Commenti: 0
Bce aumenta i tassi
GTRES

La giornata del 21 luglio 2022 è stata importante per due ragioni: da un lato, le dimissioni ufficializzate di Mario Draghi (con elezioni anticipate al 25 settembre prossimo), che hanno riscosso reazioni anche a livello internazionale; dall’altro, il rialzo dei tassi Bce allo 0,50 per cento, per la prima volta dopo anni e anni di tassi rasoterra e l’introduzione dello strumento antispread Tpi. Quali saranno le conseguenze di questi movimenti sui mutui in Italia? Ne abbiamo parlato con Fabio Femiani di idealista/mutui.

La Bce alza i tassi di interesse: cosa succede ora

Per la prima volta dopo 11 anni la Bce ha alzato i tassi di interesse, non dell’annunciato 0,25 per cento ma di ben mezzo punto percentuale. Poiché poi Christine Lagarde aveva annunciato due aumenti, a luglio e a settembre, tutto fa pensare che questo non sarà l’unico aumento che dobbiamo attenderci. L’aumento dei tassi era necessario per controllare l’inflazione, ma è indubbio che questa mossa avrà le sue conseguenze su famiglie e imprese, probabilmente accelerando la corsa verso la frenata della crescita economica, se non la recessione. Ad esempio, mutui e prestiti diverranno necessariamente più costosi, allineandosi alle spinte inflazionistiche già in atto e riducendo ulteriormente la capacità di spesa e, di conseguenza, i consumi.

Tpi della Bce: lo strumento antispread

Ieri lo spread tra Btp italiano e bund tedesco, dopo essersi ridimensionato a seguito della speranza di una prosecuzione dell’esecutivo guidato da Draghi, ha chiuso a oltre 236 punti. Ma, come dicevamo alcuni giorni fa, non deve essere tanto lo spread tra Btp e Bund a preoccupare. Teoricamente ancor meno dopo l’introduzione dello strumento antispread della Bce (il Transmission Protection Instrument) che dovrebbe limitare fluttuazioni eccessive nei differenziali tra rendimenti dei titoli di Stato, allo scopo di impedire nuove crisi del debito quali quella del 2011. Sul funzionamento di tale strumento, volutamente, non è stata fatta chiarezza. Quel che si sa è che lo strumento affiancherà le altre politiche di acquisto titoli di Stato già attive presso la Banca Centrale Europea e che la sua attivazione non sarà automatica ma a discrezione di Francoforte, che valuterà caso per caso.

La Bce alza i tassi di interesse: quali conseguenze sui mutui?

Ma quali saranno allora esattamente le conseguenze sui mutui dell’aumento dei tassi Bce? “Un aumento dei tassi era atteso, - spiega Fabio Femiani, responsabile idealista/mutui per l’Italia. – Già solo quando questa mossa è stata annunciata qualche tempo fa la notizia aveva provocato un aumento dei tassi di riferimento sui mutui, in particolare l’Irs, che anticipa gli aumenti del costo del denaro a più lungo termine. Ora la Bce ha effettivamente aumentato i tassi di 50 bp e probabilmente deciderà un nuovo aumento anche per settembre. Bisogna quindi aspettarsi un nuovo aumento del costo del denaro e dei tassi sui mutui”.

Ma quali sono i mutui che verranno coinvolti in questi aumenti? “Ad oggi nove mutui su dieci sono a tasso fisso, - spiega Femiani, - quindi le conseguenze si vedranno su quel mutuo su dieci a tasso variabile, e in generale sui mutui di nuova emissione, anche a tasso fisso, che saranno emessi a tassi maggiori rispetto al passato”.

Il rialzo dei tassi di interesse Bce, invece, non avrà nessuna conseguenza sui mutui a tasso fisso in essere. Ad essere coinvolti dall’aumento dei tassi saranno invece in particolare i mutui variabili indicizzati al tasso Bce (estremamente rari) e quelli, più comuni, indicizzati all’Euribor, tassi di riferimento che già da tempo sta sperimentando una variazione al rialzo, anche se meno decisa rispetto al suo omologo di riferimento per i tassi fissi, l’Irs.

