Chi vive in affitto è più felice di chi possiede una casa di proprietà. A dirlo è una vera guru della "happiness", sonja lyumbomirsky, psicologa della university of california e autrice di due libri di successo che ha stilato una classifica delle cose che rendono davvero appagante una vita
Nelle sue due opere "the how happiness" e "the myths of happiness", sonja sostiene che una casa in affitto è meglio che una di proprietà. Chi è padrone di casa, infatti, è meno soddisfatto ed è più spesso di cattivo umore rispetto a chi paga la locazione. Tra gli altri fattori spicca il fatto che il matrimonio non sempre fa la felicità, e che i single sono in genere più felici degli accasati. Bisogna però sottolineare che i figli fanno ancora la felicità: i genitori infatti sostengono di essere più sereni rispetto a chi non ha prole
Ssecondo la psicologa, il vero must per essere felici sta nel cercare di perseguire i propri obiettivi e non lasciarsi condizionare da ciò che ci viene imposto dall'esterno. Il livello dato di felicità di ogni essere umano è influenzato al 50% da fattori genetici, il 10% dipende da circostanze e situazioni della vita e il 40% rimanente da attività intenzionali del soggetto
16 Commenti:
Casa di proprietà = legame stretto a un paese in declino
Affitto = libertà se serve di partire per dove ci siano possibilità di lavoro
In futuro la casa di proprietà sarà sempre più un fardello sostenibile solo per poche persone (visto anche il calo costante degli stipendi e la crescente disoccupazione)
PER comprare una casa di 40 mq nella mia zona ci vogliono 200.000 €, se per assurdo la banca mi prestasse tutta la cifra dovrei restituir gli quasi 100.000€ di interessi. Sinceramente con quei 300.000 € ci sto in affitto a vita e se non mi piace il posto posso sempre cambiare, posso arredar la e abbellira senza spendere cifre esagerate e usando i mobili che già ho. Tenendo conto che se compri casa finché non finisci di pagare il mutuo non è tua ma della banca. Quindi per me, meglio in affitto, non pago imu e molte cose spettano al padrone di casa.
La metaformosi maggiore è infatti quella legata alla necessità di spostarsi...prima nascevi e vivevi in un certol luogo, lavoravi a massimo a 15 km, i tuoi suoceri e genitori vivevano a massimo 10 km e il quadretto era completato con l'acquisto di una casa in cui avresti vissuto per il tempo che volevi, con la cerchia delle persone intorno, il lavoro vicino e così sia. Adesso le cose sono un pò cambiate, in primis il lavoro a vita non esiste più, le coppie si conoscono e l'unica esigenza che hanno è la flessibilità...che non significa per forza stare in affitto ma per acquistare devi avere la certezza che vivrai in quel posto almeno 10 anni...se vivi in una casa solo 3 anni, per non perdere parte dei tuoi soldi ma "pareggiare" il tuo investimento necessariamente i prezzi per i prossimi 3 anni dovranno aumentare di almeno il 25% (cosa direi impossibile). Questa è infatti la percentuale che si paga fra notaio e imposte (5000 eur circa il 2,50 su 200mila euro) , agenzia (6% fra acquisto nuova casa e rivendita fra 3 anni), arredamento (25/30.000,00 eur 14% sulla nostra ipotetica casa da 200mila euro), interessi del mutuo ventennale per i primi 3 anni non recuperabili che come si sà si pagano più all'inizio del mutuo (10.000,00 euro circa 5%)...sfioriamo il 30%, solo per fare pari con l'importo speso. A questa somma và detratto l'importo di un affitto (circa 6000 euro l'anno, 9% sui 200mila euro ipotetici), che porta comunque l'affitto decisamente in favore in termini di economicità e soprattutto flessibilità per la famigerata coppia citata (purtroppo la casa non si acquista nè si vende in meno di un anno, l'affitto si cambia molto velocemente). Se però non si appartiene al profilo sopra citato e si ha una serie di sicurezze che ci permettono di vivere in un tale posto per molti anni, se si trova la cosa giusta e si può acquistare senza problemi di sostenibilità è bene acquistare e fregarsene di quello che farà il mercato...
Ti faccio un quadro che forse ti sfugge e che riguarda il sud e la Sicilia (la Sardegna non la conosco).
I giovani preferiscono restare disoccupati ma dove hanno le case ed i parenti.
In effetti se sitrasferiscono al nord, dove troverebbero magari il lavoro, guadagnerebbero 1200 euro e non ci pagherebbero nenche l'affitto ed il vitto.
Allora meglio disocoppati e con qualche lavoretto, in casa gratuita della famiglia. Alla fine si pareggia il conto e si vive meglio.
Questo nostro paese non ha mai saputo colmare la differenza anche culturale fra un nord ordinato e progradito ed un sud a rimorchio del nord, che vivacchia.
Io sono uno del sud che vive al nord da 50 anni. Ho fatto tanti sacrifici per ambientarmi socialmente ( e sono una persona della borghesia, non operaio ). Il sud alla fine è meno classista. Anche il povero ha la sua dignità. il nord emergina i poveri, stabilendo classifiche sull'auto che hai e dove vai in vancanza.
Al sud non vanno in vacanza e si contentano delle auto medio-piccole. Si sentono inseriti ina società mediamente povera in cui puoi vivere a tuo agio.
A Milano si sentirebbero poverissimi, senza i vestiti alla moda. Conosco bene l'Italia, a causa del mio lavoro, non è una nazione. È una specie di collage di realtà diverse, quasi tutte impermeabili fra di loro e che si guardano con diffidenza reciproca. La diffidenza è però giustificata.
Quello che scrive il team@idealista è di un infantilsmo pauroso.
Non siamo all'asilo infatile, datevi una smossa voi del team e pubblicate interventi seri e professionali.
Io vivo forzatamente in affitto perchè la mia unica casa di proprietà è occupata dall'inquilino che non la libera e sto in attesa delle lungaggini giudiziarie da quasi tre anni per ottenere la liberazione dell'immobile.
Sono costretto a pagare l'Imu per la seconda casa quando in realtà non ho nemmeno la prima. Questo è un tipico esempio di equità fiscale italiana.
C'è qualcuno che può darmi un consiglio utile su questo tipo di questione ??? grazie.
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