Nel centro del sassarese il sindaco Antonello Cubaiu tra i primi a lanciare l'iniziativa nel 2016: 140 la case disponibili
Nulvi
La sede del Comune di Nulvi ed il sindaco, Antonello Cubaiu idealista/news

Uno dei primi progetti di Case a 1 euro in Italia è stato varato a Nulvi. Siamo in Sardegna, in provincia di Sassari, centro principale dell'Anglona, regione storica del nord dell'isola. In questo centro, come ci spiega il sindaco Antonello Cubaiu, uno dei problemi strutturali con cui bisogna fare i conti è quello dello spopolamento. E qui entrano in gioco le case a 1 euro: l'ultima ad arrivare in paese è stata una americana.  

Case a 1 euro: sindaco come è nata la vostra esperienza a Nulvi?

Noi siamo partiti otto anni fa: ci siamo insediati nel 2015 e nel 2016 abbiamo iniziato ad indire incontri con i cittadini di Nulvi per far sapere che l’Amministrazione comunale stava cercando di fare qualcosa contro lo spopolamento. Tutti i Comuni da queste parti del resto sono soggetti ad una forte dinamica di decremento demografico. Soprattutto nelle aree interne. Noi qui puntavamo anche a riqualificare il centro storico, che comunque era ed è per il 70% abbandonato. All’inizio si trattava di una scommessa azzardata, perché non c'era nessun tipo di garanzia che il progetto potesse davvero funzionare: consideri che all’epoca in Italia c’era stata solo l’esperienza di Salemi, in Sicilia, e poco altro. Però noi eravamo convinti e siamo andati avanti, pubblicizzando l’iniziativa su giornali ed in tv, e sono arrivate dieci case in disponibilità da parte degli eredi da inserire nel progetto Case a 1 euro. 

Quante richieste vi sono arrivate per le case disponibili?

Il Comune queste case non le ha acquistate, questo è bene specificarlo.

Si trattava di strutture completamente abbandonate già da venti o trenta anni, in alcuni casi veri e propri ruderi che gli eredi non avevano interesse a recuperare ma dei quali, al contrario, avrebbero voluto liberarsi.

Ho girato un po' la Sardegna, da Cagliari a Nuoro, per recuperare le loro firme, ed il progetto ha iniziato a decollare. Avremo ricevuto 6000 o 7000 mail di interessamento da mezzo mondo. Abbiamo anche avuto dei periodi in cui il centralino del Comune è stato letteralmente preso d’assalto. 

Ripopolare, riqualificare: questo ha innescato anche un circolo virtuoso di ricadute occupazionali sul territorio?

Le linee guida in cui si imbatte chi vuole acquistare queste case sono particolarmente attente alle ricadute occupazionali all'interno della comunità di Nulvi.

Facciamo un esempio...

Le linee guida sono quattro. Se vuole fare la richiesta per poter avere una Casa un euro sul sito del Comune c'è un modulo da scaricare e compilare. Troverà quattro quesiti: il primo le consentirà di avere un punteggio maggiore nella graduatoria impegnandosi a scegliere imprese locali nel recupero della sua Casa a 1 euro. Un altro le chiede se ha intenzione o meno di scegliere tecnici locali: sarà assegnato sempre un punteggio maggiore a chi decide per il sì. Allo stesso modo - senza che ci sia alcun obbligo - se qualcuno dichiara che stabilirà qui la propria residenza, avrà un punteggio più vantaggioso. Poi abbiamo introdotto un’ultima idea che riguarda la concessione edilizia, che come sa  normalmente dura 36 mesi, più una proroga di 12 o 24. Ebbene: in questo caso chi prende l’impegno di ristrutturare casa prima di 36 mesi ha un altro vantaggio in graduatoria. Capisce? Questo ha permesso di assegnare già dieci case.

A chi sono state assegnate? È possibile fare un identikit dell’acquirente-tipo?

Mi faccia essere più preciso: sei case sono state assegnate, poi acquistate e già ristrutturate. Per altre due case siamo attualmente nella fase di acquisizione dei documenti necessari per poter poi perfezionare la compravendita. Un'altra casa un'altra casa è stata acquistata da un imprenditore del Kazakistan che però, una volta scoppiata la guerra in Ucraina -dove probabilmente aveva degli interessi- è sparito e non è più rintracciabile. Ho intenzione di espropriare questa casa per trasformarla in una piazzetta. La decima casa infine è in fase di assegnazione. 
Due di queste case sono state assegnate a cittadini della Repubblica Ceca. Un'altra è stata acquistata da due svizzeri ed è in fase di ristrutturazione, poi c’è un altro immobile ristrutturato da due coniugi di Cremona. Un altro, poi, da due coniugi di Perugia. C’è quindi una casa  - era il palazzo di una famiglia del luogo molto conosciuta-  acquistata da un signore del comasco che sta ricavando tre appartamenti per le figlie. Infine c’è una famiglia di Roma che sta acquisendo i documenti per fissare un appuntamento dal notaio e perfezionare l’acquisto. 

Quindi il Comune fa da tramite tra i privati?

Esatto. Noi abbiamo fatto un censimento da cui risulta che abbiamo tra le 130 e le 140 case completamente abbandonate.

Alcune di queste sono dei ruderi. Altre possono essere ristrutturate con una cifra accettabile. La situazione è questa, soprattutto nell’area del centro storico. 

Facciamo due conti. Ok la casa a 1 euro: ma poi quanto costa ristrutturare?

Questo è un tema. È vero che le abitazioni hanno un costo irrisorio, ma per la ristrutturazione ci vogliono delle risorse in proporzione alla grandezza:

per una struttura di 60 metri quadri almeno 60mila euro, direi, anche considerando l’aumento del costo dei materiali.   

Nulvi è stato uno dei primi Comuni ad intraprendere questa strada vero?

Il progetto Case a 1 Euro in Sardegna è nato da Nulvi ed Ollolai. Ed è stata una scommessa vinta. Ha dato anche un’ampia visibilità al mio Comune. Ci sono state persone venute qui dal Portogallo, dalla Spagna, dalla Francia, dal Canada, dall'Argentina: da mezzo mondo in pratica.  Anche grazie all’eco che c’è stata sui media internazionali, chiaramente. 

Con 140 case libere il progetto a Nulvi andrà avanti ancora per un bel pò immagino

Ma guardi, le dirò: ultimamente sono arrivati degli argentini che desideravano acquistare Casa a 1 euro ed hanno finito per comprare una abitazione che costava di più, ma comunque un prezzo ragionevole. C’è pure questo fenomeno da considerare: molte persone vengono per questa iniziativa ma poi preferiscono investire su abitazioni messe meglio, che necessitano di un intervento meno radicale e che costano comunque cifre abbordabili. Ultimamente, per dirle, ho accompagnato una americana che ha deciso di fare questa scelta, piuttosto che quella a 1 euro. A noi interessa che, in un modo o nell’altro, questo volano di sviluppo offra sempre segni di vitalità e ci consenta di riempire qualche casella nel centro storico, dove la case vuote sono tante. Troppe. Senza contare l’importanza della ricaduta dell’indotto.