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Aumento dello spread, quali saranno gli effetti sui mutui?
GTRES

Sono giorni di concitazione per il governo italiano, e nell’incertezza della politica pare materializzarsi nuovamente il famigerato spettro dello spread in aumento, che tanto aveva terrorizzato gli animi negli anni orribili della crisi 2011-2012. Ma quali possono essere, se ce ne saranno, le conseguenze sui mutui?

Innanzitutto spieghiamo rapidamente cosa sia questo “spread”: si tratta sostanzialmente della differenza tra gli interessi pagati sui titoli di Stato italiani con scadenza a dieci anni e quelli pagati dai Bund tedeschi, dello stesso periodo, che sono presi come riferimento perché molto molto bassi. Più è alto questo differenziale, più significa che allo Stato italiano costa di più chiedere soldi in prestito (appunto attraverso l’emissione di obbligazioni di Stato) per finanziare le proprie attività.

“Lo spread – spiega Renato Landoni presidente di Kiron Partners - è più comunemente riferito al “prezzo” dei prodotti finanziari che una banca colloca, che viene poi aggiunto al costo agli indici interbancari per formare il tasso finale. In questo contesto il forte aumento dello spread in questi ultimi giorni, dovuto alle incertezze circa l’approccio del nascente governo italiano riguardo alle materie economiche, impatterà sull’andamento del sistema paese Italia nel medio/lungo periodo”.

Abbiamo già visto nel biennio 2011-2012 quali possano essere gli impatti del movimento dello spread. Come ricordato nella trasmissione “Due di denari” andata in onda su Radio 24 il 28 maggio dal giornalista Morya Longo, in quegli anni l’aumento del differenziale Btp-Bund è costato in tutto ben 15 miliardi di euro per il pagamento di interessi sui titoli di Stato. Non solo, ma tale impatto ha avuto un impatto anche sul costo per i finanziamenti di aziende e banche in quanto, anche loro, hanno dovuto pagare tassi di interessi elevati quanto quelli statali.

Se lo spread sale cosa succede ai mutui?

Da un lato, spiega Landoni, “con l’aumento dello spread gli istituti di credito italiani potranno avere delle ripercussioni sui costi di approvvigionamento del denaro e di conseguenza potrebbero ribaltare tale aumento sul prezzo dei finanziamenti dei nuovi mutuatari. Aumentando gli spread aumenterebbero i tassi applicati sui mutui e ciò potrebbe generare una calo della domanda di finanziamenti”. Il che potrebbe portare, come già avvenuto nel 2012, ad un “credit crunch”, ovvero una minore propensione delle banche a concedere finanziamenti e mutui in genere se non dietro granitiche garanzie.

Dall’altro lato, risponde Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline, “a cascata, i maggiori costi di finanziamento delle banche verrebbero fatti ricadere sui loro clienti, sotto forma di aumento dei costi dei servizi e dei tassi di interesse bancari applicati ai mutui di nuova stipula o a quelli a tasso variabile. Va precisato che i tassi che aumentano non sono i tassi base, i quali dipendono dall’Euribor (per i mutui a tasso variabile) e dall’Irs (per i mutui a tasso fisso), che, essendo tassi interbancari europei, sono meno coinvolti nei movimenti prettamente italiani”.

Si tratta di un rischio immediato?

Anedda - Al momento, nonostante l’incertezza politica, non si può dire che il rischio sia immediato: negli ultimi due mesi infatti abbiamo visto i tassi Irs e Euribor restare sui minimi, facendo sì che stipulare un mutuo resti molto conveniente. Inoltre va detto che le politiche di acquisto di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea stanno facendo da ammortizzatore per eventuali conseguenze negative legate allo spread. Senz’altro, quindi, non si può dire che le conseguenze dell’aumento del differenziale tra costo dei titoli di Stato italiani e tedeschi siano imminenti.

Nel lungo termine la questione potrebbe cambiare?

Anedda - Nel caso l’incertezza dovesse protrarsi e concretizzare una instabilità effettiva la situazione potrebbe peggiorare e da quel momento certo che potrebbero innescarsi le conseguenze negative già viste sei anni fa. Se il governo non dovesse formarsi, o dovesse mettere in atto soluzioni considerate pericolose dai mercati finanziari, per le ripercussioni su debito, deficit o qualsiasi altro parametro che serva a valutare la stabilità del Paese, allora le conseguenze sicuramente ci sarebbero.

Conseguenze di che tipo?

Anedda - Innanzitutto avremmo movimenti dello spread più importanti rispetto a quelli visti finora. Inoltre, a cascata, si vedrebbero effetti  sul costo del credito in Italia, e di conseguenza anche sui tassi dei mutui.

Tenendo conto che con i livelli di spread del 2012, aumentato ad oltre 400 punti, i costi dei mutui erano aumentati anche del 4%, è plausibile che la situazione attuale conduca ancora a quelle vette?

Anedda - Difficile quantificare oggi a che livelli si possa arrivare ma c’è da dire che lo scenario di partenza di oggi è molto diverso rispetto a quello del 2012. Oggi, a differenza di ieri, sono in atto da tempo misure da parte della Bce che sono state introdotte proprio dopo la crisi finanziaria di quegli anni al preciso scopo non solo di favorire la crescita economica ma anche di calmierare squilibri finanziari come quello a cui assistiamo oggi. Se anche, quindi, la situazione politica italiana dovesse peggiorare, ci sarà di certo un aumento dello spread ma è difficile pensare che possano verificarsi nuovamente gli effetti drammatici di quegli anni. Tanto più che si tratterebbe di conseguenze limitate all’Italia, non all’intera Europa, e con un orizzonte temporale molto più lungo.

Quali circostanze dovrebbero verificarsi per un cambiamento negativo della situazione?

Anedda - Innanzitutto  potrebbe cambiare il ruolo della Bce. Indicativamente a fine settembre 2018 dovrebbe essere ridiscussa la politica di acquisto di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea, anche alla luce dalla prossima fine del mandato di Draghi, quindi questo potrebbe cambiare le carte in tavola. Se contemporaneamente si affermasse una situazione di aumento tassi di interesse e di instabilità italiana che facesse aumentare lo spread è ovvio che il costo del denaro per gli operatori italiani aumenterebbe, con le conseguenze a cascata di cui sopra anche sui costi dei mutui.

Cosa consiglia, allora, a chi deve stipulare un mutuo oggi?

Anedda - Ora come ora il momento è ancora ideale per la stipula di mutui a tasso fisso, perché i tassi sono ancora ai minimi storici e qualunque cosa accada resteranno tali. Per chi decida di accendere un mutuo a tasso variabile i rischi possono essere maggiori, quindi sarebbe consigliabile scegliere durate brevi, non oltre i dieci anni, per non doversi trovare a pagare un domani tassi molto più elevati a causa di eventi che al momento è difficile pronosticare.

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