Il rapporto deficit/Pil scenderà dal 2,4% al 2,04% nel 2019. E’ il compromesso raggiunto dal governo Conte, presentato a Bruxelles in un apposito dossier che ha riscosso la fiducia della Ue, tanto da causare una buona discesa dello spread. Punto cruciale del piano saranno le dismissioni immobiliari ipotizzate da Tria. Ma debito e Pil, per ora, non promettono bene.
Il ribasso del rapporto debito/Pil sarà finanziato, nelle intenzioni del governo, non da limature alla quota 100 o al reddito di cittadinanza, che entreranno in vigore nei tempi previsti se pure con un taglio di risorse di 3,6 miliardi di euro e se pure con l’etichetta di “progetto sperimentale”.
Dismissioni immobiliari per finanziare il debito/pil
Il centro di tutto è invece un piano di dismissioni immobiliari ipotizzato dal ministro Tria. Nel dossier presentato a Bruxelles dal premier Conte al presidente Juncker, si parla di un taglio aggiuntivo al disavanzo da 2,9 miliardi, che si spera di ricavare dalla vendita di mattone istituzionale, e da una maggiore spending review. Il Presidente della Commissione Europea è parso soddisfatto dei tentativi di dialogo messi in campo dal governo italiano, e lo spread è sceso così sotto quota 275 punti base in scia ala speranza che si riesca, alla fine, ad evitare la temuta procedura di infrazione. Purchè, dopo l’analisi degli esperti della Commissione, risulti che dal punto di vista tecnico il progetto sia fattibile e assicuri la tenuta anche del deficit strutturale. Cosa che il Commissario agli affari economici Moscovici non ritiene, tuttavia, ancora un obbiettivo raggiunto.
Patrimonio immobiliare dello Stato, vendere non è facile
Resta ora da capire se l’idea di un piano di dismissioni immobiliari possa essere efficace per realizzare l’agognato progetto. Nelle intenzioni del ministro Tria, la riduzione del disavanzo da 2,9 miliardi di euro si dovrebbe ottenere grazie ad un pacchetto di norme che accelerino la vendita di mattone pubblico (oltre che alla spending review aggiuntiva). Secondo l’Agenzia del Demanio, il patrimonio dello Stato ammonta a circa 400 miliardi; 2.500 sono gli immobili immediatamente vendibili. Il patrimonio delle amministrazioni locali ammonta invece a 350 miliardi, di questi 20-40 miliardi sarebbero immediatamente cedibili e potrebbero fruttare da subito dai 2 ai 5 miliardi. Tuttavia, dati i diversi vincoli finora vigenti, non è mai stato facile dismettere il patrimonio pubblico, come fa notare il Sole 24 Ore in un recente articolo.
Privatizzazione del patrimonio pubblico, il parere di Assoimmobiliare
Un piano di dismissioni che non è visto con realistico ottimismo nemmeno da Assoimmobiliare, che proprio negli scorsi giorni si è espressa con forza contro un nuovo provvedimento che pare andare direttamente contro la possibilità di accrescere il valore e l’appetibilità del patrimonio immobiliare italiano, ovvero la cancellazione della deducibilità totale degli interessi passivi dei mutui per le società che costruiscono edifici da dare in locazione.
“Il Ministro Tria – affermava la Presidente di Assoimmobiliare Silvia Rovere nel corso dell’ultima assemblea tenutasi a Milano, - nella sua lettera alla Commissione Europea volta ad evitare la procedura di infrazione, ha indicato per il 2019 un ambizioso obiettivo di privatizzazione del patrimonio pubblico, pari all’1 per cento del Pil, ossia a circa 18 miliardi di euro e complessivamente 30 miliardi di euro nel triennio. Ci permettiamo di osservare che tali obiettivi, già molto sfidanti in considerazione delle caratteristiche del patrimonio immobiliare pubblico, che richiede importanti interventi di valorizzazione almeno urbanistica per poter essere appetibile per il mercato, diventano oggettivamente non perseguibili nel contesto di un regime fiscale penalizzante che deprime il valore degli immobili, anche pubblici, e scoraggia gli investitori”.
L'economia italiana frena
Il contesto del Paese è inoltre quello di una Italia in frenata, come avverte l’ultima congiuntura flash del Centro Studi Confindustria e il debito pubblico è previsto ancora in aumento. Il dato ufficiale sarà diffuso il 14 dicembre, ma Mazziero Research prevede un livello di 2340 miliardi ad ottobre (contro i 2331 di settembre, a sua volta in crescita rispetto al periodo precedente).
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