Il capsule hotel, realtà ben nota in Giappone, è arrivato in Italia. Per l’esattezza all’aeroporto di Capodichino (Napoli). Qui, nel febbraio del 2017, è stato inaugurato “Bed and Boarding” (“BenBo”). idealista/news ha visitato questa innovativa struttura e ha intervistato la project manager, Carlotta Tartarone.
“BenBo”, il primo capsule hotel d’Italia, offre un servizio ricettivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Dispone di moduli abitativi insonorizzati, nei quali è possibile trovare un letto, una televisione, un tavolino reclinabile. Al di fuori dei moduli abitativi si trovano i bagni dotati di doccia. La struttura offre poi una connessione Wi-Fi. La tariffa è a ore.
Inaugurato nel febbraio 2017, “Bed and Boarding” ha oltre due anni di vita. Ma come è nata l’idea? E qual è stato il riscontro registrato in questo arco di tempo? Vediamo quanto spiegato a idealista/news da Carlotta Tartarone, project manager di “BenBo”.
Come e perché è nata l’idea di realizzare “BenBo”?
“‘Bed and Boarding’ nasce prima di tutto come esigenza personale. Dopo aver girato il mondo e aver visitato parecchi aeroporti, dormendo negli orari più assurdi su tutte le poltrone possibili, ho pensato che portare un progetto del genere a Napoli, nella mia città, poteva essere un’idea vincente e così è stato. L’idea è nata nel 2015 e l’ho proposta a chi sapevo mi avrebbe sostenuta. Abbiamo sviluppato il progetto e lo abbiamo presentato dapprima alla Gesac, la quale è stata subito entusiasta di portarlo avanti, poi al Comune, che ci ha dato tutte le autorizzazioni del caso e che ci ha certificato come ostello, perché il capsule hotel non è registrato in Italia come struttura alberghiera. Dopo aver ottenuto tutte le varie autorizzazioni siamo diventati operativi. Abbiamo inaugurato nel febbraio del 2017. Dall’idea alla materializzazione del progetto sono passati dunque due anni. L’idea è stata vincente, i dati ci danno ragione perché nel 2017 abbiamo avuto un’occupazione del 50%, nel 2018 un’occupazione del 70% e per quest’anno è prevista una crescita maggiore di circa il 12%. Una scommessa vincente, un progetto che rifarei”.
Come funziona il servizio?
“Gli ospiti che vogliono usufruire del servizio possono entrare, chiedere se c’è disponibilità e pagare il quantum di ore che restano. Altrimenti, è possibile prenotare tramite App, tramite sito web o sulle varie online travel agencies. Abbiamo delle tariffe orarie, che si differenziano a seconda della stagione. In alta stagione, per le 9/12 ore, che costituiscono il maximum di ore di pernottamento notturno, si può arrivare a pagare al massimo 40 euro; mentre, in bassa stagione il prezzo per una notte è di circa 25 euro. E’ possibile pernottare nella struttura anche per 24 ore, a un prezzo ovviamente differente rispetto a quello delle 9/12 ore. La tariffa massima che si può pagare ammonta a 50 euro. Il nostro core business è quello delle persone che pernottano per 8/10 ore, ma ci sono anche persone che magari arrivano a notte inoltrata e vanno via al mattino molto presto. In alta stagione, invece, la struttura è molto frequentata anche da coloro che magari vengono qui solo per fare una doccia o per riposare tra un volo e un altro”.
Da quando è stato inaugurato all’aeroporto di Capodichino che tipo di riscontro ha avuto?
“Il riscontro è stato molto positivo. Innanzitutto, perché grazie a un vettore come Ryanair, che è subentrato su Napoli contemporaneamente a noi, e all’allargamento di nuove tratte da parte di vettori quali EasyJet sono aumentati i voli e di conseguenza anche i passeggeri. Quindi, il nostro servizio è utilizzato non solo da chi viene dalla Campania oppure dai turisti che devono partire la mattina molto presto, ma anche da chi viene da Regioni limitrofe. Uno degli elementi che ha fatto sì che questo progetto potesse essere sviluppato è l’aver pensato a chi parte dalle isole come Capri o Ischia la mattina molto presto oppure rientra con un volo su Napoli la sera tardi e ha bisogno di recarsi proprio a Ischia, Procida, Capri; oppure, ai turisti che dalla penisola Sorrentina, dalla Costiera Amalfitana, devono partire la mattina presto. Per loro, ovviamente, è comodo pernottare qui la sera prima del volo”.
Chi sono, in media, gli utenti?
“Gli utenti sono soprattutto campani, ma anche italiani che vengono da tutte le altre Regioni e che devono partire nelle prime ore della mattina. Seguono poi gli statunitensi che, in alta stagione, grazie anche a United Airlines, sono tantissimi. Poi, in generale, tutte le nazionalità”.
C’è l’intenzione di portare il progetto anche da altre parti?
“Dopo Napoli, il nostro obiettivo è sicuramente quello di esportare “Bed and Boarding” in altri aeroporti italiani ed europei”.
I moduli abitativi quanti sono e cosa offrono?
“I moduli abitativi sono 42. Abbiamo fatto un test anche con una capsula matrimoniale. Le nostre sono tutte singole, ma presto amplieremo il servizio con altre 30 capsule tutte matrimoniali. Le capsule, realizzate con materiali insonorizzati, all’interno hanno una smart tv, una work station e un comodino. Dispongono poi di una porta comunicante, in modo che se viene una famiglia o una coppia si può avere un unico ambiente. I bagni sono 18, sono in batteria e vengono sanificati ad ogni check-out così come le capsule. A breve avremo un bistrot, offriremo quindi un servizio che va dalla colazione fino alla cena. Abbiamo infine una reception aperta h24. Bisogna inoltre dire che le capsule sono temporary, nel senso che possono essere montate e smontate e poste in qualsiasi ambiente si desideri. Il vero elemento innovativo del nostro progetto, oltre l’essere unici come tipologia di struttura ricettiva, è anche quello di voler intervenire su strutture preesistenti, ma a zero impatto ambientale. Nei centri storici, ad esempio, ci sono diverse strutture magari abbandonate che potrebbero essere messe a frutto inserendo un sistema come ‘Bed and Boarding’, che senza impattare sulle volumetrie porterebbe dei posti letto”.
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