativo all’istanza di rimborso, che non dovrà però essere consegnato direttamente in comune, bensì alle stesse associazioni. In ogni caso, è utile rivolgersi direttamente agli stessi organi di tutela, poiché potrebbero avere a disposizione della documentazione specifica da compilare e, fatto non meno importante, fornire informazioni utili sui singoli passaggi da seguire.

Come facile intuire, una volta avviata la richiesta di rimborso, saranno le stesse associazioni a informare regolarmente il cittadino sul prosieguo dell’iniziativa e, fatto non meno importante, sulle tempistiche di effettivo riaccredito della somma non dovuta già versata.

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