Le reazioni nei mercati in seguito all’invasione russa in Ucraina non si sono fatte attendere. Tra gli investimenti che più ne hanno risentito vi sono stati quelli in criptovalute. Subito dopo l’annuncio, il Bitcoin è infatti sceso sotto i 35mila dollari (34.431,80), mentre Ethereum sotto i 2.302,67 dollari. In realtà, tale tonfo non ha stupito chi è abituato a investire in criptovalute perché si tratta di strumenti per loro natura estremamente “volatili”. Discorso diverso invece per l’investimento in blockchain, che è la tecnologia alla base dello sviluppo delle criptovalute. Cerchiamo di capire perché con l'aiuto di Danilo Zanni, fondatore e amministratore della Ioinvesto SCF, società di consulenza finanziaria indipendente.
In realtà, tale tonfo non ha stupito chi è abituato a investire in criptovalute perché si tratta di strumenti per loro natura estremamente “volatili”. Le quotazioni del Bitcoin cambiano non solo di giorno in giorno, ma di minuto in minuto. Per questo sono particolarmente adatte a chi vuol fare trading e guadagnare sfruttando le oscillazioni del loro valore. Questa loro caratteristica le rende infatti strumento di investimento adatto a chi ha un profilo di rischio elevato.
Di cosa stiamo parlando e perché c’entra la Russia
Purtroppo per diverso tempo per i piccoli risparmiatori i termini Bitcoin e blockchain hanno rappresentato lo stesso concetto. In realtà il Bitcoin, come tutte le altre criptovalute, tra cui Ethereum eLitecoin, non è altro che una delle tante applicazioni concrete della blockchain.
Le criptovalute sono monete virtuali che non rientrano sotto il controllo di istituti finanziari o governi, e che per questo vengono definite come valute decentralizzate.
Possono svolgere la funzione di sistema di pagamento elettronico peer-to-peer, in cui gli utenti possono trasferire monete virtuali in modo anonimo senza l’interferenza di un’autorità di terze parti (come una banca o un governo). Per questo, secondo quanto riportato dal New York Times la scorsa settimana, la Russia potrebbe utilizzare criptovalute per eludere le sanzioni economiche imposte dagli Usa e dalla Ue. Le valute digitali, per le modalità con cui vengono prodotte, sono infatti in grado di aggirare i punti di controllo su cui fanno affidamento i governi, principalmente trasferimenti di denaro da parte delle banche. Qualora l’ipotesi dovesse verificarsi, a seconda dell’entità degli scambi sul mercato delle criptovalute, anche il loro valore potrebbe risentirne.
Qual è la differenza tra investire in Bitcoin e in blockchain?
Idealista.it lo ha chiesto a Danilo Zanni, fondatore e amministratore della Ioinvesto SCF,società di consulenza finanziaria indipendente. “L’investimento in Bitcoin o in altre criptovalute è caratterizzato da un livello di rischio specifico molto elevato. È tutto in divenire e non si può neppure escludere il fatto che il Bitcoin possa essere soppiantato da altre criptovalute. In questo momento si discute molto sulla definizione di un quadro legale per disciplinare questo tema ma siamo ancora lontani dal capire che cosa succederà e tanto meno quali decisioni potrebbero essere prese. Possiamo fare solo delle ipotesi. Nel caso invece della blockchain parliamo di investimenti su un’infrastruttura che può avere molte applicazioni. Dire “blockchain” è un po’ come dire internet:si tratta di uno strumento che verrà ampiamente utilizzato in futuro. Dietro la blockchain c’è infatti una tecnologia che può essere sfruttata su ampia scala, dalla sanità ad altri settori. Le potenzialità sono quindi enormi”.
Come investire su questi strumenti
“Nelle mie vesti di consulente finanziario indipendente consiglio sempre ai miei clienti di diversificare per eliminare il rischio specifico legato a una sola tipologia di investimento. Quindi il primo suggerimento è: anche se siete convinti che questa tecnologia possa avere un ambito di applicazione molto ampio, e quindi portare dei grandi guadagni alle aziende che la impiegano per innovare i processi, evitate di concentrare il vostro investimento solo e soltanto su questo tema.
