Questa frase non proviene da nessun movimento ecologista.
Il governo la scorsa asettimana aveva approvato la moratoria sul ritorno dell'Italia alle centrali nucleari. Ma ieri silvio berlusconi ha ammesso candidamente nella conferenza stampa con il presidente francese sarkozy che si trattava solo di una mossa per evitare il referendum.
Bel paradosso, quello in cui ci troviamo. Due anni fa il governo annuncia il ritorno dell'Italia al nucleare, con enel in prima linea e accordo con sarkozy sulla tecnologia per le centrali. Poi viene convocato un referendum dal comitato antinucleare, che si celebrerà il 12 giugno.
Come si poteva immaginare, dopo il terremoto in giappone cala sensibilmente in Italia la percentuale di favorevoli al nucleare: i consensi, infatti, scendono dal 40,5% del 2010 al 22% degli ultimi giorni.
In un primo momento, dopo l'incidente alla centrale di fukushima, il progetto nucleare in Italia sembrava pronto ad andare avanti. Ma col passare dei giorni e con l'aggravarsi della situazione in giappone, cominciano le prime diserzioni.
Nel 1987 gli italiani decisero, attraverso un referendum abrogativo, di non fare ricorso al nucleare come fonte di energia. Il referendum venne istituito dopo il grave incidente di chernobyl, avvenuto nel 1986.
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