Arriva la prima risposta del governo alla sentenza che ha dichiarato incostituzionale il blocco delle rivalutazioni previsto dalla legge Fornero. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato un decreto che prevede, tra le altre cose, rimborsi "una tantum" da 278 a 750 euro.
Il consiglio dei ministri ha deciso che il costo per le casse pubbliche sarà, almeno nell’immediato, pari a 2,180 miliardi. Ammontare del “tesoretto” (più alto degli 1,6 miliardi annunciati alla presentazione del Def), ovvero quella differenza tra il portare il rapporto deficti/Pil per l’anno in corso al 2,5 o al 2,6 per cento. Il premier Matteo Renzi ha affermato che avrebbe voluto utilizzare quella cifra per “fare altro”.
La restituzione integrale, secondo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, avrebbe portato a impiegare per il solo 2015 risorse pari a 18 miliardi, che avrebbero portato l’indebitamento al 3,6 per cento. Facendo scattare, tra l'altro, una nuova procedura di infrazione.
Rimborso pensioni "una tantum"
Per il pregresso, invece, la decisione è quella di concedere “una tantum” ai pensionati che non si sono visti riconoscere gli adeguamenti al costo della vita nel 2012 e 2013. Tradotto in denaro, quello che il primo ministro ha definito “bonus Poletti” (dal nome del ministro del Lavoro) diventa di 750 euro, che verranno dati il primo agosto a coloro che prendono pensioni fino ai 1.700 euro lordi. Il risarcimento si abbassa a 450 euro per chi prende fino a 2.200 euro e a 278 euro per chi ne prende fino a 2.700. I rimborsi si esauriscono ai 3.200 euro lordi. Chi prende oltre questa cifra non riavrà indietro alcunché di quanto perduto per le mancate rivalutazioni. I beneficiari sono 3,7 milioni di pensionati.
A settembre ci sarà una prima reindicizzazione delle pensioni non rivalutate per due anni. Dal 2016, poi, sarà rimesso nel monte pensioni ciò che è mancato negli anni di mancata indicizzazione. Gli scaglioni sono i medesimi. Le rivalutazioni, dunque, calano ogni 500 euro. Per chi percepisce fino a 1.700 euro sarà di 180 euro, vale a dire 15 euro al mese in più. Fino a 2.200 euro lordi si scende a 99 euro al mese, per calare a 60 quando si gode di un assegno fino a 2.700 euro al mese.
Il governo pensa così di poter archiviare la pratica, mentre da opposizioni e sindacati sono già piovute piogge di critiche, che paiono annunciare altrettanti ricorsi. Se la sentenza della Consulta, in effetti, richiede il ripristino di una progressività che si ritiene violata e non la restituzione integrale delle differenze non erogate in questi anni, le maglie dell'interpretazione sono larghe a sufficienza da non dare per certo che non ci sia un giudice pronto a ritenere inadeguata la soluzione prospettata.
Le altre novità sulle pensioni
Altre novità, comunque, sono previste per quanto concerne le pensioni. Una immediata: da giugno verranno pagate tutte al primo del mese. L'altra dovrebbe arrivare l'anno prossimo: la rimozione di alcune delle rigidità della legge Fornero, con la possibilità di andare in pensione in anticipo con un assegno più leggero. Sul quanti anni e quanti soldi in meno, occorre ancora fare i calcoli.
per commentare devi effettuare il login con il tuo account