Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 si rinnova l’appuntamento con le “Giornate FAI di Primavera”, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Anche in questa 31ª edizione, la manifestazione di punta del Fondo per l’Ambiente Italiano ETS offrirà l’opportunità di scoprire e riscoprire, insieme ai volontari della Fondazione, tesori di storia, arte e natura in tutta Italia con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti.
Il ventaglio di luoghi e storie da scoprire o approfondire è trasversale, pieno di posti nascosti e inediti, curiosi e sorprendenti, originali e affascinanti, magari proprio dietro casa: ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, edifici di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani, e poi parchi, aree naturalistiche, giardini e borghi. Scopriamo alcune delle aperture più interessanti, tra cui c'è anche il convento di Sant’Angelo (nella foto in apertura) a Ocre (AQ), che è stato costruito su uno sperone di roccia del Monte Circolo, al di sopra della chiesa di Santa Maria ad Cryptas a Fossa.
Vigna di San Martino a Napoli
Durante le Giornate di Primavera 2023 si potrà effettuare un percorso di trekking nel verde della Vigna di San Martino (ingresso riservato agli iscritti FAI), costruita in terrazzamenti che declinano lungo la collina del Vomero e con vista sul mare e sul Vesuvio, visitabile soltanto in caso di rari eventi e su prenotazione. La vigna si estende ai piedi della maestosa Certosa di San Martino - costruita a partire dal 1325 per volere di Carlo d’Angiò ad opera degli architetti Tino di Camaino e Francesco di Vito e poi di Attanasio Primario e Giovanni de Bozza - e cominciò a essere coltivata dai monaci dal 1337. Confiscato all’ordine dei Certosini all’indomani dell’unità d’Italia, l’antico vigneto venne poi venduto e dopo vari passaggi è giunto nelle mani del gallerista d’arte napoletano Giuseppe Morra che lo acquistò nel 1988. Attualmente la Vigna San Martino condivide le attività con la Fondazione Morra, perseguendo il proposito del proprietario di far coesistere arte e natura, e con l’associazione “Piedi per la Terra”, dal 2008 impegnata nella diffusione dell’educazione ecologica dei bambini.
Impianto idrovoro di Saiarino
L'impianto idrovoro di Saiarino si trova nella bassa pianura Padana, dove il delicato rapporto tra terra e acqua caratterizza da sempre le politiche di governo del territorio. Il progetto idraulico per la bonifica della pianura tra i fiumi Reno e Sillaro venne affidata all'ingegner Pasini e prevedeva la divisione dell'intero bacino in acque alte (che scolavano per gravità nel Reno) e acque basse (che dovevano essere sollevate). I lavori si realizzano dal 1917 al 1925, grazie al lavoro di 5.000 persone e con l'impiego di particolari rotaie. Furono scavati 860 km di canali, le casse di espansione di Campotto Bassarone e Vallesanta, gli impianti idrovori di Saiarino, Vallesanta e Bagnetto, oltre a strade, ponti e argini.
La gestione del nodo idraulico del Saiarino e di Val Campotto è fondamentale per la salvaguardia delle terre del bacino del Reno: un'area di 3.426 km quadrati che interessa 63 Comuni tra Emilia-Romagna e Toscana. Il complesso di architettura proto-industriale di Saiarino meraviglia ancora oggi, dopo oltre un secolo, per la lungimiranza della progettazione: edifici funzionali e abitativi sono distribuiti in un ambito che comprende, oltre alle strutture idrauliche vere e proprie, anche i magazzini, l'officina e l'imponente centrale termica che garantiva l'autonomia energetica per far funzionare le idrovore. Tutto il complesso, circondato da tigli secolari, è integro e funzionante; al suo interno si possono ammirare la magnifica Sala Liberty con le pompe idrovore del Novecento, interessanti dispositivi tecnici d'epoca, come il limnigrafo che segna a china, dal 1925, oltre a un interessante plastico che illustra il complesso funzionamento del sistema della Bonifica Renana.
Villa Bonaparte a Roma
Villa Bonaparte, che ospita l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede dal 1950 ed è da poco periodicamente aperta al pubblico, fu costruita nel 1750 per volere del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, segretario di Stato di Papa Benedetto XIV. Progettato da un gruppo di diversi architetti, l’edificio svetta al centro di un grande giardino ed è caratterizzato esternamente da compostezza espressiva e linearità formale, distante dal gusto tardobarocco allora in voga ma in anticipo sulle soluzioni neorinascimentali adottate nella successiva epoca del Neoclassicismo.
Quando le truppe del Regno d’Italia aprirono la “Breccia di Porta Pia”, nel settembre del 1870, entrarono a Roma proprio attraverso il giardino di Villa Bonaparte. Il percorso di visita si snoderà tra il grande salone al piano nobile, con paraste in stucco e muse monumentali come finte statue a grisaille; la stanza egizia, in onore delle campagne militari di Napoleone in Egitto; la cappella con stucchi di epoca settecentesca; la sala da pranzo, arricchita da dipinti del Seicento francese provenienti dal Museo del Louvre; la loggia al piano nobile caratterizzata da un soffitto decorato con un magnifico pergolato che rimanda al lussureggiante giardino.
Palazzo Piacentini-Vaccaro a Roma
Sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e solitamente chiuso al pubblico, Palazzo Piacentini-Vaccaro venne realizzato tra il 1928 e il 1932 per ospitare il Ministero delle Corporazioni. Costruito a partire dall’idea di due figure di spicco del panorama architettonico italiano in quegli anni, Marcello Piacentini e Giuseppe Vaccaro, e concepito come la cittadella del lavoro e del sindacato, simbolo del moderno e dell’efficiente, il palazzo è caratterizzato dall’uso di materiali innovativi e da soluzioni avanguardistiche, dagli ascensori con i cristalli infrangibili al posto delle reti alla posta pneumatica, dagli avvolgibili in sostituzione delle persiane al riscaldamento a nafta anziché a carbone.
