
Non siamo in grado di immaginare una casa senza finestre. Senza luce naturale, sarebbe un incubo. Perché non solo ne ha bisogno il nostro corpo, ma anche la nostra mente. Sin dai tempi della pietra, l’essere umano ha subìto il fascino dell’effetto della luce solare in architettura. Tuttavia, in città sempre più verticali come quelle di oggi, i grattacieli di vetro dominano le skyline. Ma è possibile che gli architetti contemporanei abbiano dimenticato l'importanza della luce naturale nelle nostre vite?
Oggi, infatti, c’è una certa tendenza a costruire grattacieli vetrati, quasi trasparenti, dove la vista sull’esterno ha la precedenza sugli altri aspetti, come ad esempio la luce interna dell’edificio o l'impatto sulla città. Uno dei casi più esemplificativi di questo fenomeno è stata la cosiddetta torre Walkie Talkie, uno dei grattacieli più iconici della skyline londinese, progettata da Rafael Viñoly (venduta l'anno scorso per 1.500 milioni di euro). I cittadini di Londra si sono resi conto che nei giorni in cui il sole era più forte l’edificio rifletteva un fascio di luce talmente intenso da danneggiare le automobili e persino bruciare gli zerbini.

Questo inconveniente dimostra un certo disinteresse per la vita ‘a terra’ quando si progettano i grattacieli, in città che mentre crescono diventano sempre più cupe. “Gli edifici alti trionfano o falliscono sotto il profilo della qualità della vita ‘a terra’, dove c’è tanta ombra e vento”, spiega Christian Coop, design director dello studio di architettura NBBJ. Lo studio aveva fatto notizia qualche anno fa per un innovativo design che puntava a invertire questa tendenza di oscuramento delle città.
Far uscire gli edifici dalla loro ombra
No Shadow Tower è un’interessante proposta di NBBJ affinché i grattacieli fungano da specchi giganti l'uno dell'altro. In modo da dirigere la luce del sole nell'ombra che provocano. Nel suo prototipo di due torri, una è progettata in modo che il percorso del sole attraverso il cielo operi in modo tale da ridurre in media il 50% dell'ombra nella base dell'altro edificio.
Sebbene questo progetto riesca a neutralizzare l'ombra da basso, le torri continuerebbero a proiettare ombre. "E se un'altra torre alta fosse costruita davanti alla torre riflettente, smetterebbe di funzionare, quindi tutto deve far parte di un piano generale", ammette Coop.

Anche altri architetti hanno provato a risolvere il problema delle ombre. A Sydney, la One Central Park, progettata dall’architetto francese Jean Nouvel e ultimata nel 2014, riesce ad attenuare la propria ombra attraverso una serie di specchi motorizzati che tracciano il sole. Questo monumentale meccanismo si sposta da un lato all'altro dell'edificio per dirigere i raggi verso le aree d'ombra.

Questo sistema di specchi mobili è noto come eliostato. Sebbene originariamente fosse stato sviluppato per centrali solari a concentrazione, oggi viene utilizzato per portare la luce a comunità coperte dall’ombra. Ad esempio, nel 2016 il villaggio alpino di Viganella ha installato gli eliostati su una collina in modo da permettere alla luce di raggiungere la piazza del villaggio, altrimenti al buio durante l'inverno. Nel 2013, la città di Rjukan, in Norvegia, ha seguito il suo esempio.
Molti architetti sono consapevoli dell'importanza della luce naturale per il benessere dei cittadini delle grandi città, motivo per cui la stanno portando “a terra”. Il New York Fulton Center, che è un centro commerciale e una stazione della metropolitana, ha una specie di lucernario in acciaio inossidabile e pannelli in alluminio per riflettere la luce naturale nelle piattaforme suburbane.
Questo impressionante imbuto non solo fa penetrare la luce nell'edificio e nella metropolitana, ma filtra anche i colori del cielo e delle sue nuvole verso il basso, creando un'esperienza quasi cinematografica. La finestra attraverso la quale entra la luce naturale è volutamente piccola, poiché più luce creerebbe più ombre e contrasti, quando ciò che si cerca è di riflettere dolcemente la luce del giorno, non illuminare.

Un ingegnoso gioco di ombre
Non sempre l'oscurità è sgradita in architettura. L'equilibrio tra luci e ombre è un elemento centrale per la creazione di spazi. Una delle scuole di architettura che più gioca con le ombre per creare forme e trame è quella giapponese.
Tra i molti esempi che si possono trovare c’è la Optical Glass House, progettata dall'architetto Hiroshi Nakamura e completata nel 2012, è sicuramente la più rappresentativa. La casa ha una parete est che misura 8 mq ed è composta da 6.000 mattoni in vetro ottico, che a differenza del vetro ordinario è insonorizzato.

Questo genera uno speciale isolamento con la strada, da cui non arriva quasi nessun rumore. La vista è pixelata dall'interno e la luce entra in modo morbido e raffinato. Inoltre, una rete metallica molto leggera separa il giardino dal soggiorno, così la luce passa attraverso un altro filtro che genera ombre ondulate e proietta una luminosità fioca, come se il sole emettesse solo una brezza. È un gioco di luci naturalistico usato dai giapponesi nella loro architettura tradizionale, in modo che l'interno delle loro case avesse una trama meno intensa.

In Medio Oriente, le finestre tradizionali hanno sempre avuto anche dei reticoli, per far sì che la luce venisse macchiata dalle ombre all'interno della casa. Ma non è solo una questione estetica, serve anche a mantenere gli edifici freschi.
Questo sistema di ombre continua a ispirare molti architetti in tutto il mondo anche oggi. Ad esempio, il brasiliano Marcio Kogan, il cui Vertical Itaim, una torre residenziale costruita a San Paolo nel 2014, ha strutture in legno sulle pareti di vetro.

Il traliccio è stato reinventato oggi grazie tecnologia avanzata. Le Al Bahr Towers, progettate dalla britannica AHR Architecture e completate nel 2012 ad Abu Dhabi, hanno una cortina di pannelli all'esterno della vetrata che si apre e si chiude automaticamente seguendo il sole.
Secondo AHR, con questo dispositivo di ombreggiamento si può a ridurre l’impatto solare del 50%, il che si traduce in un minor uso (e quindi costo) dell’aria condizionata. Anche il campus Kolding dell'Università del Sud della Danimarca utilizza un sistema simile con persiane triangolari che si aprono o si chiudono in risposta al calore e ai livelli di luce all'interno dell'edificio.

In breve, l'architettura ora ha la tecnologia necessaria per sfruttare la luce naturale. Gli architetti contemporanei cercano di dare più importanza a questo fattore, prendendo in considerazione le ombre generate dai grattacieli nello spazio urbano e la centralità dell'impatto del sole sulle nostre vite. Le città di domani cominciano a essere disegnare come tele solari, piene di sfumature e di chiaroscuri.
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