Lo smaltimento dell'amianto è regolato da diverse normative, affinché avvenga in sicurezza: come funziona e cosa sapere.
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Rimozione amianto
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Quello del corretto smaltimento dell’amianto è un problema con cui, tutt’oggi, molti proprietari di immobili devono fare i conti. Nonostante questo pericoloso materiale sia stato messo al bando diversi decenni fa, sul territorio italiano rimangono ancora diversi edifici che lo incorporano, quindi soggetti al rischio di contaminazione. Ma come si elimina l’amianto?

La messa in sicurezza dell’amianto, così come la sua corretta rimozione, è regolata da diverse normative, che ne definiscono gli eventuali obblighi e le relative procedure d’intervento. In alcuni casi, si potrà procedere anche gratuitamente o, ancora, approfittando di specifici incentivi.

Perché l’amianto va rimosso o messo in sicurezza

Prima di entrare nel dettaglio delle modalità di smaltimento, è utile capire perché l’amianto sia un materiale che dovrebbe essere rimosso, o messo in sicurezza, quando lo si rileva su immobili di vario genere. 

Conosciuto anche come asbesto - o, in alternativa, con la definizione commerciale di eternit, un composto che unisce l’amianto al cemento - si tratta di un materiale di origine naturale, dalla composizione chimica variabile e caratterizzato da minuscole fibre. Date alcune delle sue qualità, come la buona durata nel tempo e un’ottima resistenza alle fiamme, sin dagli inizi del ‘900 l’amianto è stato largamente impiegato in edilizia, in particolare per la creazione di rivestimenti esterni per edifici o di canne fumarie.

Tettoia in amianto
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Qualche decennio dopo la sua prima introduzione sul mercato, è però emerso che l’amianto può essere particolarmente pericoloso per la salute, proprio a causa delle finissime fibre - molte delle quali possono raggiungere dimensioni inferiori ai 5 µm - che si depositano sul tessuto polmonare. 

Le conseguenze possono essere le più disparate, dall’asbestosi - una patologia degenerativa dei polmoni - fino a diverse patologie tumorali, come il mesotelioma pleurico. Per questa ragione, con la Legge 257/1992, è stato istituito il divieto di importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di prodotti in amianto.

Qual è la procedura per smaltire l’amianto

Definita la pericolosità di questo materiale, cosa fare se si nota la sua presenza su un edificio? Ad esempio, come comportarsi se si riconosce dell’amianto sul tetto di casa? È innanzitutto necessario affidarsi alle normative di riferimento e, tramite la valutazione degli esperti, comprendere se l’amianto debba essere rimosso e smaltito o, ancora, messo in sicurezza.

Smaltimento dell’amianto: la normativa

Oltre alla già citata Legge 257/1992, che ha imposto il divieto di utilizzo e commercializzazione dell’amianto, sono diverse le normative di riferimento per la corretta gestione di questo materiale. In particolare, sono di fondamentale importanza:

  • il D.M. del 6 settembre del 1994, che definisce i criteri di valutazione del rischio e le modalità di bonifica degli edifici;
  • il D.Lgs 81/2008, ovvero il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, che regolamenta la protezione dei lavoratori dall’esposizione all’amianto, nonché gli obblighi delle aziende per la rimozione e la messa in sicurezza;
  • il D.Lgs. 152/2006, noto anche come Codice dell’Ambiente, che disciplina il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto, regolando anche il confinamento in discariche autorizzate;
  • il D.M. 18 marzo 2003, che specifica i criteri di classificazione, trattamento e smaltimento dei rifiuti contenenti amianto, imponendo l’imballaggio in polietilene e il conferimento in discariche speciali;
  • la Norma UNI 11870:2022, che offre criteri volontari e linee guida tecniche per l’individuazione e il censimento dei materiali contenenti amianto;
  • il Regolamento UE 2016/1005, che aggiorna i limiti di esposizione all’amianto per i lavoratori e incoraggia gli Stati membri ad accelerare le bonifiche, senza però fissare una scadenza obbligatoria.

È tuttavia necessario sottolineare che, a discapito delle credenze comuni, l’eliminazione dell’amianto non è sempre obbligatoria. In base a quanto definito dalla normativa vigente, in particolare il già citato D.M. del 6 settembre 1994, si dovrà procedere alla rimozione solo se:

  • il materiale è deteriorato e, di conseguenza, potrebbe rilasciare pericolose fibre;
  • se vi è un elevato rischio di dispersione;
  • se non è possibile procedere alla conservazione in sicurezza del materiale.

La valutazione deve ovviamente essere fatta da personale qualificato, come ad esempio le aziende iscritte all’Albo dei Gestori Ambientali.

Come si procede alla rimozione dell’amianto

Analizzati i riferimenti di legge di base sulla gestione di questo pericoloso materiale, è lecito chiedersi come il privato cittadino debba procedere allo smaltimento dell’eternit, dell’amianto o di analoghi derivati.

