Un primo progetto al via a novembre in via Meda
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Riscaldamento a Milano con le acque reflue GTRES

Acqua di fogna per riscaldare le case. Sembra strano ma potrebbe diventare realtà: a Milano parte una sperimentazione per riutilizzare le acque reflue per produrre energia e salvaguardare l’ambiente.

Il progetto è di Metropolitana Milanese e parte a novembre: se darà riscontri positivi potrebbe essere “esportato” anche in altre città. In poche parole, le acque reflue, che hanno in media una temperatura di 15-20 gradi tutto l’anno, vengono recuperate e incanalate in un sistema di tubature che le conduce ad una piastra in acciaio a sei metri di profondità, dove avviene lo scambio termico. In questo modo non si attinge alla falda, non si fanno nuovi scavi e non si produce nuovo calore, recuperando invece quello già esistente. Un buon esempio di economia circolare. Un prototipo esiste a Nosedo, nella periferia milanese, e alimenta una palazzina di uffici. A fine anno la sperimentazione si estenderà in via Meda, in una sede di Metropolitana Milanese. Milano arriva prima in Italia, ma a Zurigo esperimenti di questo genere si effettuano già dal 2007.

Quali i potenziali aspetti negativi? Innanzitutto la quantità di calore recuperata potrebbe non essere sufficiente a coprire i picchi di freddo invernali, ma solo circa una metà del fabbisogno energetico necessario in quei casi (che comunque è già qualcosa); poi, il costo dell’impianto, che ovviamente lievita all’aumentare delle dimensioni dell’edificio da scaldare. Ad esempio, un palazzo di medie dimensioni avrebbe necessità di un impianto del valore di circa 30 mila euro.

Tra i lati positivi, la produzione di energia a basso impatto ambientale, un risparmio fino al 50% in bolletta, la compatibilità con il teleriscaldamento elettrico e la possibilità di utilizzare gli stessi impianti anche come fonte di raffrescamento nei mesi estivi.

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