Il cambio di residenza in Italia oggi avviene in maniera più semplice e veloce rispetto al passato, ma implica in ogni caso il rispetto di norme ben precise e l’attivazione di una serie di verifiche da parte delle autorità locali, in particolare della polizia municipale.
Cambio residenza e controllo vigili sono due adempimenti formali che seguono un procedimento chiaro e definito: ecco le regole da conoscere e da seguire.
Che cos’è la residenza e come spostarla
Prima di entrare nel vivo del tema e andare a vedere da vicino come funziona il controllo dei vigili, spieghiamo brevemente cos’è la residenza, quando è necessario trasferirla da un luogo a un altro e come farlo.
L’articolo 43 del Codice Civile recita: “la residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora
tramite raccomandata A/R, allegando copia del documento di identità;
online tramite PEC;
sul portale dell’Anagrafe Popolare Residente (ANPR).
A prescindere dalla modalità di presentazione della domanda, è necessario che la stessa sia corredata dai seguenti documenti:
documento di identità;
codice fiscale;
atto di proprietà o contratto di affitto dell’immobile in cui ci si trasferisce;
stato di famiglia, quando la richiesta riguarda l’intero nucleo familiare.
Cambio residenza e controllo vigili: come funziona?
Una volta che il cittadino ha presentato la domanda relativa al cambio di residenza, scatta una seconda fase in cui a essere protagonista è la pubblica amministrazione e in particolare l’ufficio anagrafe del Comune in cui viene spostata la dimora abituale.
Entro 2 giorni dalla richiesta del trasferimento, l’anagrafe comunale provvede a registrare la nuova residenza, la cui efficacia parte in ogni caso dalla data di inoltro della domanda.
Il passaggio successivo è quello cruciale ed è relativo al controllo dei vigili, chiamati a verificare l’effettivo trasferimento comunicato dal cittadino.
Cosa controllano i vigili del cambio di residenza?
L’obiettivo principe del loro intervento è quello di contrastare le residenze fittizie, ossia quelle residenze di comodo legate prevalentemente a vantaggi di natura fiscale e sociale.
I controlli dei vigili riguardano:
verifica della presenza abituale;
verifica della dimora abituale;
identificazione delle persone conviventi;
controllo tra dati ufficiali e dichiarati.
A questo punto è importante rispondere ad alcune domande per meglio comprendere come funziona il cambio di residenza e il controllo dei vigili.
Quanti giorni hanno i vigili per verificare la residenza?
A partire dalla presentazione della domanda di trasferimento della residenza, i vigili avranno 45 giorni di tempo per effettuare i controlli.
Entro questo lasso di tempo, la polizia municipale si recherà presso il nuovo indirizzo indicato dal cittadino, al fine di ottemperare alla richiesta di accertamento partita dall’ufficio anagrafe.
E che succede al controllo della residenza da parte dei vigili dopo i 45 giorni previsti?
Secondo quanto previsto dal decreto n. 5 del 2012, convertito in legge n. 35 del 2012, vale la regola del silenzio-assenso, per cui in assenza di una visita della polizia municipale entro i termini e dell’indicazione degli eventuali requisiti mancanti, la pratica del cambio di residenza si intenderà perfezionata.
Quali sono gli orari che i vigili osservano per il controllo della residenza?
Non ci sono degli orari definiti in cui i vigili suoneranno al campanello, perché di fatto la “visita” non è concordata, motivo per cui non ci sarà alcun preavviso della stessa.
A chi si chiede se i vigili possano effettuare il controllo della residenza di sabato e domenica, possiamo rispondere in maniera affermativa in linea teorica, anche se nella pratica spesso la realtà è diversa.
Solitamente i vigili procedono all’accertamento del cambio di residenza dal lunedì al venerdì, ma non è da escludere che ciò possa avvenire anche durante il week-end, per quanto quest’ultima sia un’eventualità alquanto remota.
Quante volte passano i vigili per la residenza?
Nell’arco dei 45 giorni previsti dalla legge per i controlli, i vigili si recheranno fino a un massimo di tre volte presso il nuovo indirizzo indicato dal cittadino.
Se la prima visita andrà subito a buon fine, allora sarà confermato il cambio di residenza e la pratica si concluderà con esito positivo.
In caso contrario, ossia di irreperibilità del cittadino, i vigili torneranno a bussare alla sua porta per altre due volte e se anche questi ulteriori tentativi non dovessero avere un esito positivo, si potrà correre il rischio di revoca della richiesta di cambio di residenza.
Accertamento residenza negativo: cosa succede?
Vediamo più nel dettaglio cosa succede se i vigili non ti trovano a casa per la residenza.
Ciò può avvenire perché di fatto non sei reperibile nel momento in cui viene effettuato il controllo, o perché effettivamente non possiedi il requisito della dimora abituale, come richiesto per ottenere la residenza anagrafica.
Nel primo caso, può essere che i vigili non ti trovano a casa perché magari sei fuori per lavoro o per motivi di studio.
Per ovviare a situazioni di questo tipo, con una ordinanza risalente al 21 febbraio 2021, la Cassazione ha introdotto il principio della “leale collaborazione” tra cittadino e istituzioni.
Non potendo il primo fissare un appuntamento con i vigili, potrà tuttavia comunicare le fasce orarie in cui è fuori casa per lavoro o studio, in modo da rendersi più facilmente reperibile negli altri momenti.
Nel caso di accertamento negativo dovuto a una residenza fittizia, si andrà incontro al rischio di sanzioni amministrative e penali.
Il cittadino, infatti, non solo vedrà negata la sua richiesta di cambio di residenza, ma potrà anche perdere eventuali benefici fiscali o assistenziali ricevuti proprio in seguito al cambio di residenza.
Inoltre, si correrà il rischio che si configuri il reato di falso in atto pubblico, per il quale è prevista la reclusione fino a due anni.
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