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Gli obbiettivi green dell’Europa impongono la decarbonizzazione del settore edilizio entro il 2050, il che significa che già dal prossimo anno si darà il via a un processo di incentivi che dovrà portare alla progressiva ottimizzazione delle classi energetiche degli edifici residenziali e non. In particolare dal 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, mentre entro il 2035 l’intero parco immobiliare residenziale dell’Unione dovrà migliorare del 16 per cento le proprie prestazioni energetiche rispetto al 2020. Si tratta quindi, per l’Ue, di intervenire su oltre la metà degli edifici esistenti, percentuale che per l’Italia sfiora l’80 per cento. Quanto è sostenibile questa corsa al green? idealista/news ne ha parlato con Flavio Sanvito, presidente di Unioncasa.

Se l’Ue mantiene i propri obbiettivi green, sia in tema di auto che di edifici, sta però cercando una certa maggiore flessibilità nel loro graduale raggiungimento da qui al 2050. Secondo Flavio Sanvito, presidente nazionale Unioncasa, i problemi di un cambiamento troppo repentino potrebbero infatti essere molteplici.

“I cambiamenti, per quanto positivi, devono seguire il mercato per essere sostenibili, - spiega Sanvito. - Il piano casa può essere senz’altro una cosa utile e vantaggiosa ma non può essere ribaltato sul cittadino in maniera violenta. O si rischia di far saltare alcune dinamiche di mercato. Ad esempio, 

chiedere che vengano rinnovati il 70 per cento degli edifici in Italia con tempistiche troppo ravvicinate potrebbe innescare una speculazione incontrollata. 

Le classi G, infatti, sono una quota rilevante in Italia, ma si rischia che, non potendo più vendere a prezzo di mercato, vengano svendute a speculatori che poi le acquistino a prezzi ridotti e le rivendano a prezzi molto più alti dopo averle ristrutturate”.

Quali sono le criticità della corsa alla ristrutturazione green?

“Con una troppo rapida corsa alla ristrutturazione si rischia di fare lo stesso errore fatto con il Superbonus, - risponde Sanvito, - ovvero un iniziale boom di richieste che porterà i prezzi di ristrutturazione, dei materiali e delle maestranze alle stelle, per poi precipitare nella crisi nel momento in cui la domanda, di colpo, si esaurisce”.

Come fare per evitarlo?

“Meglio pensare a piani anche ventennali per spalmare in modo più sostenibile il processo di rinnovamento degli edifici”.

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