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In audizione sul Documento di economia e finanza 2016, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha parlato della possibilità di rendere più flessibile il sistema previdenziale, consentendo formule di pensione anticipata. Per coloro che decidono di optare volontariamente per il prepensionamento l’ipotesi che sembra prendere piede è quella del prestito pensionistico.

Come sottolineato da LeggiOggi, a differenza del passato l’attuale proposta prevede il coinvolgimento delle banche allo scopo di limitare l’impatto sulla finanza pubblica. Il lavoratore potrebbe andare in pensione fino a 3 anni prima rispetto ai requisiti ordinari, ossia a 63 anni e 7 mesi di età oppure con 39 anni e 10 mesi di contributi, percependo una pensione ridotta del 3-4% per ogni anno di anticipo.

L’assegno che si verrebbe a percepire non costituirebbe una vera e propria pensione, ma una sorta di finanziamento garantito dalla futura pensione che il lavoratore potrà riscuotere quando sarà il momento.

Questa opzione presenta però dei problemi e il rischio maggiore è che il costo della previdenza venga spostato dallo Stato alle banche e ai lavoratori. Vediamo alcune potenziali criticità:

– la morte prematura del pensionato: in tal caso il debito con la banca potrebbe venire saldato da un’assicurazione stipulata dallo stesso pensionato, l’operazione però comporterebbe un costo;

– i soggetti che dovrebbero pagare i contributi figurativi per i 3 anni di anticipo: se questi non dovessero essere pagati, la pensione diminuirebbe ancora di più;

– il costo degli interessi bancari sull’assegno anticipato: qualora a pagarli dovesse essere il lavoratore il costo dell’operazione salirà ulteriormente;

– le tipologie di garanzie che dovranno essere offerte alle banche, la quali a loro volta potrebbero rifiutarsi di aderire allo schema e di concedere il finanziamento.

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