L’impegno delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) è quello di inserirsi in un ventaglio di processi che promuovono l’utilizzo sostenibile di fonti rinnovabili e, a tal proposito, l’Italia si è messa in opera rapidamente dopo le disposizioni della Comunità Europea. Più nello specifico, si tratta di associazioni che si impegnano nella produzione e nella condivisione di energia proveniente da fonti rinnovabili. L’obiettivo delle CER è generare e gestire autonomamente energia verde a prezzi convenienti, riducendo in modo significativo le emissioni di CO2 e il consumo energetico inutile. Questi impianti sono realizzati su piccola scala, trovando nelle comunità locali un contesto dove la promozione sociale e la realizzazione pratica dei progetti risulta più agevole.
La normativa italiana sulle CER ha cominciato ad allinearsi a quella europea con il DL 162/19, meglio conosciuto come “Decreto Milleproroghe”, il primo documento ufficiale di un iter legislativo in continuo progresso.
Cosa sono le Comunità Energetiche?
Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono nuove forme di produzione e organizzazione delle fonti rinnovabili in un contesto locale condiviso da persone fisiche residenti, piccole e medie imprese, attività commerciali ed enti comunali.
Le CER sono a tutti gli effetti delle associazioni, delle persone giuridiche che includono tre tipi di soggetti:
- produttori, cioè coloro che producono energia e la condividono coi membri della Comunità;
- consumatori, ovvero utenti che usufruiscono dell’energia erogata dagli altri soggetti;
- “prosumer”, cioè soggetti che sono in grado di produrre autonomamente energia e allo stesso tempo di consumarla;
Ognuno di questi soggetti giuridici, pubblici o privati, può avanzare una proposta di Comunità Energetica Rinnovabile dopo aver scelto un terreno edificabile che rientri nei requisiti posti dalla normativa.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia
Stando ai dati 2023, la distribuzione di Comunità Energetiche in Italia è concentrata nel Nord Italia tra Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna ma queste realtà sono presenti anche in Lazio, nelle Marche, in Puglia e nelle isole.
Attualmente, in Italia si contano circa 100 Comunità Energetiche nel 2023, di cui 35 operative e il resto divise tra impianti in fase progettuale e impianti che attendono il lascia passare del dipartimento del GSE per le Comunità Energetiche. Tra le città che si preparano ad avviare nuove CER troviamo Milano, Roma, Firenze e Palermo.
Tra i virtuosi esempi di Comunità Energetiche in Italia troviamo:
- due impianti sardi di Villanovaforru e Ussaramanna, rivolti a comunità di una cinquantina di persone e in grado di produrre circa 70 MWh/anno;
- “Energy City Hall” a Magliano Alpi, in provincia di Cuneo, che presenta due impianti fotovoltaici per una potenza totale di 40 kW;
- “Energia Agricola a km 0" realizzata in Veneto, ove le principali aziende agricole associate raggiungono un risparmio di emissioni di CO2 pari a 11140 tonnellate l’anno.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, si è dimostrato propositivo e ambizioso riguardo l’obiettivo di produrre 2/3 dell’energia da fonti rinnovabili, tanto da voler attuare le previsioni del PNRR tramite la costruzione di oltre 15mila Comunità Energetiche entro il 2030.
L’Italia è rimaste leggermente indietro rispetto ad alcune eccellenze europee in ambito di Energy Community (si registra una fitta concentrazione tra Germania, Paesi Bassi e Danimarca) ma la strada è segnata: non si può più assecondare la crisi climatica globale e serve agire con soluzioni virtuose e innovative.
La realizzazione di una Comunità Energetica
Per dare vita ad un nuovo schema di Comunità Energetica Rinnovabile è necessario seguire una serie di passaggi, ovvero:
- individuazione di un’area su cui costruire tutta l’infrastruttura e valutare quali soggetti fisici siano presenti in questa zona. Lo spazio di un condominio per una comunità energetica può essere sufficiente, così come un complesso di abitazioni o un centro commerciale;
- interrogazione dei possibili soggetti interessati a partecipare al progetto di CER e consenso al trattamento dei dati;
- costituzione del soggetto giuridico: non essendo possibile catalogare le comunità energetiche come organizzazioni a scopo di lucro, solitamente le si etichetta come associazioni non riconosciute o cooperative.
