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Secondo l'indagine dell'associazione trasporti (asstra) sulla stretta dei tagli imposti alle regioni (vedi i dettagli della manovra) sono a rischio fino a 20mila posti di lavoro. L'alternativa? biglietti più cari del 36% e abbonamenti mensili a 55 euro. In tutto potrebbero restare a piedi 270 milioni di passeggeri l'anno, vale a dire 740 mila persone al giorno in gran parte pendolari e studenti

La manovra sui pendolari: 740 mila restano a piedi (grafico)

 

I tagli imporranno una riduzione del 10% delle risorse per il trasporto pubblico che vanno nelle tasche delle regioni, facendo diminuire di 190 milioni i chilometri percorsi ogni anno da autobus e metro, e di 3,9 milioni di treni/chilometro per le ferrovie regionali. Così il disagio del traffico sarà davvero insopportabile

Ma la situazione, secondo asstra è più grave di quella che in teoria sembrerebbe: la sforbiciata, infatti, potrebbe arrivare a far diminuire i servizi anche del 20% rispetto a quello offerto finora

In queste ore le aziende stanno pensando ad un piano "b": l'aumento delle tariffe del 36%. Ad esempio, un biglietto a tempo che oggi costa 1,04 euro schizzerebbe a 1,40. Un abbonamento mensile passerebbe da 32 a 43,50 euro con un rincaro per persona di 130 euro l'anno. Tutti valori che potrebbero raddoppiare nell'ipotesi di una riduzione delle risorse al 20%

Se l'ipotesi, invece, fosse quella "c", ossia il dimagrimento forzato degli autoferrotranvieri, si arriverebbe ad un 7,2% di tagli al personale nei servizi urbani e dell'8,9% nei servizi extraurbani e ferroviari. Nel dettaglio, rischiano il posto tra i 40 e gli 80 addetti a Bari, fino a 256 a Firenze e sono a rischio licenziamento fino a 1100 dipendenti atm e fino a 750 lavoratori delle ferrovie nord a Milano. A Roma (cotral) nel mirino ci sono dai 271 ai 542 addetti, tra i 422 e gli 880 a Torino e tra i 242 e i 511 a Napoli

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