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Si lavora al maxi piano di dismissioni immobiliari
Verso il maxi piano di dismissioni immobiliari GTRES

È atteso entro fine mese il decreto del Ministero dell’Economia e poi quello della presidenza del Consiglio dei ministri sul maxi piano di dismissioni immobiliari volto a far incassare entro l’anno allo Stato 950 milioni di euro.

Un piano ambizioso e non semplice da realizzare. Tanto più che tra i beni da valorizzare ci sono anche beni di pregio, che per essere messi sul mercato necessitano di un’autorizzazione da parte del Ministero dei Beni Culturali. Per non parlare del lavoro di ricerca di investitori interessati. E il tempo stringe.

Nel Documento di economia e finanza è stato chiarito che gli immobili pubblici valgono complessamente 284 miliardi, ma quasi l’80% non è valorizzabile. Mentre a fine 2018 i beni affidati all’Agenzia del Demanio risultano pari complessivamente a 42.866 immobili, per un valore di circa 60,82 miliardi di euro. Ma anche in questo caso l’85%, in termini di valore, è costituito da immobili in uso governativo, il 12% da patrimonio indisponibile e solo il 3% da patrimonio disponibile. A conti fatti, ci sono complessivamente immobili per 1,8 miliardi di euro e una parte di questi saranno subito messi a servizio del piano di dismissioni.

L’Agenzia del Demanio ha individuato circa 1.500 immobili, ma di questi 1.100 hanno un valore limitato, spesso inferiore a 100.000 euro e saranno venduti per via ordinaria.

Per accelerare le operazioni sarà necessario potenziare le strutture dell’Agenzia e a disposizione del Ministero dell’Economia per il maxi piano straordinario resteranno circa 400 immobili più significativi che, insieme a quelli del Ministero della Difesa (in totale 41) e di altri enti pubblici, potranno essere valorizzati. Un importante ruolo verrà ricoperto da Cassa Depositi e Prestiti e da Invimit.

L’idea è quella di creare uno o più fondi attorno al patrimonio immobiliare pubblico e di individuare poi investitori di mercato interessati a rilevare quote. Invimit, sgr immobiliare controllata dal Ministero dell’Economia, potrà collocare sul mercato anche parte di quelle quote.

Nel Def si legge: “I proventi generati dalla vendita delle quote dei fondi negli anni in cui le stesse saranno realizzate, se facenti riferimento agli immobili dello Stato potranno essere versati all’entrata nel bilancio dello Stato e riassegnati al fondo per l’ammortamento di titoli di Stato, mentre quelli relativi agli immobili di altri enti verranno contabilizzati a riduzione del debito dell’ente, contribuendo in tal modo al contenimento del debito pubblico”.

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