
Quando si progetta o si ristruttura un’abitazione, una delle questioni fondamentali riguarda la distanza tra bagno e cucina. Non si tratta solo di estetica, ma di funzionalità e, soprattutto, di rispetto delle normative igienico-sanitarie. La normativa italiana prevede disposizioni precise per garantire igiene e sicurezza, evitando sovrapposizioni problematiche che potrebbero comportare sanzioni. Ecco allora come orientarsi sulla distanza tra bagno e cucina.
La normativa sulla distanza minima tra bagno e cucina
Non esiste una distanza minima obbligatoria tra bagno e cucina. Tuttavia, la normativa che disciplina questa materia, ovvero il Decreto Ministeriale Sanità del 5 luglio 1975, impone che questi due ambienti siano separati in modo adeguato.
Ecco i punti chiave della normativa:
- il decreto stabilisce che, per garantire standard igienici adeguati, prevenendo la diffusione di odori e batteri, i locali di servizio igienico (bagni) devono essere separati da altri ambienti, in particolare dalla cucina e dalla zona giorno, mediante un disimpegno (antibagno);
- l'obbligo dell'antibagno si applica soprattutto quando il bagno si affaccia direttamente su ambienti come la cucina, dove vengono preparati e consumati cibi.
In parole povere, un bagno non può aprire su una zona giorno, ma essere “schermato” da una sorta di disimpegno come un antibagno o specifiche soluzioni architettoniche che impediscano a bagno e cucina di comunicare direttamente.
Separare cucina e bagno è quello che conta
Quando si pianifica la disposizione degli impianti e degli spazi è essenziale, dunque, considerare vari fattori. Per esempio, la distanza della cucina dalla colonna di scarico (che dipende da diversi fattori, tra cui la distanza tra i due punti e lo spessore del massetto), per avere una corretta funzionalità del sistema di scarico appunto. Ed è importante anche farsi le domande giuste: è possibile avere una cucina con bagno di servizio adiacente?
La conformità alla legge è fondamentale. E lo è tenendo conto che il bagno in cucina senza antibagno è generalmente vietato e anche per quanto riguarda la posizione della porta del bagno in cucina. La necessità primaria è il rispetto della normativa che prevede la separazione netta dei due ambienti per il rispetto degli standard igienici.

Come posso separare il bagno dalla cucina?
Per attuare una separazione tra bagno e cucina è consigliabile rivolgersi a professionisti del settore che sono in grado di capire come sfruttare al meglio gli spazi e come agire in rispetto alla legge.
L'antibagno rimane la scelta più comune, ma si possono anche utilizzare pareti divisorie in cartongesso, porte scorrevoli a scomparsa o strutture a doppia porta per creare un disimpegno funzionale.
In alternativa, si possono sfruttare elementi d'arredo, come librerie o armadi a muro, per definire visivamente e fisicamente la separazione tra gli ambienti. Anche in questo caso, si rimanda alla consultazione di un tecnico qualificato che possa valutare ogni esigenza.
Come predisporre un antibagno
L'antibagno, come detto, rappresenta la soluzione ideale per separare bagno e cucina senza doverli posizionare a distanza eccessiva. Esso consiste in un piccolo disimpegno dalle dimensioni minime di 1 x 1,2 m con un’altezza di 2,4 metri (si scende a 2 metri se posizionato in un sottotetto).
Può non avere la finestra, necessaria solo nel caso in cui nella stanza siano presenti una caldaia, uno scaldabagno o un boiler. In caso contrario, va considerata l’installazione di una ventilazione meccanica. L’antibagno può ospitare un lavandino, quindi diventare parte integrante di un bagno, anche se separato da esso. Ed essere quindi utilizzato come zona lavanderia, come ripostiglio o come area di stoccaggio. Le idee per un bagno con antibagno da poter valutare (per arredarlo bene) sono tante e diverse.

Antibagno obbligatorio: cosa dice la normativa?
Il Decreto Ministeriale del 5 luglio 1975 stabilisce che il bagno non può aprirsi direttamente su un locale adibito a preparazione e consumo di cibi, come la cucina. La normativa prescrive che tra i due ambienti debba esserci un filtro, sia esso un antibagno o un disimpegno. In via generale si può dire che la zona bagno deve essere isolata dalla zona giorno e dalla cucina mediante almeno due porte. Se l'abitazione dispone di un disimpegno o corridoio, e gli accessi sono già provvisti di porte, non è necessario installare ulteriori barriere.
In assenza di disimpegno o corridoio, è obbligatorio realizzare un antibagno. Esso funge da spazio intermedio tra il bagno e gli altri ambienti, garantendo la separazione prescritta.
Ci sono tuttavia delle eccezioni. Quando il bagno è direttamente accessibile dalla camera da letto, l'antibagno non è obbligatorio. A meno che non si tratti del bagno principale dell'abitazione.
Per capire se il proprio antibagno è a norma o meno, e verificare con certezza che si debba rispettarne l’obbligo di costruzione, il consiglio è quello di affidarsi a un geometra o a un architetto. Saranno loro a occuparsi del rispetto dei requisiti igienico-sanitari e a compensare eventuali carenze. In ogni caso, è buona norma conservare la documentazione relativa ai lavori eseguiti.
Accertarsi che il bagno sia delle giuste dimensioni
Prima di avviare i lavori, quindi, è necessario capire se lo spazio a disposizione è sufficiente a creare un ambiente a sé. Le dimensioni del bagno, infatti, devono rispettare i requisiti minimi stabiliti dai regolamenti edilizi locali. Quindi:
- una superficie totale non inferiore a 4 mq;
- una superficie calpestabile non inferiore a 2 mq;
- il lato più corto del bagno non inferiore a 1,20 m.
Anche l’altezza minima è regolamentata e solitamente è di 2,40 metri, con alcune deroghe per locali situati in sottotetti.
Quante porte ci devono essere tra bagno e cucina?
La legge prevede che il bagno non abbia accesso diretto alla cucina; quindi, almeno una porta di separazione è necessaria. Se lo spazio lo permette, la soluzione ideale è avere due porte: una che separa il bagno dall'antibagno e un'altra che separa l'antibagno dalla cucina.
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