“Ad ora non abbiamo abbastanza imprese che ci permettano di fare un salto energetico di ben due classi entro il 2033”. A dirlo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a margine del convegno di Illumia “Crisi energetica superata?” che si è svolto a Bologna parlando della direttiva Ue sulle case green. Un provvedimento molto discusso e che ha incassato il primo via libera lo scorso 9 febbraio con il voto della Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo.
Il ministro Pichetto ha spiegato che “la direttiva europea non va bene” e ha affermato: “Nessuno mette in dubbio che debbano essere mitigate le emissioni dei nostri edifici, soprattutto in zone ad alto rischio come la Pianura Padana, che sfiorano sempre i limiti dei parametri di emissioni consentite. Noi ci siamo per fare la nostra parte, ma bisogna tenere conto delle caratteristiche del nostro Paese. Ad ora non abbiamo abbastanza imprese che ci permettano di fare un salto energetico di ben due classi entro il 2033”.
Direttiva Ue sulle case green, cosa prevede
La direttiva Energy Performance of Buildings Directive (Epbd) inserita all’interno del pacchetto “Fit For 55” prevede un graduale miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili, in particolare suggerisce per gli edifici residenziali il raggiungimento della classe E entro il 2030 e della classe D entro il 2033.
Il primo voto sul provvedimento c’è stato lo scorso 9 febbraio, quando la Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo ha approvato la relazione Itre con 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astenuti. Il prossimo passo sarà l’esame della plenaria a marzo e poi prenderà il via il negoziato tra Commissione, Consiglio e Parlamento per arrivare alla versione finale da approvare.
Direttiva Ue sulle case green, seconde case
In base a quanto previsto ad oggi, la direttiva Ue sulle case green escluderebbe le seconde case. Tra le eccezioni, infatti, sono annoverati gli edifici storici o dal particolare valore architettonico, gli immobili collocati in aree vincolate o protette, le unità residenziali utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, di fatto dunque le seconde case.
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