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La normativa sugli affitti brevi
Affitti brevi, la normativa 2019 GTRES

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Ministero dell’Interno e ha annullato la decisione con cui il Tar del Lazio, il 27 maggio scorso, aveva bloccato la stretta del Viminale sulle modalità di identificazione degli ospiti nelle strutture ricettive e negli affitti brevi. La pronuncia ribadisce che l’identificazione degli alloggiati deve avvenire de visu, ma chiarisce allo stesso tempo che non è indispensabile la presenza fisica. La verifica può infatti essere svolta a distanza attraverso dispositivi di collegamento installati all’ingresso della struttura, purché capaci di accertare immediatamente la corrispondenza tra l’ospite e il documento presentato.

Self check-in, cosa stabilisce la decisione

La decisione ristabilisce quanto previsto dalla circolare ministeriale, contestata nei mesi scorsi, e reintroduce l’obbligo per host, gestori di B&B, hotel e tutte le altre strutture ricettive di accertare personalmente l’identità del cliente. Vengono quindi superate le pratiche basate sull’invio dei documenti tramite messaggistica o posta elettronica e le modalità di accesso completamente autonome tramite cassette, pulsantiere o ritiri delle chiavi senza alcun contatto con un operatore.

L’episodio di Viterbo

Alla base del ricorso presentato dal Viminale c’era l’esigenza di rafforzare i controlli in chiave di sicurezza. Il Ministero ha citato anche un episodio avvenuto a Viterbo lo scorso 3 settembre, quando due cittadini turchi ospiti in un B&B erano stati arrestati dopo che l’host aveva segnalato alle autorità un documento fasullo ricevuto via messaggistica. La vicenda, avvenuta nei giorni della processione della Macchina di Santa Rosa, era stata addotta come prova dei rischi connessi a check-in eseguiti senza un riconoscimento diretto.

Self check-in, i commenti

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha espresso soddisfazione per quella che definisce una chiarificazione definitiva. A suo avviso, la verifica diretta dell’identità garantisce maggiore sicurezza sia per chi viaggia sia per i residenti, oltre a rafforzare il lavoro delle forze di polizia. Anche Federalberghi ha accolto positivamente la sentenza, ricordando come gli albergatori da sempre assolvano il compito di identificare gli ospiti in modo rigoroso e come ciò abbia permesso in più occasioni di individuare persone pericolose.

Diversa la lettura di Confedilizia, che sottolinea come la decisione non escluda l’uso delle tecnologie moderne. Secondo l’associazione, il riconoscimento può essere effettuato tramite sistemi di videocollegamento predisposti dal gestore, a condizione che dimostrino con certezza chi entra nella struttura. Su una linea simile si colloca AIGAB, l’associazione dei gestori degli affitti brevi, che vede nella sentenza un’apertura proprio verso le soluzioni tecnologiche proposte al Viminale negli ultimi mesi e chiede ora un tavolo tecnico per definire chiaramente quali strumenti potranno essere utilizzati.

Più critica la posizione di Property Managers Italia. Il presidente Lorenzo Fagnoni ritiene fuori luogo i toni celebrativi e parla del rischio concreto di un caos interpretativo. A suo giudizio la decisione non comporta un divieto totale del self check-in, ma solo delle modalità che non prevedono alcun controllo visivo. Una lettura preliminare del provvedimento lascia infatti intendere che rimarranno possibili sistemi basati su videocamere, videochiamate in diretta, QR code che si sbloccano solo dopo la conferma dell’identità o tecnologie biometriche. Rimangono però dubbi rilevanti, come la validità o meno di una semplice telefonata via social network o l’estensione del divieto anche agli hotel che già utilizzano da tempo sistemi automatizzati. Secondo Fagnoni, senza linee guida univoche il settore rischia da subito una forte incertezza applicativa.

Marco Celani, Presidente AIGAB-Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, commenta: “La sentenza del Consiglio di Stato conferma la possibilità di utilizzare alcune tecnologie di riconoscimento degli ospiti a patto che dimostrino l’ingresso degli stessi in appartamento. La sentenza apre a quanto proposto da AIGAB al Viminale nei mesi di interlocuzione seguiti alla famosa Circolare del novembre 2024. Auspichiamo quindi un’imminente convocazione di un tavolo presso il Ministero dell’Interno per chiarire una volta per tutte le varie tecnologie ammesse dal Viminale ai fini del riconoscimento degli ospiti che entrano in struttura”.

 

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