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Stessa storia, stesso decreto ma un governo diverso. Nel 2016 M5S e Lega erano tra i più fervidi oppositori del decreto “salva banche”, con cui l’allora appena insediato esecutivo Gentiloni aveva soccorso Mps, Pop Vicenza e Veneto Banca. In questi giorni, però, Di Maio e Salvini studiano un decreto salva Carige praticamente identico a quello tanto criticato due anni prima.

Leggendo il testo del 2016, e confrontandolo con lo schema di quello a firma gialloverde, si evince che il nuovo decreto salva Carige è uguale a quello dell’esecutivo Gentiloni: dalle regole sulle garanzie dello Stato fino ai meccanismi, con burden sharing, per la nazionalizzazione. E non potrebbe essere altrimenti, visto che negli ultimi due anni (era il 23 dicembre 2016) le norme europee da rispettare per il salvataggio statale.

Stando allo schema annunciato del decreto salva Carige, la garanzia dello Stato sulle obbligazioni della banca dovrebbe coprire fino a un valore massimo dei bond di 3 miliardi di euro. Il Mef, inoltre, è autorizzato a sottoscrivere entro il 30 giugno 2019, nel limite massimo di un miliardo di euro il 2019, azioni emesse da Banca Carige.

Nel frattempo, Di Maio ha fatto sapere che chiederà formalmente ai commissari di fornire l’elenco dei debitori della banca. Il vicepremier pentastellato ha anche risposto a chi faceva notare che il decreto salva Carige è una copia e incolla di quello varato dal governo Gentiloni nel 2016: “Non ho mai visto una svista simile sui giornali, mi spiace che anche Mentana ci sia caduto, la prima pagina del decreto è uguale perché, come in tutti i decreti, ci sono i richiami alle norme esistenti”.

E Di Maio ha anche aggiunto: “Il popolo sovrano si riappropria delle banche, è il primo caso in Europa in cui ci riprendiamo una banca per dare prestiti alle imprese e mutui più agevolati alle famiglie”.

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