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Smart working anche dall’estero, le regole della PA cambieranno anche il pubblico?
Elf-Moondance da Pixabay

Da soluzione d’emergenza a piano strutturale. A guidare la regolamentazione dello smart working è il piano di Brunetta, confermato dalla bozza di contratto Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) presentata ai sindacati della PA. Vediamo cosa potrebbe comportare anche nel settore pubblico.

Doveva essere una soluzione temporanea, soprattutto nella Pubblica amministrazione, e invece la regolamentazione dello smart working nella PA con Brunetta potrebbe fare da “modello” molto probabilmente anche per il settore pubblico. Come? Con un ibrido, che alterni lavoro in presenza e da remoto, che prevede anche la possibilità di lavorare dall’estero.

È quanto previsto dalla bozza di contratto Aran per le Funzioni centrali appena presentata ai sindacati della PA. Il testo, che è ancora in fase di definizione, fa seguito al decreto firmato dal ministro Brunetta che, entro il 30 ottobre, prevede per gli statali un rientro in sede con turni e lavoro ibrido.

La novità più inaspettata, per certi versi, è la possibilità di smart working nella PA dall’estero. La bozza del contratto Aran, infatti, spiega espressamente che si potrà fare smart working nella pubblica amministrazione anche dall'estero se saranno garantite le condizioni minime di tutela della sicurezza del lavoratore nonché la piena operatività della dotazione informatica e la riservatezza dei dati

Nel dettaglio, dal testo sparisce la parte che recitava che lo smart working nella PA era possibile fuori dai locali dell'amministrazione "ma in ogni caso entro i confini del territorio nazionale".

Sempre nella bozza di contratto Aran per lo smart working nella PA si legge “con vincolo di tempo e nel rispetto degli obblighi di presenza derivanti dalle disposizioni sull’orario lavorativo, il lavoro da remoto può essere svolto anche attraverso una modificazione del luogo di adempimento della prestazione lavorativa”.

Inoltre, si fa esplicito richiamo anche al lavoro da remoto, che “può essere svolto anche sotto forma di telelavoro domiciliare o in altre modalità come il coworking o il lavoro decentrato da centri satellite”.

Per tutte queste modalità a distanza, il nuovo contratto introdurrà stessi diritti e stessi obblighi validi per chi opera in presenza, compresi riposi, pause e permessi orari: non sono quindi individuate le tre fasce orarie previste per il lavoro agile (operatività, contattabilità e inoperabilità).

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