Delineato dall’ampia facciata convessa, l’edificio presenta all’ingresso un grande portale angolare con otto formelle bronzee di Giovanni Prini. Nell’atrio monumentale si manifesta la formidabile inventiva di Piacentini e di Vaccaro con un particolare trattamento dei materiali lapidei a formare una fine tessitura scandita da partiti orizzontali e grandi losanghe. Sull’imponente scalinata centrale campeggia la vetrata policroma della Carta del Lavoro, capolavoro di Mario Sironi. Diversa è la versione delle Corporazioni di Ferruccio Ferrazzi nei sette grandi arazzi del Salone d’Onore, prodotti dallo studio romano dei fratelli Eroli. L'utilizzo di vetri, marmi e legni pregiati si svolge in perfetta armonia compositiva con mobili d’epoca e boiseries originali nella Sala d'attesa del Ministro, nello Studio del Capo di Gabinetto e nel Parlamentino. Attraverso una grande scala elicoidale il percorso condurrà al sotterraneo bunker antigas.
Palazzo Marino a Milano
Situato nella zona monumentale ottocentesca post unità d'Italia del centro storico, Palazzo Marino è sede del Comune di Milano dal 1861. Commissionato dal banchiere e commerciante genovese Tommaso Marino per farne la sua residenza, è un capolavoro assoluto della storia dell’arte manierista, costruito fra il 1557 e il 1563 su progetto dell’architetto perugino Galeazzo Alessi, da tempo trasferitosi a Genova e appositamente convocato per l'occasione. Orientato in origine verso Piazza San Fedele, in seguito all’unità d’Italia, divenuto sede comunale, fu concluso con la nuova facciata su Piazza della Scala grazie all’importante lavoro di restauro di Luca Beltrami nel 1886, seguito a un lungo periodo di decadimento dell’edificio. In occasione delle Giornate di Primavera il pubblico potrà attraversare il cortile d’onore originale del Cinquecento, con la raffigurazione a bassorilievo delle Fatiche di Ercole e delle Metamorfosi di Ovidio, per visitare il Salone d'onore con le Muse affrescate dalla scuola dei genovesi Andrea e Ottavio Semino, le Quattro Stagioni a opera di Aurelio Busso e i busti giganti di Marte e Minerva in cocciopesto.
L'eccezionalità della visita consiste nell’occasione di ripercorrere un pezzo di storia milanese, quella del primo palazzo cittadino che è anche uno scrigno d'arte e di storia, normalmente chiuso al pubblico. Durante l’itinerario che partirà da Piazza della Scala, si potranno ammirare in sequenza la Sala Marra, la Sala Consiliare, la Sala dell'Orologio in cui sono attualmente esposte le bandiere olimpiche, la Sala della Giunta, con strappi di affreschi di Giambattista Tiepolo, per poi tornare nuovamente in Piazza della Scala.
Palazzo Perrone di San Martino – Sede della Fondazione CRT
Il Palazzo, oggi sede di rappresentanza della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, venne costruito negli ultimi decenni del Seicento, nell’area interessata dal grande ampliamento della città verso sud voluto dal duca Carlo Emanuele I di Savoia. La famiglia Perrone, di antica origine eporediese, lo acquistò nel 1707; dalla prima metà dell'Ottocento e almeno fino all'Unità d'Italia ospitò anche la sede dell'Ambasciata di Francia. Nel 1883 l’edificio fu acquistato dalla Cassa di Risparmio di Torino, che dal 1929 ne operò una profonda ristrutturazione. Un primo restauro fu condotto su progetto dell'architetto Giovanni Battista Borra a fine Ottocento, mentre all'ingegnere Giovanni Chevalley si devono le trasformazioni e l'ampliamento in chiave eclettico-barocca.
Della struttura originaria furono salvati i marmi, le decorazioni e gli affreschi di alcune sale. Le visite proposte durante le Giornate FAI permetteranno di ammirare il monumentale scalone affrescato con l'Apoteosi della casata Perrone e le opere raffiguranti gli dei dell'Olimpo di Michele Antonio Milocco, il Salone di rappresentanza con le Allegorie del Risparmio e della Beneficienza realizzate dal pittore Carlo Gaudina e le tele di Gaetano Ottani. Di notevole pregio è anche la balconata della Galleria, dove si possono osservare i simboli della città, della laboriosità e del risparmio.
Fondazione Roberto Longhi a Firenze
L'edificio della potente famiglia Alberti, situato alle pendici della collina di Santa Margherita a Montici, fu a lungo proprietà del Monastero di Santa Brigida al Paradiso, dagli stessi Alberti fondato alla fine del Trecento. A seguito della soppressione del monastero il complesso passò in mano a privati che nel corso dell'Ottocento ampliarono a più riprese la residenza, nel 1939 acquistata dallo storico dell'arte Roberto Longhi, che qui visse fino alla morte (1970) con la sua compagna, la scrittrice Anna Banti. In occasione delle Giornate FAI, si visiteranno la biblioteca e lo studio di Roberto Longhi e vari ambienti privati che hanno mantenuto inalterati gli arredi, la collocazione delle opere d’arte e gli oggetti della vita quotidiana. (Ingresso su prenotazione e riservato agli Iscritti FAI)
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