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L'Italia è in recessione tecnica: per il secondo trimestre consecutivo il Pil è sceso, segnando  un -0,2% L'occupazione intanto segna il ritorno ai livelli precrisi, ma solo grazie ai lavoratori a tempo.

Pil Italia fermo al +0,1% annuo nel quarto trimestre 2018

Nel quarto trimestre del 2018 l'Istat ha stimato che il prodotto interno lordo, con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e sia aumentato dello 0,1% in termini tendenziali.

Il dato sintetizza una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell’industria e di una sostanziale stabilità dei servizi. Negativa la domanda interna, resta positiva la componente estera. 

Pil 2018 in crescita dello 0,8%

Il dato complessivo del Pil 2018 vede una crescita dell'economia italiana pari allo 0,8%. La variazione annua del Pil stimata sui dati trimestrali grezzi è invece pari all’1%.

I dati definitivi saranno diffusi comunque il prossimo primo marzo. La variazione acquisita per il 2019, si legge nella nota Istat, è pari a -0,2%.

Eurostat, Pil europeo nel quarto trimestre 2018 a +0,2%

Un dato, quello italiano, che comunque si inserisce in un contesto europeo già di per sé poco brillante. Le stime Eurostat per il quarto trimestre 2018 sulla crescita dell’area euro sono per una crescita dello 0.2% trimestrale, 0.3 se si considera l’Europa a 28. Confrontando con il quarto trimestre 2017, si parla di una crescita rispettivamente dell’1.2 e dell’1.5%.

Pil, Italia in recessione. Il commento di Codacons

Un calo peggiore delle aspettative che getta ombre inquietanti sul futuro dell’economia italiana. Così il Codacons giudica i dati forniti dall’Istat e relativi al Pil nel quarto trimestre 2018 che registra una contrazione dello 0,2%.

“Non possiamo non esprimere preoccupazione di fronte all’ingresso dell’Italia nella recessione tecnica, una situazione che avrà conseguenze dirette per consumatori e imprese – spiega il presidente Carlo Rienzi – Il calo del Pil è peggiore delle previsioni ed il peggior risultato degli ultimi 5 anni, e deve portare il Governo a correre ai ripari per evitare ripercussioni su industria e imprese. Il rischio concreto, tuttavia, è che scattino le clausole di salvaguardia con il conseguente incremento delle aliquote Iva nel 2020, una circostanza che determinerebbe il colpo di grazia per consumi e commercio, e un danno immenso per le famiglie” – conclude Rienzi.

Unc commenta la recessione dell'Italia

"L'Italia è in recessione tecnica. E' ufficiale! Il dato è ben peggiore del -0,1% preventivato da alcuni. Ora il rischio di una manovra correttiva è dietro l'angolo". E'  il commento di Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori (UNC). "Anche se ieri sia Conte che Tria hanno cercato di minimizzare l'effetto sui conti pubblici, - prosegue Dona, - è evidente che, anche se la colpa del risultato fosse della Cina e della Germania, come sostenuto dal Premier, le stime vanno comunque rifatte. Anche prendendo per buono l'impatto sul Pil dovuto alle misure contenute nella Legge di Bilancio, pari a 0,4 punti percentuali, è chiaro che, partendo da un dato inferiore per il 2018, il risultato cambia anche per il 2019. Forse le stime di crescita del Fmi e di Bankitalia, per entrambi +0,6%, sono pessimistiche, ma certo a fine anno il Pil non potrà salire dell'1 per cento. Di conseguenza - conclude Dona, - vanno rivisti i rapporti tra deficit e Pil e tra debito e Pil che, alla luce dei dati di oggi, risultano sballati. Prima il Governo corregge il tiro, quindi, meglio è, altrimenti a fine anno la stangata sarà maggiore".

Boccia, Confindustria: ripartire con i cantieri per reagire alla recessione

 “Noi abbiamo adesso il problema del rallentamento, a gennaio avremo un rallentamento ancora superiore rispetto al trimestre scorso”. Lo afferma il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, stando a quanto riportato da Agenpress.  “Bisogna reagire quanto prima, in modo da compensare il rallentamento dell’economia globale e dell’Italia, cominciando ad aprire immediatamente i cantieri, su cui ci sono risorse già stanziate, compresa la Tav". 