Come facile intuire, il percorso comincia con la verifica dell’amianto trovato sull’immobile, per capire quale intervento sia migliore per il caso specifico. Per farlo, è necessario:

  • effettuare una valutazione del rischio tramite un tecnico abilitato, come appunto un’azienda iscritta all’Albo dei Gestori Ambientali, il quale controllerà lo stato dell’amianto a seguito di un sopralluogo e di analisi di laboratorio;
  • procedere alla notifica all’ASL, almeno 30 giorni prima, tramite l’azienda incaricata, che presenterà un Piano di Lavoro dettagliato con le misure di sicurezza e le modalità di rimozione del materiale.

Ottenuta la valutazione e l’approvazione del Piano di Lavoro, l’azienda incaricata procederà con l’intervento di bonifica che, in base a quanto definito dal D.M. del 6 settembre 1994, può prevedere:

  • la rimozione completa e in sicurezza di ogni porzione di amianto presente, con lo smaltimento del materiale in discariche autorizzate;
  • l’incapsulamento, ovvero l’applicazione di prodotti specifici quali resine penetranti o vernici, che impediscono la dispersione delle fibre di amianto nell’ambiente;
  • il confinamento, ovvero l’installazione di barriere fisiche che isolano le parti in amianto dall’ambiente circostante.

Qualsiasi sia l’intervento prescelto dai tecnici incaricati, dovrà essere eseguito da personale esperto, tramite l’utilizzo di attrezzature specifiche e dispositivi di protezione per i lavoratori intervenuti sul posto, sia per ridurre al minimo i rischi di dispersione che di contaminazione.

In caso si sia optato per l’eliminazione, la successiva fase è quella del trasporto e dello smaltimento, che dovrà essere effettuato tramite automezzi autorizzati, sempre di aziende appartenenti all’Albo dei Gestori Ambientali, verso discariche autorizzate

Queste ultime rilasceranno una certificazione di avvenuto e corretto smaltimento. Ancora, il D.M. del settembre 1994 impone un continuo monitoraggio durante tutte le fasi d’intervento, e anche a seguito di quest’ultimo, per controllare l’eventuale dispersione di fibre di amianto nell’ambiente.

Infine, è bene ricordare che i cittadini privati non possono rimuovere autonomamente porzioni rilevanti di amianto, salvo deroghe definite a livello locale con quantità variabili. Le violazioni sono punite con sanzioni amministrative o penali, inclusi fino a due anni di arresto, in base al D.Lgs 152/2006.

Quanto si spende per smaltire l’amianto

Considerato quanto siano complesse le procedure di bonifica, e la necessità di intervento di aziende qualificate, quanto si spende per smaltire l'amianto? Non è possibile fornire delle soglie di prezzo che valgano per tutti, poiché molto dipende dalla qualità del materiale, dalla complessità dell’intervento, dalla distanza dalla discarica e molto altro ancora. Indicativamente, si possono considerare delle forbici generiche per lo smaltimento dell’Eternit con prezzo al metro quadro:

  • dalle 15 alle 50 euro al metro quadro per la rimozione e lo smaltimento, con l’estremo più alto per interventi complessi o in zone isolate, a cui aggiungere i costi per la redazione del Piano di Lavoro e il noleggio delle attrezzature;
  • dai 10 ai 30 euro al metro quadro per l’incapsulamento;
  • dai 20 ai 40 euro al metro quadro per il confinamento.
Lavoratore addetto alla rimozione dell'amianto
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Come già specificato, il prezzo finale potrebbe essere molto diverso dai range indicati, poiché la valutazione effettiva dei costi può essere fatta solo dopo la verifica del sito da bonificare. Tuttavia, può essere utile sapere che si potrà approfittare di alcuni incentivi per lo smaltimento dell’amianto, tra cui:

  • la detrazione IRPEF del 36% all’interno del Bonus Ristrutturazioni, su un massimo di 96.000 euro;
  • la detrazione del 65%, fino a un massimo di 100.000 euro, per la rimozione dell’amianto all’interno dell’efficientamento energetico degli edifici, con l’Ecobonus;
  • la detrazione fino al 70%, all’interno del Superbonus Condomini, se la rimozione è associata a interventi trainanti di riqualificazione energetica certificati.

Come smaltire l’amianto gratuitamente

Ma è possibile smaltire l’amianto gratuitamente? Sebbene a livello nazionale non vi sia un piano unificato di rimozione gratuita del pericoloso materiale, a livello locale possono essere previsti degli interventi privi di costi. In particolare:

  • alcune Regioni stanziano regolarmente dei bandi specifici, con la possibilità di accedere a fondi pubblici per la rimozione gratuita dell’amianto. Ad esempio, nel corso degli ultimi anni, iniziative analoghe sono state avviate in Friuli Venezia Giulia, in Lombardia e in Toscana;
  • alcuni Comuni prevedono la rimozione gratuita di piccole quantità o forniscono kit di autoraccolta per ridotte porzioni, con un servizio di ritiro senza costo da parte delle aziende municipalizzate di gestione dei rifiuti.

Di conseguenza, il consiglio è quello di informarsi direttamente presso gli uffici di competenza del proprio Comune o della propria Regione, per capire quali alternative siano a disposizione.

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