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Roma, consumati 30mila ettari di territorio per costruire edifici e strade su zone a rischio
GTRES

A Roma sono stati consumati oltre 30mila ettari di superficie (23,54% del totale) per costruire e, nel 92% dei casi, la situazione è irreversibile. Lo ha reso noto uno studio effettuato da Roma Capitale e Ispra.Tra l’altro il dato delle zone interessate riguarderebbe il 13% delle aree a massima pericolosità idraulica del quale oltre l’80% è irrecuperabile. Sempre secondo lo studio, la maggiore percentuale di territorio impermeabilizzato a Roma si trova nei municipi I (74,38%), II (68,42%) e V (63,11%), mentre quella minore ricade nel municipio XIV 12,78%.

Nella ricerca sul consumo di suolo a Roma, realizzata da Open Data di Roma Capitale e Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, si legge: "In linea generale, Roma ha perso terreno a vantaggio di edifici (28% delle aree artificiali), strade (21%) e altre aree impermeabilizzate come parcheggi e piazzali (40%)".

Tra l’altro, molti tecnici pongono l’accento sul dato più pericoloso: "molte di queste superfici si trovano in zone sensibili, come aree di pericolosità idraulica o aree vincolate". A questo si aggiunge che nella Capitale le aree con massima pericolosità idraulica (reticolo principale e secondario, esclusi i canali di bonifica), aree di esondazione con un tempo di ritorno di 50 anni, "hanno un'estensione superiore ai 6mila ettari e nelle aree di massima pericolosità risultano consumati più di 800 ettari, di cui l’82% irreversibilmente".

Il quadro generale che scaturisce da questa ricerca è di una città soggetta a una forte cementificazione negli ultimi anni che rischia di comprometterne irrimediabilmente la tenuta idrogeologica in diverse zone della città. Per dare un’idea delle proporzioni della superficie “divorata” dagli interventi di costruzione, 30mila ettari equivale a 3.600 l’area del Circo Massimo.

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