
La casa di proprietà, insieme al gap linguistico, rappresentano i principali ostacoli per i middle-manager italiani candidati a un’assegnazione internazionale. A renderlo noto Wyser Italia, società internazionale di Gi Group, che si occupa di ricerca e selezione di profili manageriali.
Secondo quanto emerso da un’analisi di Wyser Italia, il 57% dei lavoratori italiani dichiara che considererebbe seriamente il trasferimento all’estero nei prossimi due anni. A confermarlo anche il mondo delle imprese: quasi una su due prevede che il fenomeno aumenterà nel prossimo triennio.
In un mondo senza confini, le assegnazioni internazionali sono infatti diventate uno strumento chiave nelle mani delle multinazionali per competere sul mercato, ma anche per il manager e la sua crescita professionale. Ciò nonostante, questo processo non è privo di rischi e il fallimento non è un evento remoto.
Carlo Caporale, amministratore delegato Wyser Italia, ha spiegato: “Nella nostra attività di ricerca e selezione, riscontriamo due caratteristiche tutte italiane che spesso ostacolano il processo di mobilità internazionale o addirittura ne impediscono il decollo. Ci riferiamo, nello specifico, al gap linguistico che ancora oggi accomuna molti middle-manager e alla generalizzata tendenza ad essere proprietari di casa stanziali”.
Gap linguistico
L’Italia è al 20° posto con un livello di conoscenza della lingua inglese nelle aziende medio-basso. “Le aziende nostre clienti – ha afefrmato Caporale – considerano imprescindibile la conoscenza della lingua inglese per partecipare a un processo di mobilità internazionale. Essere pressoché bilingue – e oggi sempre più trilingue – è la conditio sine qua non per un professionista che vuole migliorare le proprie opportunità di carriera. In Italia, tuttavia, la competenza linguistica è ancora troppo approssimativa. Non a caso il 40% degli italiani dichiara di aver perso almeno un’occasione di lavoro proprio a causa del proprio livello di inglese”.

Un Paese di proprietari
Gli italiani si contraddistinguono per la propensione ad investire nel mattone, tanto che l’Italia risulta essere il primo Paese dell’Europa occidentale nel ranking di Eurostat per proprietari di casa. In merito, Caporale ha sottolineato: “Secondo l’Istat (2017), risulta che circa l’80% degli italiani vive in una casa di proprietà - con o senza mutuo. Questa non è solo una forma di investimento, ma è una priorità assoluta, vissuta come un traguardo che implica anche e soprattutto un legame affettivo, da cui è difficile separarsi”.
Aggiungendo: “E’proprio il rapporto con la casa e l’ambiente che lo circonda ad ostacolare spesso il manager intenzionato a trasferirsi, che addirittura non prende in considerazione soluzioni alternative, come ad esempio l’affitto della casa in Italia per il periodo di permanenza all’estero”.

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