Confedilizia: occorre ripensare l'economia italiana

“I dati dell’Istat sulla contrazione dell’economia italiana devono rappresentare l’occasione per ripensare dalle fondamenta le politiche economiche degli ultimi anni. - Lo afferma Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.- Dal 2012 in poi si è scelto, con un’operazione che ha del masochistico, di impedire al settore immobiliare di contribuire alla crescita del nostro Paese. La mega-patrimoniale introdotta dal Governo Monti e confermata dai Governi successivi (finora centocinquanta miliardi di euro fra Imu e Tasi) non ha ‘solo’ ridotto di oltre duemila miliardi il valore di risparmi e investimenti di famiglie e imprese - aggiunge Spaziani testa, -ma – combinata con la crisi più generale – ha determinato mille altri effetti negativi. Ha provocato una contrazione dei consumi, ha causato la chiusura di decina di migliaia di imprese, ha comportato la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, ha portato a una svalutazione delle garanzie delle banche. È ora di invertire la rotta”.

Previsioni di recessione confermate

"Mi aspetto un'ulteriore contrazione del Pil, nel quarto trimestre". Lo aveva detto il premier Giuseppe Conte parando in Assolombarda, a Milano e anticipando quello che è un timore diffuso. "Abbiamo dati congiunturali che non sono favorevoli - ha spiegato - Non dobbiamo girare la testa, il dato positivo è che non dipende da noi: la Cina, la Germania, che è il nostro primo Paese per l'export".

"Se nei primi mesi di quest'anno stenteremo, - ha poi aggiunto il premier, - ci sono tutti gli elementi per sperare in un riscatto, di ripartire con il nostro entusiasmo, soprattutto nel secondo semestre, lo dice anche l'Fmi". 

Quanto ai rischi su una manovra economica che si reggerà su un'economia in recessione tecnica, il premier ha affermato: "Abbiamo elaborato una manovra economica che ci ha spinto in una zona molto rischiosa, siamo andati vicino a un procedimento di infrazione, siamo riusciti a scongiurarlo ed è stato importante per il sistema Paese. La procedura ci avrebbe creato dei seri problemi, per fortuna è alle spalle".

Anche il ministro dell'Economia Giovanni Tria invita a "non drammatizzare", perché anche in caso di recessione tecnica, assicura, "non cambia molto per la situazione italiana". 

L'aumento del rischio di recessionè era stato confermato nelle ultime ore anche dall'Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb).

L'occupazione in Italia torna ai livelli pre-crisi

Un dato positivo arriva dalla rilevazione Istat dell'occupazione: il tasso di occupati a dicembre 2018 si è infatti attestato al 58,8%, in lieve aumento di 0,1 punti percentuali. Si tratta, spiega l'Istat comunicando il dato, del livello più alto da prima della crisi, ovvero da aprile 2008, quando era pari al 58,9%.

Rispetto a dicembre 2017 l'aumento dell'occupazione è stato dello 0,9%, pari a 202 mila unità in più. Ad aumentare sono stati lavoratori a termine (+257 mila) e indipendenti (+34 mila), mentre sono diminuiti i dipendenti permanenti (-88 mila). Nel confronto tra dicembre e novembre 2018, gli occupati sono stati 23 mila in più (+0,1%). Le dinamiche occupazionali sono state le stesse: 47 mila lavoratori a termine, +11 mila autonomi e -35 mila dipendenti.  

Cala di conseguenza a dicembre 2018, per il secondo mese consecutivo, il tasso di disoccupazione, attestandosi al 10,3% (-0,2 punti percentuali). Malgrado ciò, la diminuzione non è stata sufficiente ad evitare un aumento della disoccupazione nella media del quarto trimestre, periodo in cui - in base ai dati ancora provvisori - si è registrato un aumento dei disoccupati pari a 63 mila unità (+2,4%). Ad aumentare, seppur lievemente, è invece il tasso di disoccupazione giovanile, pari al 31,9% (+0,1%).

 

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