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Il mercato immobiliare nel 2022: su quali settori puntare secondo gli esperti
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Quasi sette professionisti del real estate su 10 si aspettano che le transazioni immobiliari possano tornare ai livelli pre-pandemia entro la fine del 2022. Lo dice la nuova indagine realizzata da Duff & Phelps Real Estate Advisory Group, divisione di Kroll, che ha rilevato il sentiment degli operatori del settore sui diversi segmenti del real estate.

Il 69 per cento degli intervistati, infatti, si aspetta un ritorno al livello precovid per l’immobiliare entro la fine del prossimo anno a livello internazionale. L’Italia presenta un dato ancora più positivo: gli intervistati italiani che prevedono una ripresa entro il prossimo anno raggiungono infatti il 72% del campione.

Il report rileva inoltre che il sentiment ottimistico è cresciuto sensibilmente rispetto al 2020. Più di tre quarti degli intervistati al livello globale ha dichiarato infatti di essere moderatamente (il 45%) o molto più ottimista (il 31%) sul futuro del settore immobiliare rispetto all’inizio della pandemia nel marzo 2020.

La pandemia ha messo altresì in luce l’aspetto strategico della supply chain e il 40% del campione a livello globale crede che il settore della logistica emergerà come il best performer nel lungo periodo. Tra i settori con le migliori prospettive di crescita seguono il residenziale (con il 24%) e il sanitario/life sciences (con il 21%). L’ottimismo verso lo sviluppo della logistica viene confermato anche il Italia: il 39% degli intervistati ritiene che quel settore abbia le potenzialità più promettenti per emergere nel post-pandemia, mentre il 28% punta sul residenziale.

Nonostante un diffuso ottimismo, gli intervistati sottolineano che persistono sfide importanti per il mercato. Relativamente ai maggiori rischi che il settore deve affrontare nel 2022, la maggior parte dei rispondenti (il 41%) ha indicato la ripresa da COVID-19 più lenta del previsto come la più significativa minaccia per il settore immobiliare nel proprio Paese. Seguono l’aumento dell’inflazione, citato da quasi un quinto degli intervistati (il 18%) come il rischio più grande. In Italia, il 67% dei rispondenti ha individuato tre maggiori sfide: il rallentamento della ripresa, una recessione globale e rischi di instabilità politica.

Infine, la pandemia ha anche influenzato l’atteggiamento verso l’impatto di sostenibilità ambientale. Il 73% degli intervistati a livello globale e l’83% in Italia crede che la sostenibilità sia più rilevante ora che prima della pandemia, mentre solo il 4% a livello complessivo ritiene che adesso sia meno importante.

 

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