Il versamento dell’IVA per quanto riguarda le fatture estere è regolato da un meccanismo che prende il nome di reverse charge estero
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reverse charge estero
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Il reverse charge estero è un meccanismo fiscale che riguarda le operazioni di acquisto all’estero da parte di un soggetto passivo IVA italiano. Prevede due diverse modalità di versamento dell’IVA, definite in base all’ubicazione del fornitore presso cui viene effettuato l’acquisto. Nel seguente articolo analizziamo in cosa consiste il meccanismo di reverse charge, quando si applica, come funziona e quali obblighi comporta in termini di registrazione delle fatture.

Cos’è il reverse charge estero

Il reverse charge estero è un meccanismo di versamento dell’IVA che viene applicato alle operazioni estere territorialmente rilevanti in Italia. In altre parole, si tratta delle situazioni in cui un soggetto passivo IVA riceve una fattura da un’azienda estera e ha la necessità di versare l’IVA in Italia anche se essa non compare in fattura. A seconda dei casi, il versamento viene realizzato tramite integrazione per le fatture o autofattura.

Nei casi in cui è applicato il reverse charge, o inversione contabile, chi riceve la fattura paga l’IVA direttamente all’erario e non a chi ha emesso la fattura. Si tratta di un’imposta indiretta che è stata introdotta dal DPR n. 633/1972 con lo scopo di aiutare nella lotta all’evasione fiscale. Infatti, grazie a tale meccanismo le operazioni commerciali permettono una più semplice tracciabilità e la fatturazione risulta semplificata.

Quando si applica il reverse charge estero

Il meccanismo di reverse charge prevede due ambiti di applicazione diversi, ovvero:

  • Reverse charge interno: applicato in caso di operazioni commerciali tra soggetti passivi IVA residenti in Italia;
  • reverse charge estero: riguarda le operazioni commerciali tra soggetti passivi IVA residenti negli Stati membri dell’UE.

Il reverse charge estero si applica per tutte le operazioni IVA rilevanti territorialmente in Italia che vengono effettuate da soggetti non residenti in Italia e ricevute da soggetti passivi di IVA. Dunque, il reverse charge è applicato per tutti gli acquisti effettuati all’estero da un soggetto passivo IVA per cui è stata emessa una fattura con rilevanza territoriale in Italia.

Come funziona il reverse charge estero 

Il procedimento di versamento dell’IVA relativo al meccanismo di reverse charge varia in base all’ubicazione del fornitore:

  • UE: se il fornitore si trova in uno Stato membro dell’Unione Europea, il soggetto italiano è tenuto a compiere un’integrazione di fattura, aggiungendo l’importo dell’IVA e completando la doppia registrazione (nel registro delle fatture emesse e in quello degli acquisti);
  • extra-UE: se il soggetto con cui è stato effettuato lo scambio si trova fuori dall’Unione Europea, il soggetto italiano deve emettere un’autofattura per l’annotazione nei registri IVA e vendite. L’autofattura consiste in una fattura che il soggetto emette nei confronti di sé stesso. Per essere valido, il documento deve contenere la dicitura “autofatturazione”, i dati del fornitore extra-UE, il tipo, la quantità e la qualità dei beni acquistati e l’ammontare dell’operazione e dell’imposta.

La seguente tabella schematizza le modalità di assolvimento dell’IVA tramite reverse charge:

Integrazione della fattura

Autofatturazione

Acquisti intracomunitari di beni: in caso di operazione imponibile in Italia, alla fattura del fornitore estero è applicata l’IVA

Tutti gli acquisti da fornitori non situati nell’Unione Europea.

Acquisto di beni da fornitore UE identificato in Italia: è necessario integrare la fattura emessa dalla sede comunitaria verso il rappresentante fiscale italiano

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Acquisto di servizi da fornitore UE

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Come registrare una fattura estera con reverse charge?

Il meccanismo di registrazione delle fatture estere (reverse charge), prevede che esse debbano essere inserite sia nel registro delle fatture emesse, che nel registro degli acquisti. Nel caso in cui l’operazione sia stata effettuata in valuta diversa dall’Euro, è necessario riportarla nella valuta corrente in base al cambio del giorno in cui è avvenuta l’operazione.

Dal 2022 la trasmissione dei dati della fattura elettronica tramite Sistema di Interscambio è diventata obbligatoria anche per le fatture relative a operazioni commerciali ovvero alla cessione di beni che alla prestazione di servizi, che vengono effettuate con soggetti al di fuori del territorio italiano. Di conseguenza, la registrazione delle fatture con reverse charge dal 2022 deve essere effettuata con la modalità elettronica.

In base al tipo di operazione, il documento elettronico in formato XML è caratterizzato da specifici codici, come ad esempio:

  • TD17 per la prestazione di servizi da parte di soggetti comunitari e non;
  • TD18 per gli acquisti di beni all’interno dell’Unione Europea;
  • TD19 per gli acquisti interni di beni da fornitori esterni.

Il meccanismo di reverse charge estero possiede un codice IVA specifico, da verificare prima di emettere la fattura elettronica. Un’altra importante informazione da reperire riguarda come compilare l’F24 per il reverse charge per servizio estero.

Reverse charge estero: un esempio

Una volta compreso i meccanismi e i requisiti di registrazione per le fatture estere, vediamo un esempio di operazione soggetta a reverse charge di un fornitore estero con una Partita IVA italiana. 

Poniamo il caso che un titolare di partita IVA acquisti del materiale da un fornitore ubicato in Francia. Questo esempio rientra tra le operazioni all’interno dell’Unione Europea, quindi richiede che il soggetto italiano compia un’integrazione della fattura per il versamento dell’IVA. Se il fornitore, al contrario, dovesse trovarsi al di fuori dell’UE, il soggetto sarebbe tenuto a compilare un’autofattura per il reverse charge estero.

Le persone hanno chiesto anche

Hai ancora qualche dubbio? Ecco alcune domande frequenti con risposte annesse sull’argomento del reverse charge estero.

Quando si deve emettere la fattura in reverse charge?

Le fatture attive devono essere emesse in corrispondenza dell'operazione e trasmesse entro 12 giorni; per quelle passive ricevute da soggetti esteri, è necessario emettere l’integrazione o l’autofattura reverse charge entro la metà del mese successivo (giorno 15).

Dove non si applica il reverse charge?

Il reverse charge estero, in regime forfettario, non si applica se non viene superata la soglia di 10.000 euro di acquisti. In questo caso, gli acquisti effettuati all’estero dai soggetti in regime forfettario sono considerati come acquisti interni e viene addebitata l’IVA del paese del fornitore.

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