Dopo il rinvio dello scorso 7 febbraio, è andato in scena il secondo incontro governo-sindacati sulla riforma delle pensioni. Le ultime notizie parlano di un confronto proficuo sulla base dell’apertura all’uscita anticipata rispetto ai 67 anni. Scopriamo le novità dell’ultima ora.
L’ultimo confronto governo-sindacati sulla riforma delle pensioni ha certificato la volontà del governo a un’apertura per l’uscita anticipata rispetto ai 67 anni della legge Fornero. Non solo, secondo le ultime notizie, gli esponenti del direttivo sarebbero anche pronti a valutare opzioni alternative rispetto al ricalcolo contributivo degli assegni pensionistici.
Una riforma delle pensioni sulla base del ricalcolo contributivo per le uscite anticipate, infatti, si sarebbe tradotta in riduzioni fino al 30% dell’importo complessivo dell’assegno pensionistico. Una penalizzazione decisamente pesante per chi scegliesse di uscire dal mondo del lavoro prima dei 67 anni.
Dal confronto governo-sindacati sulla riforma delle pensioni, sarebbe venuta fuori anche la disponibilità dell'esecutivo a valutare un’eventuale eliminazione della soglia del 2,8 e 1,5 volte dell’assegno sociale per chi raggiunge rispettivamente 64 e 67 anni (con tutele ulteriori previste per i lavoratori disoccupati, gravosi e invalidi).
Stando alle ultime notizie, il confronto per la riforma delle pensioni tra governo e sindacati potrebbe continuare sulla base di un’uscita anticipata a 64 anni e con almeno 20 anni di contributi, con una penalizzazione del 3% massimo per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 della pensione di vecchiaia.
Fermo restando che l’eventuale assegno della pensione anticipata non dovrebbe comunque risultare troppo basso, superiore all’assegno sociale di un determinato numero di volte (il coefficiente esatto dovrebbe ancora essere individuato).
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