Il governo la scorsa asettimana aveva approvato la moratoria sul ritorno dell'Italia alle centrali nucleari. Ma ieri silvio berlusconi ha ammesso candidamente nella conferenza stampa con il presidente francese sarkozy che si trattava solo di una mossa per evitare il referendum. Ma potrebbe costargli caro, perché la cassazione deciderà adesso sulla sua legittimità tenendo anche conto delle sue parole. Cosa succedere al referendum sul nucleare previsto per il 12 giugno?
Ricordiamo le tappe della vicenda. Due anni fa il governo annunciò, proprio in una conferenza stampa con sarkozy il ritorno dell'Italia all'energia nucleare, dopo che nel 1986, a seguito dell'incidente di chernobyl, gli italiani decisero di chiudere le centrali esistenti
Dopo la decisione dell'esecutivo si organizzò un nuovo movimento anti nucleare, che era riuscito a raccogliere le firme necessarie ad un nuovo referendum, fissato per il prossimo 12 giugno
Ma a seguito dell'incidente della centrale di fukushima, in giappone, il governo aveva fatto retromarcia, sebbene in modo un po' disordinato, fino a decretare la sospensione del programma nucleare
Se in molti pensavano si trattasse di un bluff, ieri sono caduti tutti i dubbi: il presidente berlusconi lo ha ammesso pubblicamente
Ma ora le sue parole potrebbero convinvere la cassazione a salvare il referendum sul nucleare. Il potere di farlo saltare non è infatti nelle mani del parlamento, nè del governo. Sarà un giudice a decidere. E le parole di berlusconi faranno parte delle ragioni della sentenza
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