Il mercato immobiliare britannico sta affrontando la tempesta sollevata dal referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’ingranaggio europeo. Anche se gli esperti hanno predetto un crollo a due cifre delle vendite di case, i dati di luglio mostrano una correzione molto più piccola.
Secondo i dati del Tesoro britannico raccolti dal Financial Times, nel settimo mese dell’anno – il primo dopo la vittoria della “Brexit” – sono state chiuse 94.550 compravendite, con un calo di appena lo 0,9% rispetto a giugno, quando le transazioni sono state 95.430.
Il calo maggiore è stato registrato nelle operazioni riguardanti edifici non residenziali: in tale comparto sono state condotte 9.820 compravendite, in calo dell’1,5% su base annua e fino a un 7,5% in meno rispetto al mese precedente. Questo risultato potrebbe essere l’inizio di un cambiamento di tendenza, perché nella prima metà dell’anno le compravendite di immobili non residenziali hanno registrato quasi il 5%, il primo calo annuale dall’aprile 2013.
Dall’altra parte, il quotidiano Expansion ricorda un altro fatto che sembra confermare un rallentamento del mattone britannico più debole del previsto: l’aumento dei prezzi confermato dall’agenzia statistica britannica (Ons). Nel mese di luglio le case sono state rivalutate dell’8,7%.
La seconda impresa di costruzioni più grande del Regno Unito, Persimmon, ha poi fatto sapere che la domanda residenziale è ancora molto forte dopo il referendum: “Dopo un modesto aumento nella settimana successiva al voto, le cancellazioni sono tornate a livelli normali e sono attualmente poco al di sotto dei livelli dello scorso anno”.
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