Rialzo tassi Bce: quanto costa di più il mutuo?

“Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile in essere, al momento non si vedono rialzi sensibili, - precisa Femiani. - Lo saranno tra qualche mese, anche in relazione alla scadenza dell’Euribor al quale sono indicizzati (un mese o tre mesi)”.

In particolare, da inizio mese a ieri l’Euribor a un mese si è mosso dal -0,51 per cento al -0,26 per cento mentre il parametro a tre mesi si è spostato di 31 centesimi tornando in territorio positivo, allo 0,13 per cento. Uno spostamento di 31 centesimi equivale a circa 22 euro in più nella rata del mutuo, il che significa 264 euro l’anno e circa 8 mila euro per una durata trentennale.

Dimissioni di Draghi: quali conseguenze sui mutui?

D’altro canto, anche la caduta del governo Draghi può avere conseguenze sui mutui casa. “Il fatto che Draghi si sia dimesso mette in forse una serie di misure e di riforme, soprattutto in relazione al Pnrr, rischiando di mettere l’Italia nuovamente in condizione di sorvegliata speciale e facendo aumentare il nostro spread con i titoli di Stato tedeschi, - spiega Fabio Femiani.

L’aumento dello spread in questo caso potrebbe riverberarsi sui costi delle banche, che necessariamente li scaricherebbero sul consumatore finale sotto forma di maggiori costi dei prodotti finanziari. Tra cui i mutui.

“Un aumento dello spread Btp-Bund potrebbe riflettersi in un maggiore “spread bancario”, ovvero nell’aumento dei costi dei mutui di nuova stipula, il che renderà più difficile per le famiglie accedere al credito. Il che si aggiunge ad un contesto inflazionistico già in atto, che certo non è positivo per il potere di acquisto di famiglie e imprese”, riassume Femiani.

Mutui più costosi: come difendersi?

Se i mutui diventano più costosi, è tutto perduto? Cosa deve fare chi deve accendere un mutuo per comprare casa?

“I maggiori costi non devono scoraggiare gli italiani dal comprare casa: è infatti probabile che tornino in auge forme ibride di mutuo ormai dimenticate in questi dieci anni di tassi a zero”, segnala Femiani. Parliamo dei mutui a tasso variabile con cap o dei mutui a rata costante e durata variabile: questi mutui garantiscono un limite all’aumento del costo del mutuo, e assicurano una rata che non varia, in modo da permettere alle famiglie di gestire in tranquillità le proprie finanze.

“Le banche stanno già tornando a immettere sul mercato questo tipo di strumenti a prezzo competitivo, - spiega Femiani. – Si tratta di promuovere ora questi strumenti, che praticamente sono sconosciuti alla nuova generazione di acquirenti di casa”.

Al momento infatti, nonostante i mutui a tasso fisso arrivino a sfiorare il 3-4 per cento, sono ancora tra gli strumenti preferiti tra chi accende un nuovo mutuo, che continua a preferire questa opzione per difendersi dai rialzi futuri. Si tratta di ricostruire una cultura finanziaria a beneficio di coloro che, comprando casa oggi a 35-40 anni, sono abituati al mondo dei tassi a zero e dei mutui a tasso fisso, ignorando quasi l’esistenza di mutui ibridi inventati per cavalcare periodi di tassi di interesse in rialzo.

Surroga del mutuo: tornerà conveniente?

Secondo Fabio Femiani di idealista/mutui potrebbe tornare perfino una nuova era del mutuo surroga. “La spinta inflazionistica non si esaurirà molto presto, quindi il costo dei mutui potrebbe salire al punto da stimolare la surroga verso nuovi finanziamenti a tasso variabile con strumenti di protezione”, spiega.

 

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account