
Prometeia prevede una ripresa della crescita del Pil italiano nel primo trimestre del 2023 rispetto al lieve calo previsto nel Brief di febbraio, limitata però allo 0.7 per cento a causa della maggiore incertezza. Lo dice il rapporto “Italy in the Global Economy”, che fa il punto su inflazione, risparmi e consumi delle famiglie e possibilità di crescita anche alla luce del Pnrr.
Inflazione e intervento del governo
Mentre la componente variabile dell’inflazione viene spinta al ribasso dal calo della componente energetica, Prometeia prevede che l'inflazione core persista nei prossimi trimestri a causa del lento passaggio dai prezzi alla produzione a quelli al consumo. I consumi delle famiglie come conseguenza si sono contratti nel quarto trimestre del 2022, risentendo di un'inflazione elevata e di una politica monetaria più restrittiva. Tuttavia, gli investimenti sono cresciuti in maniera robusta, grazie al buon andamento dei macchinari e dei componenti da costruzione.
Il governo ha parzialmente esteso le sue misure volte a compensare gli alti prezzi dell'energia al secondo trimestre del 2023. Date le riduzioni dei prezzi del gas, Si stima che l'estensione dei sussidi fino alla fine del 2023 si applicherà solo alle famiglie vulnerabili. Il Pnrr incontra invece delle difficoltà: l'aumento pianificato della spesa effettiva nel 2023 sarà difficile da attuare e potrebbe rallentare gli effetti del suo ulteriore impulso, rispetto alle stime del governo. Prometeia stima un impulso del PIL nel 2023 e nel 2024 di 0,3 punti percentuali all'anno (rispetto a 0,6 punti percentuali nelle stime del governo).
Inflazione in Italia, le previsioni di Prometeia
L'inflazione primaria, rileva Prometeia, si sta raffreddando, ma non nella sua componente principale. Nei primi mesi del 2023 l'inflazione dei prezzi al consumo è infatti diminuita rapidamente in termini annui, spinta soprattutto dal calo dei prezzi dell'energia. Pertanto, i dati provvisori di marzo mostrano una terza riduzione consecutiva dell'inflazione complessiva, dal 9,1% di febbraio al 7,7% (dal picco dell'11,8% di novembre 2022).
Sebbene le dinamiche dei prezzi italiani abbiano iniziato a invertirsi più tardi rispetto a molti altri paesi dell'eurozona, i prezzi dell'energia regolamentati e non regolamentati stanno ora chiaramente diminuendo. Tuttavia, l'inflazione core ha continuato a salire a marzo (dal 6,3% anno su anno di febbraio al 6,4%), trainata soprattutto dai servizi. I generi alimentari e gli alimenti non trasformati sono rimasti stabili al 12,7% su base annua, ma sono aumentati dello 0,8% m/m.
Prometeia prevede una continuazione della dinamica pass-through nei prossimi mesi, che agirà da freno al calo dell'inflazione generale (5,1% nel 2023 in termini medi a/a).
Mercato del lavoro e salari, previsioni 2023
Il mercato del lavoro ha continuato ad espandersi nel 2022. L'occupazione è aumentata dello 0,5% (120.000 persone) nel quarto trimestre del 2022, quando l'aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+166.000, +1,1%) ha più che compensato il calo del lavoro a tempo determinato (- 36.000) e lavoro autonomo (-9.000).
Nel quarto trimestre del 2022, il tasso di disoccupazione era del 7,8%, inferiore di 1,8 punti percentuali rispetto al livello pre-crisi. Parte di questo calo è legato al lento ritmo di ripresa della forza lavoro: rispetto alla fine del 2019, i numeri della forza lavoro italiana sono ancora inferiori (di 302.000 persone) rispetto all'1% in più nell'area dell'euro.
Gli indicatori congiunturali del mercato del lavoro sono ancora in territorio espansivo. I dati preliminari segnalano un aumento dell'occupazione a gennaio (0,2% m/m) e le indagini presso imprese e consumatori indicano un miglioramento delle aspettative occupazionali a marzo.
Rispetto al 2022, la crescita annua dell'occupazione sarà inferiore (0,9% vs 2,5%; 0,8% vs 3,5% misurata in unità di lavoro standard), frenata dall'indebolimento della domanda. Finora la risposta dei salari all'inflazione è stata moderata. Ad eccezione del settore pubblico, i salari crescono lentamente. Prometeia prevede una certa accelerazione nel 2023, che contribuirà a limitare la perdita di potere d'acquisto derivante dal reddito da lavoro.
Prestiti alle imprese, previsioni per l’anno in corso
I prestiti bancari alle imprese si sono stabilizzati a gennaio 2023 e sono diminuiti dello 0,2% a febbraio (rispetto alla crescita del 5,7% nell'area dell'euro), riflettendo tassi di interesse più elevati, una domanda più debole e standard di credito più severi. Il tasso annuo di crescita dei prestiti alle imprese è previsto pari allo 0,1% nel 2023.
Dal 2024, gli interventi relativi al PNRR rafforzeranno la domanda di investimenti, ma Prometeia si aspetta una minore elasticità dei prestiti all'attività economica che causerà maggiore ricorso a fonti alternative di finanziamento, tra cui l'impiego di liquidità (la raccolta delle imprese è diminuita di 46 miliardi a gennaio e febbraio) e l'emissione di titoli di debito.
Mutui e superbonus, cosa succederà nel 2023
Anche il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti alle famiglie si è moderato, al 2,6% di gennaio dal 3,3% di dicembre (3,2% dal 3,8% nell'area dell'euro), riflettendo l'aumento dei tassi di interesse e la riduzione del reddito disponibile. Il rallentamento della crescita dell'edilizia abitativa, conseguente alla revoca degli incentivi, manterrà bassa la crescita dei mutui nel 2024. Il deficit pubblico è salito all'8% del PIL nel 2022, spiegando l'impatto dei bonus per le ristrutturazioni edilizie di efficienza energetica.
Gli investimenti finanziati dal “Superbonus 110%” hanno raggiunto a fine febbraio 2023 i 68,3 miliardi di euro, corrispondenti a una spesa pubblica di 75 miliardi di euro, circa il doppio di quanto inizialmente previsto. A causa delle nuove regole contabili, nel 2022 questi costi hanno comportato un aumento del disavanzo di circa 2,6 punti percentuali del PIL.
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