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Spaziani Testa: "Incentivare gli affitti per rilanciare l'economia"
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Aumenti Imu e Tasi, decreto sblocca cantieri e incentivi all’edilizia: come coordinare il tutto perché l’immobiliare torni a trainare l’economia? idealista/news ne ha parlato con il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

L’ultima notizia è lo sblocco degli aumenti delle aliquote Imu e Tasi per i Comuni. Una novità che certo non può far piacere ai proprietari di casa, ma nemmeno a chi la casa deve venderla o affittarla, traducendosi di fatto nell’ennesima, scomoda, “patrimoniale”.

In che modo questa decisione si mette di traverso al settore immobiliare italiano?

“Abbiamo contestato fin dalla prima approvazione, in ottobre, della legge di Bilancio il fatto che il blocco Imu e Tasi non fosse rinnovato – osserva il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.  – Successivamente abbiamo ulteriormente segnalato che ciò avrebbe creato problemi in genere al mercato e ai valori immobiliari, con particolare riferimento agli immobili locati a canone concordato”.

L’aumento delle imposte comunali può quindi danneggiare l’affitto a canone concordato?

“Certo, - risponde SpazianI Testa, - in molte città infatti gli spazi di manovra per calmierare i canoni sono dati proprio dalle aliquote basse. Quindi aumentarle porta in generale un potenziale danno in un settore che invece dovrebbe essere tutelato. Circostanza che si è già verificata nel Comune di Torino, dove le aliquote sono già salite. A fine mese, con l’approvazione dei bilanci, avremo notizie anche sugli altri Comuni”.

Confronto con il mercato immobiliare internazionale

In generale, secondo Spaziani Testa, la decisione del Governo manda un segnale negativo per il settore immobiliare, che necessiterebbe di modifiche al ribasso di tassazioni di tipo patrimoniale (come appunto Imu e Tasi) e di più incentivi, per tenere il passo con il mercato internazionale. “Considerando altri Paesi europei e non solo – spiega il presidente di Confedilizia, - il confronto con l’immobiliare italiano è falsato dal fatto che, negli Stati esteri, la tassa sui rifiuti è inclusa nella tassa sulla proprietà. In Italia invece la Tari è a parte rispetto alle imposte legate alla proprietà dell’immobile. Inoltre, se l’Agenzia delle Entrate sostiene che la pressione fiscale sulla casa sia di 40 miliardi, Confedilizia, considerando anche la Tari, arriva a conteggiarne 50. Si tratta ad ogni modo di livelli di tassazione eccessivi, che sconfinano in una modalità patrimoniale di tassazione e che certo non giovano al settore immobiliare”.

Come si potrebbe intervenire per limitare il danno?

“Dal punto di vista fiscale, – risponde Spaziani Testa, – vari sono i tipi di interventi. Il governo si sta producendo in vari decreti (dallo sblocca cantieri al decreto crescita) per spingere lo sviluppo economico, ma Confedilizia tiene a sottolineare che l’economia si potrebbe muovere anche se si consentisse all’immobiliare di fare da fattore propulsivo, come è sempre stato. Quindi chiediamo incentivi per l’edilizia privata, perché ciò smuoverebbe anche le imprese edili dando impulso all’economia”.

I bonus per la casa sono numerosi. Non bastano?

“Si potrebbe fare di più, - replica il presidente di Confedilizia. -Tra le nostre proposte c’è ad esempio che i bonus ristrutturazioni, energetico e sismico siano resi stabili fino al 2021, evitando le proroghe di anno in anno e consentendo progetti più a lungo termine. Dall’altro lato servono specifiche modifiche a quegli incentivi per renderli più appetibili ed utilizzabili anche quando non lo siano per motivi tecnici. Ad esempio, in assenza di reddito le spese non si possono ovviamente detrarre e quindi l’incentivo cade nel vuoto”.

Quali altri incentivi per la casa si potrebbero attivare?

“Si parla di un possibile incentivo per chi acquista un immobile da affittare previa ristrutturazione e riqualificazione, - risponde Spaziani Testa. - Se ben congegnata una misura del genere andrebbe nella direzione giusta, ma è anche vero che gli interventi edilizi si favoriscono anche indirettamente ad esempio favorendo l’affitto. Se la cedolare secca per i negozi fosse migliorata, estendendola almeno a tutti i contratti stipulati dal 2019 – e non solo a quelli stipulati nel 2019, come ora previsto – ci sarebbe più possibilità di accesso e più stimolo per l’economia”.

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