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Mario Bellini. Italian Beauty, allestita alla Triennale di Milano, è un omaggio all’opera poliedrica e singolare di un architetto italiano che ha lasciato nel mondo un segno indelebile, sia sulla piccola sia sulla grande scala. Arredi e oggetti creati dal progettista milanese sono diventati icone entrate nelle case e negli uffici di tutto il mondo, spesso anticipando o rivoluzionando gusto e stile; e sempre dalle sue tavole hanno visto la luce centri congressi e musei, dal Giappone agli Usa, dalla Germania allAustralia fino al museo più prestigioso del mondo, il Louvre di Parigi, dove ha lasciato la sua impronta con il Dipartimento delle arti islamiche.

La mostra occupa oltre mille metri quadrati del Palazzo dellArte ed è articolata in Portale, Galleria, Piazza e quattro Stanze (organizzate secondo un tema guida), e vuole porre attenzione sulla necessità e sul ruolo eversivo e salvifico della bellezza. Da qui il sottotitolo Italian Beauty”. Curatore della mostra è Deyan Sudjic, direttore del Design Museum di Londra. Con Ermanno Ranzani (architettura) e Marco Sammicheli (design).

La mostra è un viaggio trasversale tra design, architettura ed exhibition design e il progetto di allestimento è dello stesso Mario Bellini: «Perché “Italian Beauty”? — spiega l’architetto — perché la bellezza ha in sé una forza eversiva e salvifica che spesso trascuriamo, forse perché noi italiani ne siamo costantemente circondati. In quasi sessantanni di lavoro, tra design e architettura, e di viaggi in giro per il mondo mi sento di poterlo affermare con il distacco sufficiente».

Il percorso della mostra

L’esposizione si snoda lungo un percorso che inizia da un Portale/Biblioteca e prosegue lungo una Galleria, una Piazza e quattro Stanze. Allingresso un grande "Portale/Biblioteca" accoglie il visitatore ed espone modelli di architettura, immagini, arredi, oggetti: una macchinascenica che si pone come una summa e un incipit dellintera retrospettiva. Quattro grandi Stanze laterali più una Piazza centrale - connesse da una magica Galleria di specchi, una sorta di caleidoscopio di visioni ed emozioni, che si snoda a ferro di cavallo in andata e ritorno per più di 100 metri - illustrano le molte tematiche del lavoro di Bellini. In particolare, nelle Stanze, l’architettura è riprodotta con filmati immersivi, che inglobano il visitatore, proiettati a tutta altezza sulle pareti delle sale.

"Mettere in mostra larchitettura — precisa Bellini — pone sempre agli architetti un problema al quale si ovvia con espedienti vari: appendere foto e schizzi, esibire modelli in scala ridotta, far sfogliare album con planimetrie, sezioni e dettagli costruttivi. Io ho scelto di portare virtualmente i visitatori attorno e dentro i miei edifici sparsi in tutto il mondo, ovvero là dove si trovano, con riprese girate in loco e proiettate su su schermi"Tra questi filmati, uno dei più spettacolari rivela con riprese dallalto il Dipartimento delle Arti Islamichedel Louvre di Parigi, inaugurato nel 2012.

Nella Piazza il tema guida è il mostrare, in molte delle sue declinazioni, da come mostrare un quadro al mostrare il mondodi Bellini, con alcuni dei suoi riferimenti delezione, racchiuso in una sorta di wunderkammer(da opere di Ettore Sottsass alla raccolta completa di lettere di Wolfgang Amadeus Mozart, fino ai piatti di Lucio Fontana e al portaghiaccio di Gio Ponti).

Nella Galleria arredi, oggetti, macchine, progetti e concetti sono raccontati sul pavimento e lungo le pareti. Tra i pezzi che hanno fatto storie occorre segnalare il P101, primo personal computer al mondo realizzato nel 1965 per Olivetti e mostrato ancora funzionante, e Quaderno, progenitore dei laptop e ultimo progetto di Bellini per Olivetti, datato 1992. La “Divisumma 18” in morbida gomma gialla — forse il vero antenato del touch screen — e  il “Pop”, il mangiadischi portatile ovvero padre dei moderni lettori mp3. Affascinanti anche le fotografie scattate da Bellini reporter, durante i lunghi viaggi di esplorazione culturale compiuti nel 1972 e nel 1973 in Giappone e Stati Uniti.

Appesa al soffitto della Galleria, una sequenza di più di 100 immagini crea un percorso senza parole che riassume il pensiero di Bellini. Vi si trovano opere darte e architetture, riferimenti al mondo animale e vegetale, elementi di antropologia culturale, fotografie depoca, forme, ispirazioni e volti (come quello di Steve Jobs, che negli anni Ottanta a lungo corteggiò Bellini per portarlo alla Apple mentre era consulente di Olivetti). 

Nell’ultimo settore della Galleria, infine, una sezione intitolata “Next” illustra in anteprima i principali progetti in corso. Dall’Antiquarium forense accanto al Colosseo di Roma, museo che racconterà le origini di Roma antica, a una futuristica sedia in plastica ora in fase di messa a punto.

Un capovolgimento improvviso della retrospettiva in prospettiva, in una ricerca della bellezza che "deve essere inarrestabile — racconta Bellini — ma non può e non deve essere il solo traguardo dell’architetto, il quale dovrebbe sempre avvertire la necessità di dialogo: con l’uomo, con la città, le culture e le religioni".   

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