
Custodire un cane può essere più impegnativo di quanto si pensi. Se si vive in condominio, è fondamentale che il proprietario si prenda cura dei bisogni fisiologici dell’animale, raccogliendo le deiezioni e pulendo eventuali tracce di urina, soprattutto se presenti nelle aree comuni.
Agire in questo modo rappresenta un atto di civiltà verso gli altri condòmini, oltre che un obbligo imposto dalla legge. Ecco, quindi, quali sono le regole da rispettare nel condominio per i cani e a cosa stare attenti quando devono espletare i bisogni fisiologici.
Dove posso far fare i bisogni al mio cane in un condominio?
Le norme dell’ordinamento italiano non vietano di possedere degli animali domestici in condominio purché il proprietario rispetti specifiche regole stabilite dal Codice civile e dal regolamento condominiale. A stabilirlo è la nuova legge n. 220 dell'11 dicembre 2012 che contiene le regole su come tenere i cani in condominio, anche nelle aree comuni.
Allo stesso tempo, le norme imputano al proprietario la responsabilità di tutti i comportamenti del cane, del gatto o di ogni altro animale domestico.

Il cane può fare i bisogni nel giardino condominiale
Problemi con i vicini possono nascere quando il cane abbaia in condominio o nel momento in cui si trovino degli escrementi degli animali domestici nelle parti comuni dell’edificio, per esempio nel giardino condominiale.
Anche in questo caso, la presenza degli animali non deve arrecare danni alle aree comuni o disturbo agli altri condòmini. È chiaro che, un cane potrebbe anche fare i bisogni nel giardino condominiale, ma solo a patto che il proprietario raccolga sempre e immediatamente le deiezioni.
A tal proposito, a prescindere dalle norme del Codice civile, ciascun condominio può adottare un proprio regolamento che stabilisca delle sanzioni nel caso in cui i proprietari di animali violino le norme per l’utilizzo delle cose comuni come viali di accesso, portone d’ingresso, portici, cortili, vestiboli, scale e ascensori.
Il cane può fare la pipì nel giardino condominiale?
Le norme sopra richiamate fanno riferimento alle sole feci dell’animale, ma alcuni Comuni (per esempio, quello di Milano) stanno adottando norme più severe anche per l’obbligo di lavare la pipì dei cani portando con sé una bottiglietta d’acqua al fine di diluirla.
Nell’ambito degli spazi comuni del condominio, situazioni di questo tipo rientrerebbero, pur sempre, nel dovere del non imbrattare e di pulire eventuali parti sporcate dal cane. Infatti, sono punibili come reato anche i soli odori esalati dagli escrementi, come per esempio la pipì del gatto o le condizioni poco igieniche in cui viene tenuto l’animale stesso.
In linea generale, dunque, esiste sempre un dovere del proprietario dell’animale di raccogliere le feci e di pulire eventuali parti sporcate dal cane, adottando le opportune attenzioni e munendosi di kit per la pulizia.
Fuori dal contesto condominiale, infatti, vigono altre norme che obbligano i proprietari dei cani a raccogliere le feci del proprio animale e ad adottare tutte le cautele per non sporcare. Si può concludere che, dove non è obbligatorio raccogliere le feci del cane è solo negli ambiti extraurbani, come in aperta campagna.
Cosa dice la legge sui cani in condominio?
Peraltro, la Cassazione ha ricordato, nella sentenza numero 14735 del 2006, che l'amministratore di condominio ha la facoltà di irrogare sanzioni pecuniarie ai condòmini indisciplinati se previsto dal regolamento di condominio ai sensi dell’articolo 70 delle disposizioni per l’attuazione del Codice civile. La norma, infatti, prevede che
"per le infrazioni al regolamento di condominio può essere stabilito, a titolo di sanzione, il pagamento di una somma fino a euro 200 e, in caso di recidiva, fino a euro 800. La somma è devoluta al fondo di cui l'amministratore dispone per le spese ordinarie".
In generale, se si ha un cane o, comunque, un animale è necessario tener conto di quanto riportato all’articolo 2052 del Codice civile, il quale stabilisce che
"il proprietario o chi se ne serva per il tempo in cui lo abbia in uso è responsabile dei danni da esso cagionati sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito. Ciò salvo prova del caso fortuito. La norma può applicarsi anche a chi custodisca la bestia ma non ne sia formalmente l’intestatario all’anagrafe canina".
Quali obblighi può decidere il condominio per i bisogni fisiologici dei cani
Al Codice civile si aggiunge ciò che il regolamento del condominio può prevedere nello specifico, mediante approvazione della maggioranza dei voti dei condòmini. Infatti, in merito agli animali domestici, la maggioranza può disporre:
- l'impraticabilità di alcune aree comuni per gli animali, quali per esempio l’ascensore;
- il divieto di portare i cani senza guinzaglio e museruola;
- un numero massimo di animali domestici per ogni unità abitativa;
- ulteriori norme circa la pulizia e l’igiene degli spazi comuni.
Cosa posso fare se i vicini non puliscono gli escrementi del mio cane?
Comportamenti errati da parte del proprietario dell’animale possono condurre a querele e all’applicazione delle norme del Codice penale. Prima che si arrivi a conseguenze di questo tipo, è importante che il proprietario dell’animale capisca e riconosca la propria responsabilità nei confronti degli altri abitanti del palazzo. Ciò non solo per l'imbrattamento delle parti comuni dell’edificio, ma anche se il cane abbaia e infastidisce il vicino oppure entra in altre abitazioni o provoca cattivi odori.
Gli stessi vicini non possono essere chiamati a pulire gli escrementi di un animale del quale non ne siano né i proprietari, né coloro che lo abbiano, anche temporaneamente, in custodia. Al contrario, i vicini possono rivolgersi all’amministratore di condominio per segnalare cani che sporcano.
Cosa fare se i vicini non puliscono gli escrementi del cane
In caso di inadempimento, è l’amministratore del condominio che interviene a tutela delle parti comuni, comunicando formalmente, anche con una lettera di richiamo per il cane che sporca, al proprietario dell’animale di far cessare gli abusi condominiali. Se il vicino continua a non pulire gli escrementi del cane, l’amministratore può:
- irrogare la sanzione condominiale;
- avvalersi anche dell’autorità amministrativa, della polizia locale, dei vigili del fuoco o dell’Asl, quest'ultima consultata per fare redigere una perizia in cui si attesti l’insalubrità dell’aria;
- fare ricorso all’autorità giudiziaria sporgendo querela e chiedere il risarcimento dei danni in sede civile.
Quando si verifica il reato di imbrattamento
Non raccogliere le feci del cane o del proprio animale domestico può comportare, nei casi più gravi, l’applicazione di quanto prevede il Codice penale. Infatti, se il problema all’interno del condominio non si risolve con la segnalazione all’amministratore e si protrae nel tempo, si può arrivare alla denuncia penale dei soggetti danneggiati ai sensi dell’articolo 635 del Codice penale.
In situazioni di questo tipo, il successivo articolo 639 prevede sanzioni da 103 a 10.000 euro, a seconda del danno procurato. In più, per comportamenti recidivi del padrone, può essere disposta la reclusione da tre mesi a due anni a seconda della gravità del reato.

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