- stabilire le forme di finanziamento, che possono arrivare da enti comunali o soggetti terzi (gli impianti non devono essere per forza di proprietà della Comunità).
Dopo l’avanzamento del progetto e la costruzione degli impianti, si può presentare una richiesta agli enti preposti per ricevere gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili.
La normativa italiana e il Decreto Milleproroghe
L’Italia ha avviato il processo di recepimento delle norme comunitarie (da cui è nato il concetto giuridico di Energy Community) con il DL 162/19, il cosiddetto “Decreto Milleproroghe”, che ha introdotto all’art. 42-bis una prima fase sperimentale di configurazione degli impianti.
Dopo l’attuazione delle disposizioni della Comunità Europea, l’ultimo procedimento legislativo è entrato in vigore a marzo 2023: si parla di TIAD, il Testo Integrato per l’Autoconsumo Diffuso, una delibera che regola i requisiti e le modalità per l’accesso all’erogazione del servizio delle Comunità Energetiche e ha introdotto la possibilità di ampliarne l’estensione e la potenza (ora superiore ai 200 kW).
Comunità Energetiche: incentivi e benefici
La realizzazione di Comunità Energetiche comporta diversi benefici ambientali e vantaggi economici, tra cui:
- risparmio in bolletta: condividere e distribuire la produzione di energia elettrica nella CER porta ad un incentivo stimato di 119€/MWh, oltre a una stabilità dei costi dovuta alla minor dipendenza dai mercati;
- benefici ambientali: l'utilizzo delle energie rinnovabili all'interno delle Comunità Energetiche aiuta a ridurre l'emissione di gas a effetto serra e l'impatto ambientale associato alle fonti di energia convenzionali. Ciò contribuisce alla lotta contro il cambiamento climatico e alla creazione di un ambiente più pulito e sostenibile;
- riduzione degli sprechi: grazie a una ridistribuzione interna, è possibile ridurre la dispersione di energia che si verificherebbe col trasporto;
- coinvolgimento attivo dei cittadini: i partecipanti delle Comunità Energetiche sono coinvolti in un’iniziativa notevole anche a livello concettuale poiché volta a promuovere l’utilizzo di fonti rinnovabili, la diminuzione della povertà energetica e una nuova sensibilità verso temi come l’inquinamento e la decarbonizzazione.
A seguito dei diversi rallentamenti nell’avanzamento dei progetti dovuto alla crisi pandemica, il governo Meloni ha disposto dei finanziamenti a fondo perduto per riprendere le attività interrotte e rendere operative più centrali.
Le persone hanno anche chiesto
Qual è la differenza tra comunità energetica e autoconsumo collettivo?
Le Comunità Energetiche coinvolgono condomini abitati da persone fisiche, enti comunali, aziende e imprese in uno stesso spazio. L’autoconsumo collettivo è tendenzialmente rivolto a edifici di dimensioni più contenute e a sé stanti, come può essere un edificio che raccoglie diverse utenze.
Quanto costa fare una comunità energetica?
Il recente decreto CER in materia di Comunità Energetiche Rinnovabili individua tre fasce di incentivi per Comunità Energetiche Rinnovabili suddivise per potenza dell’infrastruttura, tariffa fissa incentivante (60-80 €/MWh) e premio variabile (100-120 euro).
Il legislatore ha proposto poi ulteriori incentivi per realizzare Comunità energetiche rinnovabili, tra cui la possibilità di detrazione fiscale tra il 50% e il 110% (Superbonus) a seconda della potenza dell’impianto e alle sue spese di realizzazione.
Quali sono i problemi delle Comunità Energetiche?
Alcuni punti critici delle Comunità Energetiche Rinnovabili sono i tempi legislativi dilatati ed i costi onerosi per il collegamento alla rete elettrica nazionale, per la realizzazione delle cabine primarie e per la loro manutenzione sono i problemi più pratici.
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