Refik Anadol inaugura Dataland nel 2025: spazio multisensoriale dedicato all’arte creata con intelligenza artificiale.
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Una veduta di Los Angeles dove sorgerà Dataland
Pexels

L’arte incontra la tecnologia in un progetto senza precedenti. A Los Angeles è in arrivo Dataland, il primo museo permanente interamente dedicato alla creazione artistica con algoritmi. Progettato come luogo di esplorazione e innovazione, ha lo scopo di promuovere pratiche etiche e sostenibili nel trattamento dei dati. L’intento è quello di offrire un’esperienza immersiva e multisensoriale, dove la ricerca artistica e scientifica si fondono. Il museo dedicato all'Intelligenza Artificiale si prepara a definire una nuova frontiera per l'immaginario contemporaneo.

Dove sorgerà il museo Dataland?

Nel cuore pulsante di Downtown Los Angeles, tra le luci dei teatri e le geometrie iconiche firmate Frank Gehry, sta prendendo forma Dataland, il primo museo permanente al mondo interamente dedicato all’arte generata con l’intelligenza artificiale. La sua casa sarà The Grand LA, un complesso architettonico che unisce residenze, spazi commerciali, strutture ricettive e ampie aree pubbliche, trasformando ogni angolo in un crocevia di creatività urbana.

A pochi passi dal Museum of Contemporary Art, dal Broad e dal Walt Disney Concert Hall della città degli angeli Los Angeles, Dataland vuole inserirsi in un tessuto culturale in cui arte, musica e architettura si intrecciano in un dialogo costante. Con i suoi oltre 1.800 metri quadrati offrirà scenografie ideali per installazioni immersive di grande formato, capaci di avvolgere lo spettatore in un’esperienza totale.

L’edificio stesso è destinato a diventare parte dell’opera: sensori, proiezioni, infrastrutture digitali e sistemi computazionali integrati ne faranno un organismo tecnologico vivo, in grado di percepire e reagire. Ma quando tutto questo prenderà effettivamente vita? Secondo il calendario annunciato nel 2024, l’apertura di Dataland è prevista per la fine del 2025, segnando l’inizio di una nuova era in cui l’arte non solo si guarda, ma si vive.

Un'immagine che rappresenta l'intellugenza artificiale
Public Domain Pictures

Chi è Refik Anadol, l’artista dietro il primo museo AI

Fondatore e direttore creativo del museo dedicato all'AI è Refik Anadol, uno dei pionieri che hanno deciso di portare l’intelligenza artificiale dal laboratorio alla galleria d’arte. Nato a Istanbul nel 1985 e trasferitosi a Los Angeles per studiare alla UCLA, ha unito estetica, scienza dei dati e architettura, fondando nel 2014 il Refik Anadol Studio con la curatrice Efsun Erkiliç.

La sua cifra stilistica si esprime nei concetti di data painting e data sculpture, ossia trasformare enormi quantità di informazioni in paesaggi visivi che scorrono, mutano e respirano.

I progetti di Adadol

Nel 2022 l'artista ha conquistato il pubblico del MoMA di New York con Unsupervised, un’opera generativa basata su oltre 138.000 immagini della collezione del museo, prima del suo genere a entrare in una collezione permanente.

Altri suoi progetti noti sono il Machine Hallucinations, che esplora la memoria visiva della natura, e il Large Nature Model, allenato su dataset provenienti da istituzioni scientifiche globali. La sua poetica però non si limita all’innovazione tecnologica. Anadol infatti sostiene un'AI etica, alimentata da energie rinnovabili e costruita su fonti dati trasparenti e legali.

Il riconoscimento più recente, il TIME100 Impact Award del 2025, testimonia come la sua visione sia capace di ridefinire non solo l’arte digitale, ma anche il modo in cui la società percepisce la creatività delle macchine.

Una delle installazioni di Refik Anadol
MW20171 - CC-BY-SA-4.0 – Wikimedia Commons

Come sarà il museo dedicato all’intelligenza artificiale?

Ma quale forma, struttura e funzione avrà Dataland? La risposta a questa domanda viene dalla natura del progetto stesso e dalla sua funzione. Questo infatti punta a ridefinire l’esperienza museale attraverso un profondo coinvolgimento multisensoriale, tecnologico e narrativo. In sostanza Dataland non è pensato come un museo tradizionale, ma come un organismo vivo e reattivo.

  • Al suo interno quattro gallerie monumentali, con soffitti alti nove metri, ospiteranno proiezioni panoramiche e installazioni che avvolgeranno completamente il visitatore. Luci, suoni, odori e dati si intrecceranno in scenografie che cambiano nel tempo, trasformando ogni visita in un’esperienza irripetibile.
  • La struttura, ovviamente, sarà dotata di tecnologie avanzate: sensori per captare la presenza del pubblico, sistemi LED su misura, cloud computing e reti di proiezione ad altissima risoluzione. In questo modo ogni sala viene concepita come un laboratorio immersivo, in cui le opere rispondono agli stimoli ambientali e alle interazioni dei visitatori.
  • Al centro del progetto vi è poi un impegno preciso: sostenibilità ed etica dei dati. Questo vuol dire che l’alimentazione energetica sarà garantita da fonti rinnovabili, con una partnership che fornirà elettricità da un parco in Oregon. Tutti i dataset utilizzati saranno legali o open-source, con un’attenzione particolare alla trasparenza del processo creativo.
  • Dataland ospiterà anche una piattaforma di ricerca e formazione, aperta sia al pubblico sia agli studiosi, permettendo di esplorare gli archivi digitali e interagire con modelli generativi come la Living Encyclopedia, in grado di tradurre testi in immagini evocative e sempre diverse.

Quali opere ci saranno a Dataland?

Le prime esposizioni di Dataland ruoteranno attorno al Large Nature Model, ossia un modello generativo alimentato da enormi dataset su flora, fauna e funghi, ottenuti da istituzioni come il Natural History Museum di Londra o gli archivi del Smithsonian. Si tratta di opere che si presenteranno sotto forma di data painting e data sculpture, ossia immagini in continua trasformazione che evocano ecosistemi naturali attraverso algoritmi AI. 

L’esperienza sarà inoltre arricchita da elementi multisensoriali come suoni generati artificialmente, proiezioni immersive a tutto schermo e odori creati da algoritmi basati su centinaia di migliaia di molecole aromatiche.

Inoltre sono previste anche rappresentazioni derivanti da model training su dataset spaziali, urbani o culturali, il cui compito è estendere il concetto di scultura digitale vivente. La collezione sarà integrata da installazioni interattive dove il pubblico potrà attivare cambiamenti visivi, sonori o olfattivi, rendendo ogni visita un’esperienza unica.

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