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Blockchain, il nuovo sceriffo contro i falsificatori di opere d’arte
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Quella del falsificatore è una figura descritta in molti film. E l’arte è uno degli ambiti più colpiti da questo tipo di individuo. Quanti dipinti o sculture sono state magari vendute per milioni non essendo altro che rozze imitazioni. Ma tutto ciò potrebbe avere i giorni contati. La blockchain, infatti, potrebbe essere la soluzione per evitare questo tipo di situazioni. Questa tecnologia sta diventando sempre più importante, a quanto pare anche per verificare le opere d’arte.

Una realtà necessaria per molti artisti

Dopo che alcuni acquirenti hanno chiesto di certificare la paternità delle sue opere, l’artista contemporaneo Philip Colbert ha pensato di elaborare un proprio sistema per certificare il suo lavoro e dimostrarne autenticità.

“Ho avuto un distributore in Giappone il quale mi ha detto che mi serviva un modo migliore per certificare la mia arte, perché la gente compra opere d’arte come investimento”, ha raccontato l’artista britannico a Bloomberg.

Con questo pensiero in testa, Colbert ha incontrato Rob Norton, il fondatore della startup Verisart, un’azienda americana che utilizza la blockchain per verificare l’autenticità delle opere d’arte. “La frode artistica è un problema tanto antico quanto l’arte stessa”, ha lamentato Norton. E ha aggiunto: “Gli artisti sono considerati inaffidabili quando si tratta di documentare il proprio lavoro. Già nel XVII secolo, il commerciante di Rembrandt aveva lamentato la mancanza di manutenzione dei registri da parte del suo cliente”.

Parlando del grave problema della falsificazione, Colbert ha spiegato che “l’arte è una moneta in un certo qual modo; alla fine della giornata in cui va all’asta, l’origine è un elemento molto importante del suo valore”.

E anche se la blockchain può rappresentare una soluzione, il cammino non è facile. Alcuni acquirenti e collezionisti d’arte preferiscono la privacy e non “apprezzano” il fatto di mostrare le transazioni pubblicamente, come accade con le operazioni che avvengono nella blockchain.

La blockchain, infatti, crea un registro immutabile e tracciabile di ogni transazione, indipendentemente dal materiale o dall’operazione. Un uso prolungato di questa tecnologia potrebbe aumentare il mercato dell’arte online, che non è ancora stato sfruttato. Attualmente, le vendite online rappresentano appena circa l’8% del mercato globale dell’arte, secondo un rapporto di Ubs Group AG e Art Basel pubblicato questo mese.

Bisogna sottolineare che è possibile trovare gallerie d’arte online e vetrine che accettano criptovalute come pagamento per le opere lì esposte.

La punta dell’iceberg

“L’arte è il secondo mercato non regolamentato più grande dopo quello delle droghe illecite ed è significativamente oscurato dall’attività fraudolente. E’ possibile accelerare la fiducia e la liquidità fornendo standard migliori per una certificazione globale verificabile”, ha spiegato il fondatore di Verisart.

La fiducia, o la mancanza di essa, è il problema chiave, poiché i potenziali acquirenti rifiutano di spendere cifre significative in opere la cui provenienza non può essere verificata completamente e che non possono essere viste al momento dell’acquisto. “Diversi studi stimano che l’80% del denaro che muove l’arte si deve alla falsificazione”, ha spiegato Norton, ex direttore esecutivo di Saatchi Online e Sedition Art.

D’altra parte, la tecnologia blockchain ha anche fatto la differenza in termini di copyright in generale. Possiamo ricordare il caso del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, che stava considerando l’utilizzo della tecnologia per la proprietà intellettuale. Mentre l’anno scorso, il conglomerato Viacom aveva collaborato con JAAK per proteggere anche i diritti d’autore.

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