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Anguilla, il paradiso naturale covid free dove lavorare in smart working per un anno
GTRES

Molte aziende hanno esonerato i propri dipendenti dall’obbligo di recarsi in ufficio, così sempre più persone scelgono di lavorare da remoto dal mare o dalla montagna. Per chi fosse interessato, Anguilla (Caraibi) offre un visto speciale di 12 mesi per lo smart working.

L’isola, infatti, è stata dichiarata a basso rischio di contagio covid, oltre a offrire spiagge meravigliose e mare cristallino, con una media di temperature che si aggirano sui 28 gradi. Decisamente l’ideale per una vacanza e, perché no, per trasferirsi qualche tempo per chi ha la possibilità di lavorare in smart working.

A maggior ragione perché, lo stesso ente del turismo di Anguilla ha comunicato la possibilità di accedere a un visto speciale anche per i lavoratori da remoto (fino a un massimo di 12 mesi). L’isola, infatti, ha aperto le porte al turismo con un protocollo ben definito: test PCR all’arrivo, e un secondo test dopo 10 giorni per monitorare e intervenire in caso di contagi.

Attualmente, infatti, Anguilla è considerata territorio covid free dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, visto che ad oggi ci sono solo tre casi confermati sull’isola e nessun decesso. Per incentivare i soggiorni di smart worker, vengono proposti dei veri e propri home office per professionisti che vanno  dalle strutture a 5 stelle ai rifugi sulla spiaggia, tutte dotate ovviamente di collegamento internet ad alta velocità.

Per chi è intenzionato a rimanere un anno, la quota da pagare è di 1694 euro (per le persone singole), che comprende i costi per i test, personale sanitario aggiuntivo, sorveglianza e sicurezza per i porti e le sistemazioni in cui gli ospiti verranno messi in quarantena. Mentre per le famiglie la tariffa è di 2500 euro fino a 4 persone e di 212 euro per ogni membro della famiglia aggiuntivo.

Ma non è l’unica opzione, per meno di tre mesi una persona singola paga 847 euro, mentre una famiglie sempre di 4 persone pagano 1271 euro. Anguilla sta dando la priorità alle persone provenienti da Paesi a “basso rischio”, dove i contagi da covid si attestano su livelli inferiori allo 0,2% della popolazione.

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