Commenti: 0
Federalberghi Roma, "l'aumento della tassa di soggiorno rischia di pesare anche sulla scelta della destinazione"

A Roma, con l'approvazione da parte della giunta capitolina del bilancio previsionale 2014, è stato deciso un aumento della tassa di soggiorno: fino a 7 euro per gli alberghi di lusso. Una decisione che ha scatenato accese polemiche. Giuseppe roscioli, presidente di federalberghi Roma, spiega a idealista perché questo aumento è sbagliato

Con l'aumento della tassa di soggiorno, in sostanza, si vogliono raddoppiare i circa 58 milioni incassati nel 2013. I turisti si troveranno così a pagare un balzello pari a 7 euro al giorno per gli hotel a 5 stelle, 6 euro per i 4 stelle, 4 euro per quelli a 3 stelle e 3 euro per quelli a 2 e 1 stella. Per non parlare poi dei 4 euro al giorno per gli agriturismi, dei 3,5 euro per i bed & breakfast e dei 2 euro per i campeggi. Roscioli afferma: "la tassa di soggiorno rischia di pesare anche sulla scelta della destinazione"

Domanda. Quali sono le ragioni del vostro "no" all'aumento dell'imposta di soggiorno deciso dalla giunta capitolina?

Risposta. Sono tante. La prima, in assoluto, fa riferimento al fatto che aumentare la tassa di soggiorno significa mettere in minore competitività il territorio romano. Quando si fa la somma dei costi a cui si va incontro per visitare una città, la tassa di soggiorno incide inevitabilmente, rientrando nel costo totale dell'albergo. Si tende, quindi, a prediligere le destinazioni che non prevedono tale tassa o che ne hanno una più ridotta. La seconda importante ragione è di tipo etico. Dal momento che questa tassa di soggiorno non viene reimpiegata per fini turistici, ma viene inglobata nel bilancio del comune di Roma, è poco etico che siano i turisti a pagare i debiti della città. I maggiori rischi che si corrono sono quelli di rendere meno competitivo il territorio e registrare un calo dei flussi turistici

D. Saranno coinvolti anche coloro che affittano alloggi per un breve periodo?

R. In teoria sì. Il problema è che in questo tipo di ricettività, purtroppo, si annida l'abusivismo più completo. Mentre gli alberghi devono avere una licenza amministrativa e quindi sono facilmente identificabili, queste strutture bisogna cercarle. Da questo punto di vista, c'è un abusivismo dilagante e, chiaramente, chi è abusivo non paga la tassa di soggiorno. Anzi, a buon bisogno la intasca e poi non la riversa

D. Il giudizio è totalmente negativo su questo tipo di imposta?

R. Sì. Dopo tanti anni eravamo riusciti ad eliminare quello che era il contributo di soggiorno. Una cosa estremamente negativa da un punto di vista sia di immagine che di introito. Se vogliamo, negativa anche a fini economici, perché il controllo e la gestione si mangiavano gran parte del contributo. Il suo reinserimento non è stato in alcun modo positivo. Credo che il turismo vada incentivato, non penalizzato. È uno di quei pochi settori che, soprattutto a Roma, crea ancora occupazione, ha risposte positive e margine di crescita. Appare veramente fuori luogo penalizzare con tasse e contributi un settore che può dare risposte, anche in termini occupazionali, anziché incentivarlo

D. L'intenzione dichiarata è quella di migliorare il servizio per i turisti...

R. Non è così. C'è una delibera del comune di Roma che parla di un 5% dell'introito della tassa di soggiorno destinato al settore turismo. Cosa che, fino ad oggi, non è mai avvenuto. E comunque, anche se venisse rispettata questa norma, al settore finirebbe solo il 5%, il 95% andrebbe a coprire i diversi debiti

D. Si tratta quindi di una mannaia che piomba su tutto il comparto turistico?

R. Penalizza solo la parte ricettiva alberghiera. Chi beneficia del turismo - come ad esempio i bar e i ristoranti posizionati nelle aree turistiche - non ne risente. Ad essere colpito è il settore ricettivo, che poi è quello che viene preso in considerazione quando si decide dove trascorrere le proprie vacanze. Nelle ricerhe su internet, ad esempio, nel momento in cui bisogna scegliere una destinazione si valuta il costo dell'aereo e dell'albergo. Sulla base della somma di questi due costi, di norma, viene scelto il luogo in cui recarsi. Se la tassa di soggiorno viene calcolata solo sulla parte alberghiera, va ad incidere inevitabilmente proprio sulla scelta della destinazione

D. Quindi cosa bisognerebbe fare?

R. Questa tassa andrebbe eliminata. O, almeno, bisognerebbe evitare un suo aumento. Visto che ormai c'è ed è stata digerita senza grossi contraccolpi, sarebbe opportuno lasciare le cose così come stanno. Anche perché, così com'è, rende comunque al comune di Roma quasi 60 milioni di euro

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account