
Quanto guadagna un amministratore di condominio? È di certo una curiosità diffusa, sia fra coloro che vogliono intraprendere questa professione che, naturalmente, fra i condomini che devono dotarsene. Infatti, come previsto dall’articolo 1129 del Codice Civile, l’amministratore è obbligatorio in presenza di più di otto proprietari. In media, un amministratore guadagna dai 50 agli 80 euro l’anno per unità immobiliare, anche se i compensi possono essere più elevati a seconda del pregio, della zona e della complessità del condominio.
Quanto guadagna al mese un amministratore
Quella dell’amministratore di condominio è una figura molto richiesta: data la crescente complessità nella gestione dei contesti condominiali, sono sempre più i condomini che decidono di avvalersene, anche nei casi non espressamente obbligatori per legge. Ma quanto guadagna al mese un amministratore?
Come già accennato in apertura, l’amministratore riceve una quota da ogni unità immobiliare presente nel condominio. In media, si tratta di circa 50-80 euro l’anno per unità, con tariffe che possono aumentare a seconda della posizione geografica dell’edificio, della sua complessità di gestione, del pregio e di molto altro. In linea generale, per uno stabile condominiale di media grandezza in una grande città, si può arrivare a 80-120 l’anno per appartamento, cifra che può superare anche i 300 per condomini più lussuosi.

Questo significa che, al mese, un amministratore di condominio prenderà dai 4 ai 10 euro medi per unità condominiale, con picchi anche di 25 euro per contesti maggiormente pregiati. Ma come si traduce questo dato, considerando tutti i fattori che intervengono sul guadagno mensile del professionista?
Come viene calcolato il compenso di un amministratore di condominio
Per comprendere quanto sia l’effettivo guadagno mensile, bisogna prendere in considerazione i diversi elementi che determinano il compenso dell’amministratore:
- il numero di condomini gestiti;
- il numero totale di unità immobiliari amministrate;
- l’ubicazione degli stabili condominiali;
- i servizi effettivamente offerti;
- i compensi concordati con l’assemblea condominiale.
In linea generale, i prezzi vengono concordati a partire dal tariffario da amministratore di condominio ANACI, ovvero l’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari. Questo fornisce le linee guida sui compensi medi per questa tipologia di professione, tuttavia il singolo amministratore può accordarsi per cifre più elevate.
Ipotizzando che il professionista riceva 80 euro l’anno per ogni unità, il costo dell’amministratore di condominio per 6 unità immobiliari sarà di circa 480 euro l’anno, pari a 40 euro mensili. Poiché difficilmente il singolo professionista gestisce uno stabile solo, si può ipotizzare che un professionista di media esperienza, che si occupa di una ventina di condomini dalle unità immobiliari e dai compensi variabili, possa attestarsi su un guadagno di 3.000 euro lordi mensili, che si traducono in uno stipendio netto per l’amministratore di condominio di circa 1.500-1.800 euro mensili.
Si tratta di riferimenti che vanno però presi con le pinze perché, così come già specificato, molto dipende dalle tariffe concordate, dalla complessità del condominio e dalla zona in cui è situato. Per questa ragione, la forbice di fatturato può essere molto ampia: dai 20.000 agli oltre 60.000 euro l’anno.
Chi decide lo stipendio dell’amministratore
Così come accennato nel precedente paragrafo, l’amministratore è tenuto a concordare preventivamente il suo compenso. Infatti, l’articolo 1129 del Codice Civile impone l’obbligo di presentare un preventivo dettagliato, includendo sia le attività ordinarie che quelle straordinarie. Di norma, viene prevista una quota fissa per unità immobiliare e una variabile in base agli incarichi aggiuntivi. Ma chi, di fatto, approva il suo stipendio?
È l’assemblea condominiale che, al momento del rinnovo annuale del contratto con l’amministratore o in caso di nuova nomina, deve analizzare e approvare il preventivo presentato, secondo le maggioranze previste dall’articolo 1136 del Codice Civile. Ancora, il compenso concordato può essere modificato in itinere, ad esempio quando emergono nuove esigenze del condominio o, ancora, si rende necessario assegnare ulteriori incarichi.
Ma chi paga l’amministratore di condominio? Sono gli stessi condomini a provvedere ai compensi del professionista, in base ai criteri di ripartizione in millesimi prevista dall’articolo 1123 del Codice Civile.
Come diventare amministratore di condominio
Quella dell’amministratore di condominio è un’attività che non si può di certo improvvisare, data la sua complessità e le competenze necessarie per poterla svolgere al meglio. Ed è proprio per questo che l’accesso alla professione è regolamentato, ad esempio dalle disposizioni presenti nell’articolo 71 del Regio Decreto 318/48, poi aggiornato dalla Legge 220/2012, nota anche come Riforma del Condominio.
Per poter esercitare la professione, è necessario innanzitutto essere in possesso di alcuni requisiti, quali:
- l’ottenimento del diploma di scuola superiore secondaria;
- la frequentazione di un corso di formazione professionale da enti accreditati, come l’ANACI;
- l’essere in possesso di tutti i diritti civili;
- non aver commesso reati contro la pubblica amministrazione, l’amministrazione della giustizia, la fede pubblica o il patrimonio;
- non aver subito pene detentive tra 2 e 5 anni per reati non colposi;
- non essere interdetti, inabilitati o protestati.

È però utile sapere che il titolo di studio non è necessario per coloro che risiedono nello stesso stabile condominiale e hanno condotto per almeno un anno, nei tre precedenti all’entrata in vigore della Riforma del Condominio, l’attività in carica da amministratori. Inoltre, è indispensabile ricordare che anche per questa figura vige l’obbligo di aggiornamento, con i corsi di formazione periodica.
In possesso dei requisiti previsti, il professionista può avviare la sua professione, ad esempio in regime di Partita IVA, con codice ATECO 68.32.00.
Quante ore lavora un amministratore di condominio
Verificati i requisiti d’accesso alla professione, quante ore lavora un amministratore di condominio? Innanzitutto, è bene sottolineare che questa professione non è regolata da orari rigidi, di conseguenza il tempo dedicato alla gestione dei condomini dipenderà dalla complessità degli stessi, dagli incarichi concordati con l’assemblea condominiale e molto altro ancora.
A scopo esemplificativo, si può ipotizzare che il tempo necessario per le attività tipiche dell’amministratore all’incirca sia:
- di 10-15 ore settimanali per condomini piccoli, fino a 10 unità immobiliari;
- di 20-30 ore settimanali per condomini medi, fino a 30 unità immobiliari;
- oltre 40 ore per condomini grandi, dal numero di unità immobiliari particolarmente grande.
A queste tempistiche, dovranno essere aggiunte anche le eventuali ore aggiuntive per imprevisti, emergenze e altre questioni che richiedono l’improvvisa presenza dell’amministratore. In ogni caso, le fasce temporali indicate hanno valore solamente generico poiché, come più volte ribadito, quella dell’amministratore è una professione versatile e flessibile, che non può essere riassunta all’interno di orari lavorativi standard.
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