Soddisfatti o rimborsati, è proprio il caso di dirlo. È quanto ha stabilito, infatti, una sentenza della Corte di Cassazione sul caso di una coppia di turisti napoletani che si erano rivolti al giudice di pace il risarcimento dei danni subiti a causa di un pacchetto turistico acquistato che, una volta giunti sul posto, era risultato decisamente diverso rispetto a quanto prospettato da tour operator. Scopriamo tutti i dettagli.
Nello specifico, la Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di una coppia di Napoli che, ad agosto 2012, aveva acquistato un pacchetto "all inclusive" a Cuba da un tour operator. Una volta giunti sul posto (dopo un volo in ritardo di oltre 3 ore), però, hanno trovato una realtà molto diversa da quella prospettata: la camera d’albergo era sporca e nella piscina galleggiavano le bottiglie.
I due hanno documentato tutto e, 12 mesi dopo, hanno deciso di rivolgersi al giudice di pace per chiedere il rimborso. Il ricorso era stato accolto, ma la sentenza è stata impugnata e ribaltata in secondo grado dal Tribunale di Napoli. Motivo? Intervenuta prescrizione del diritto al risarcimento.
Ma i giudici della Corte di Cassazione hanno aggiunto un nuovo e decisivo capitolo al caso, che potrebbe cambiare lo scenario futuro anche per altri turisti scontenti. Per la Suprema Corte, infatti, il giudice d'appello non ha tenuto conto del danno non patrimoniale individuato "come ampia e onnicomprensiva categoria concernente qualsiasi ingiusta lesione di un valore inerente alla persona, costituzionalmente garantito, dalla quale consegua un pregiudizio non suscettibile di valutazione economica".
Motivo per il quale i giudici della Cassazione hanno dato ragione alla coppia. Nel farlo hanno sottolineato con nettezza che i danni causati dalla vacanza che non ha rispettato le aspettative e le promesse fatte dal tour operator vanno considerati come una violazione dei diritti della persona, garantiti dall'articolo 2 della Costituzione.
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