Secondo noi il miglior modo non solo per investire in blockchain, ma anche su altri temi, è quello di diversificare ricorrendo agli Etf. Si tratta di fondi che investono in diversi titoli e replicano un indice. In questo momento ce ne sono circa sei acquistabili quotati su diverse Borse europee. Ma attenzione, gli Etf possono dare rendimenti molto diversi tra loro proprio perché i titoli sottostanti sono diversi. Tra quelli che io tengo sotto osservazione ce ne sono alcuni che hanno messo a segno da inizio anno un rendimento del 4% e uno che ha perso oltre il 30 per cento”.
Come mai esiste questa differenza?
“Questo divario è dato dalla tipologia di titoli contenuti nel fondo. Ci sono titoli di aziende che, ad esempio, hanno un approccio più prudente allo sviluppo di applicazioni basate su questa tecnologia. Tra queste ci sono anche grandi nomi dell’Information Technology, tra cui ad esempioMicrosoft, che hanno aperto delle business unit dedicate allo sviluppo di applicazioni blockchain. Ci sono invece aziendepiù piccole che hanno deciso di farne il loro business esclusivo: ma se un progetto o un’applicazione basata su blockchain non “sfonda” a quel punto la società, date le dimensioni contenute, rischia di scontare questo insuccesso sparendo dal mercato dato che non ha sviluppato altri tipi di business”.
Quali sono i rischi di un investimento di questo tipo?
DZ: “Quando parliamo di innovazione, come nel caso della tecnologia blockchain, occorre tener conto del fatto che non tutto ciò che verrà sviluppato potrebbe avere un’applicazione concreta o su ampia scala. Questo ragionamento vale per tutte le tecnologie. Parliamo ad esempio di quanto è avvenuto nel 2000 con il boom delle dot-com. Nascevano tante piccole aziende fortemente innovative ma solo il 10% di quelle è attivo ancora oggi. Molte si sono “sgonfiate” via via, ridimensionando i numeri che le avevano caratterizzate all’inizio della loro storia, come ad esempio l’italiana Tiscali. Il suggerimento quindi è il seguente: anche quando si investe in un tema che ci appare interessante dobbiamo partire sempre dal nostro profilo di rischio e dal nostro orizzonte temporale di investimento e da qui scegliere tra le alternative disponibili”.
Ci può fare degli esempi concreti?
“Chi ha un profilo di rischio “prudente”, che è quello caratterizzato dal livello di rischio più basso, dovrebbe tenersi alla larga da un investimento in blockchain o in criptovalute.
Se un risparmiatore ha un orizzonte temporale di investimento inferiore ai 5 anni può però limitarsi a inserire questo tema nel suo portafoglio per diversificare attraverso una piccola quota di un fondo azionario globale. Ricordiamo sempre che i mercati possono penalizzare anche settori potenzialmente validi: non è detto che le innovazioni, per quanto promettenti, decollino subito ma possono volerci anche cinque o sei anni. Gli utili delle aziende che sviluppano questa tecnologia possono restare compressi per diverso tempo prima di esplodere. Il “Clean Energy”, inteso come il settore che raduna progetti e aziende interessati allo sviluppo di forme di energia pulita, ad esempio, prima del 2020, per quanto interessante, non ha avuto delle buone performance ed è invece decollato solo in tempi più recenti.Quando si parla di investimenti settoriali il fattore “tempo” di ingresso fa la differenza.”
Chi è invece disposto a rischiare di più cosa deve fare?
“Chi ha un profilo di rischio più elevato o un orizzonte di investimento di lungo periodo può investire una parte leggermente superiore del suo portafoglio in blockchain ma sempre diversificando in modo da ridurre il rischio. Chi ha un profilo di rischio “bilanciato” o “dinamico” può valutare di comprare “ a sconto” oggi, ad un prezzo conveniente, e tenere in portafoglio l’investimento per una durata da 10 a 20 anni”.
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